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Pescara, 24/07/2024
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Data: 28/06/2018
Testata giornalistica: Il Centro
La previdenza nella nostra regione - Pensioni d'oro a cinquecento abruzzesi. I dati Inps svelano il numero degli assegni oltre i 5mila euro (le donne sono 20). Ma la maggioranza non arriva a mille euro. E all'Aquila superano gli stipendi. Secondo Info Data, nel capoluogo i pensionati percepiscono più dei lavoratori

PESCARA Se dovesse andare in porto il taglio alle "pensioni d'oro" promesso dal governo guidato da Giuseppe Conte, l'Abruzzo potrebbe contribuire con i suoi cinquecento "paperoni". Sull'intera platea di 424.488 assegni pensionistici, infatti, 501 superano la fatidica soglia: lo 0,1 per cento del totale. Per il resto, di pensioni, in Abruzzo, si campicchia.
LA CLASSIFICA. I dati forniti dall'Inps regionale relativi alle pensioni vigenti al 1° gennaio 2018, sono fin troppo chiari. I numeri più alti li troviamo nella fascia tra 249 e 999 euro lordi al mese. Assegni bassi e bassissimi, che in molti casi, però, risultano determinanti per dare sostanza al reddito di famiglie destinate altrimenti a scivolare sotto il reddito di povertà.La classe di reddito più numerosa è quella tra i 500 e i 749 euro al mese (sono 170.774), seguita dalla classe tra 250 e i 499 euro al mese (87.952) e da quella fino a 249,99 euro mensili. Segue la classe di reddito tra 750 e 999 euro al mese. In totale si tratta dei quattro quinti dell'intera platea di pensionati (per la precisione l'81,4 per cento). Certo, alcuni di loro possono incassare più di un assegno, ma si tratta di una minoranza.Interessante il confronto tra sessi. Gli uomini sono naturalmente in maggioranza nella colonna delle pensioni di vecchiaia (114 mila contro 87 mila), e sono in forte maggioranza nelle pensioni d'oro (solo 20 donne superano i 5mila euro sul numero totale di 501, e di queste due godono della pensione di reversibilità). Ma è proprio sulla reversibilità che le donne si prendono la rivincita grazie alla maggiore longevità: sono appena 10.782 i maschi che prendono la reversibilità, e ben 82.868 le donne. Anche in questo caso il grosso degli assegni è sotto i mille euro.
CANTIERE RIFORMA. Intanto proseguono i lavori nel cantiere della riforma previdenziale. Il governo sta valutando l'ipotesi di attuare dal 1° gennaio 2019 la quota 100, tarata sulla combinazione di 64 anni di età e 36 di contribuzione. Si prevedono invece tempi più lunghi per attuare il canale di uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica. Da chiarire se per la quota 100 sarà consentito ai lavoratori con carriere miste di cumulare la contribuzione mista. Un dettaglio che potrebbe ridurre ulteriormente le platee dei lavoratori.Sarebbe anche pronta una proroga dell'opzione donna oltre il 2015, probabilmente già nel testo della legge di bilancio per il 2019. Non si sa ancora se resteranno in vigore gli attuali requisiti (57 di età e 35 anni di contributi) oppure se ne saranno fissati altri superiori. La proroga avverrà sulla base delle risorse avanzate rispetto allo stanziamento della legge di bilancio per il 2016. Incerto invece il destino dell'Ape sociale che la Lega vorrebbe abolire ma che danneggerebbe le categorie sociali più deboli come disoccupati, invalidi, caregivers e addetti a mansioni gravose e la disponibilità all'approvazione di una nona salvaguardia pensionistica per ulteriori 6 mila lavoratori.

E all'Aquila superano gli stipendi. Secondo Info Data, nel capoluogo i pensionati percepiscono più dei lavoratori

PESCARA Sembra impossibile, uno stereotipo al contrario, e invece nell'Italia dei paradossi accade anche che ci siano delle province nelle quali, sotto il profilo economico, stiano meglio i pensionati che i lavoratori.A rivelarlo è un'indagine condotta da Info Data(il blog di Data journalism del Sole 24 Ore), basata su dati Istat del 2015. Uno di questi esempi si trova in Abruzzo, ed è rappresentato dalla provincia dell'Aquila, dove un pensionato, di media, percepisce 17.309 euro a fronte dei 16.824 di un lavoratore. Un delta di 485 euro a favore di chi ha già lasciato l'ufficio, la fabbrica, i campi, la scuola e via dicendo, per dedicarsi ad altro. Quello della provincia dell'Aquila è l'unico caso in Abruzzo, ma non in Italia. Nella nostra regione, la provincia con il reddito pro-capite da lavoro più elevato (sempre secondo i dati Istat del 2015) era quella di Chieti (19.365 euro, a fronte di 15.265 euro di pensione). A Pescara uno stipendio medio si aggirava sui 17.226 euro (16.733 l'importo medio delle pensioni). A Teramo, invece, un lavoratore guadagna in media 15.844 euro, e un pensionato ne percepisce 14.981. A livello nazionale, secondo lo studio di Info Data, una situazione come quella della provincia dell'Aquila, dove cioè mediamente i pensionati sono più ricchi dei lavoratori, si riscontra a Vibo Valentia e Messina, territori nei quali il gap a favore degli anziani va da 2.200 a 2.600 euro; a Viterbo, Rieti, Caserta, Benevento, Salerno, Lecce, Cosenza, Reggio Calabria, Catanzaro, Ragusa, Enna, Trapani, Nuoro, Sassari, Cagliari, dove la differenza è più contenuta. Non mancano esempi neanche al Nord, con Grosseto, Rimini, Livorno e Genova, dove tuttavia la forbice (a eccezione di Grosseto) è meno elevata.Le province nelle quali, al contrario, conviene lavorare, sono quasi tutte nel Nord. Neanche a dirlo, Milano è la provincia dove conviene continuare a lavorare il più a lungo possibile. Qui nel 2015 un lavoratore dipendente ha guadagnato circa 29mila euro, a fronte dei 21mila percepiti dal pensionato. Nella classifica delle pensioni più ricche emergono la provincia di Roma, (21.532 euro), e Bologna (20.324 euro di pensione, dove anche i redditi medi sono più elevati rispetto alla media, attestandosi a 25.312 euro).Certo, Trilussa aveva della statistica un'idea personalissima.«Me spiego: da li conti che se fanno secondo le statistiche d'adesso risurta che te tocca un pollo all'anno: e, se nun entra ne le spese tue, t'entra ne la statistica lo stesso perché c'è un antro che ne magna due». Questo per dire che accanto a stipendi e pensioni elevati, è facile anche trovare stipendi e pensioni da fame.

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