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Pescara, 24/07/2024
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Data: 29/06/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Il pm chiede otto anni per De Fanis. L'ex assessore regionale imputato per le presunte tangenti per la cultura

PESCARA Erano tangenti e non contributi elettorali. L'associazione Abruzzo Antico era una piccola cassaforte personale dell'ex assessore regionale alla Cultura, Luigi De Fanis, e il suo movente era la relazione con l'ex segretaria Lucia Zingariello.Sulla base di queste conclusioni, supportate da documenti, intercettazioni e testimonianze, il procuratore aggiunto Anna Rita Mantini, alla fine della requisitoria, ieri ha chiesto 8 anni di reclusione per l'ex assessore De Fanis, principale imputato nel processo su presunte tangenti nel nome della cultura. Chiesti anche 3 anni e 9 mesi per Rosa Giammarco, responsabile dell'Agenzia per la promozione culturale della Regione Abruzzo; un anno per Ermanno Falone, rappresentante legale dell'associazione Abruzzo Antico; e l'assoluzione per l'imprenditore Antonio Di Domenica.PUNTO PER PUNTO. Nello specifico, il pm Mantini ha chiesto per l'ex assessore la condanna per tutte le accuse contestate ad eccezione dei reati di abuso e corruzione, quest'ultimo legato alla vicenda dell'imprenditore Di Domenica. Per De Fanis è stata chiesta anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e una multa di 5 mila euro. Per la Giammarco è stata chiesta l'assoluzione dalle accuse di concussione e abuso, e la condanna per gli altri reati a lei contestati. Per Falone infine, Mantini ha chiesto l'assoluzione dall'accusa di concussione e la condanna per le restanti accuse. La requisitoria ha messo in rilievo «condotte che declinano fatti gravissimi», ricostruendo «quanto accertato» e «tentando di evitare delle suggestioni in cui è facile cadere». Una vicenda esplosa nel 2013, provocando una «grande eco mediatica perché», sottolinea il pm, «forse per la prima volta in Italia si è parlato di tangenti per la cultura».ORA FA IL BENZINAIO. A rompere il muro del silenzio e a denunciare l'ex assessore è stato Andrea Mascitti che, ricevuta la presunta richiesta di tangente per l'organizzazione di un evento, si rivolse agli investigatori. «Un giovane artista», dice il pm, «uno studioso di musica, che oggi per vivere fa il benzinaio e che, qualche volta, a seguito di questa vicenda è stato anche ghettizzato». Mascitti, parte civile nel processo, è come sempre presente in aula. Ci sono anche De Fanis e gli altri imputati. Mantini va dritta al sodo e parla delle tangenti: «Contributi elettorali? Ma le elezioni non erano neanche state indette». Il pm non ha dubbi e, leggendo le intercettazioni, sostiene che l'associazione Abruzzo Antico «era De Fanis medesimo. Era diventata uno strumento, una piccola cassaforte per i suoi scopi».LUI E LEI. L'attenzione della pubblica accusa si sposta poi sul rapporto tra De Fanis e Zingariello - uscita di scena dopo aver patteggiato un anno e 11 mesi - perché «la dipendenza affettiva» tra i due, sostiene Mantini, «è il movente» delle condotte illecite. I due hanno «ricondotto il loro rapporto nell'ambito della mera sfera lavorativa. Ma non è così».Si parla quindi del «fantomatico contratto» d'amore tra De Fanis e Zingariello, strappato e successivamente trovato e ricostruito dagli investigatori. «Ne parlo», precisa il procuratore aggiunto, «per capire che tipo di dipendenza economica affettiva si era creata tra i due e perché costituisce il movente delle condotte». Un presunto contratto sessuale di cui l'ex segretaria negò poi l'esistenza durante la trasmissione "Otto e mezzo" di Lilli Gruber, «a meno che», affermò, «si possa considerare tale un post-it scritto a mo' di scherzo». Sentenza il 19 luglio.

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