Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.560



Data: 28/06/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Brucchi: il centrodestra teramano andrà avanti anche senza Gatti. L'ex sindaco analizza la mazzata subita da Morra al ballottaggio: «Gli elettori ci hanno punito. Sono prevalsi interessi personali su quelli generali e l'amministrazione è caduta senza alcun motivo»

TERAMO «Il centrodestra non finisce qui», non con la sconfitta di domenica né con l'addio alla politica di Paolo Gatti. Per l'ex sindaco Maurizio Brucchi la «batosta dolorosa» incassata dalla coalizione che ha guidato la città negli ultimi 14 anni ha una spiegazione evidente. «La gente non ci abbandonato, ma ha dato una lezione al centrodestra», osserva, «ha detto: se pensate ai fatti vostri più che gli interessi generali, vi puniamo». L'analisi dell'ex primo cittadino non può che partire dall'atto notarile con cui l'opposizione e un pezzo dell'allora maggioranza a dicembre hanno mandato a casa lui e la sua giunta. «Una caduta immotivata», la definisce Brucchi, «determinata da chi avrebbe dovuto invece sostenere l'amministrazione».La concatenazione tra quell'episodio e la mazzata di domenica scorsa di una logicità quasi banale. «Per il Comune si sarebbe dovuto votare l'anno prossimo e con il centrodestra in ripresa il risultato sarebbe stato certamente diverso», rileva l'ex sindaco, «sostenere di essere pentito per non aver fatto cadere prima l'amministrazione, vuol dire non aver capito nulla». Il riferimento è a Gatti e alle sue dichiarazioni sulla fine anticipata della passata consiliatura in cui il gruppo di "Futuro in" ha giocato un ruolo determinante. Brucchi, però, non fa nomi anche quando parla dei civici di Mauro Di Dalmazio che hanno voltato le spalle alla coalizione dopo averne fatto a lungo parte. «È finito un ciclo perché i personalismi hanno preso il sopravvento sul gioco di squadra», fa notare Brucchi, «e nessuno può chiamarsi fuori dalle responsabilità, neppure chi ha lasciato la giunta un anno prima della caduta». I segnali di sfaldamento del centrodestra comunque, a detta dell'ex sindaco, sono affiorati già in occasione delle elezioni di secondo livello per la provincia. «Avevamo i numeri per vincere», ricorda, «ma ci siamo divisi e invece di trovare una soluzione sono scesi in campo due candidati alla presidenza e così abbiamo perso». L'esito traumatico della crisi in Comune ha fatto il resto. «La politica ha regole marchiate a fuoco nella pietra: i problemi si risolvono in maggioranza e con i partiti, non dal notaio», insiste l'ex sindaco, «altrimenti gli elettori si sentono traditi e decidono di cambiare». Tanto più che, sempre secondo la tesi di Brucchi, la defenestrazione della giunta è arrivata in «un momento drammatico come quello dell'emergenza post sisma in cui c'era bisogno di un governo politico». Con il commissariamento la situazione è ulteriormente peggiorata e il voto di domenica ha inchiodato i responsabili. «Quello di quattro giorni fa non è stato un ballottaggio tra Morra e D'Alberto», sottolinea Brucchi, «ma un referendum pro o contro Gatti».L'ex sindaco resta convinto che «la città è di centrodestra, lo hanno dimostrato tre elezioni consecutive vinte». Il segnale di domenica, però, non può essere ignorato. «Se vogliamo capire la lezione, è un conto», precisa, «se invece proseguiamo sulla stessa strada, perseveriamo nell'errore e a quel punto rischieremmo davvero si essere abbandonati dagli elettori». Serve una rigenerazione vera. «Facciamo ammenda degli errori, anch'io ne ho commessi con la seconda giunta, e ripartiamo guardando avanti», conclude Brucchi, «sono un uomo di centrodestra e la mia storia parla per me: sono pronto a raccogliere i cocci e a fare la mia parte». Il dialogo è aperto anche con chi si è chiamato fuori dalla colazione «ma non ci si può stare solo quando se ne traggono benefici».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it