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Data: 29/06/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Boom di denunce all'Anac decollano le soffiate: Comuni e Regioni in testa

ROMA Uno dei casi più eclatanti è appena finito in Procura: dopo avere segnalato ai vertici dell'azienda pubblica per la quale lavorava fatti gravissimi, era stato trasferito e umiliato. Obbligato a verniciare la stessa parete ogni giorno, chiuso a chiave all'interno di un palazzo fino al termine dell'orario di lavoro. Ha deciso di rivolgersi all'Anac e ora sulla vicenda indagano i pm. È una delle tante storie emerse dal monitoraggio dell'Anticorruzione e raccolte nel terzo rapporto sul whistleblowing - la denuncia di attività illecite in amministrazioni pubbliche o in aziende private, da parte del dipendente che ne sia venuto a conoscenza - presentato ieri dal presidente Raffaele Cantone. I dati sono incoraggianti: nei primi 5 cinque mesi del 2018 le segnalazioni sono raddoppiate rispetto allo scorso anno. Da gennaio a maggio, i fascicoli aperti dall'Anac sono stati 334. In tutto il 2017 erano stati 364, nel 2016 erano 174 e nel 2015 appena 125.
LE CRITICITÀ
Nonostante il boom di rivelazioni sia netto, restano alcune criticità. L'Anac parla della scarsa fiducia nell'istituto del whistleblowing e il fatto che molte denunce siano di basso livello, con un «utilizzo improprio dell'istituto». Cantone ha anche sottolineato la necessità di un miglioramento normativo: «Le segnalazioni potrebbero ulteriormente aumentare se ci fosse un minimo di certezza sulla tutela» del whistleblower. «Sulla figura dell'agente sotto copertura si può lavorare, soprattutto per quanto riguarda il suo utilizzo nelle operazioni antiriciclaggio - ha detto invece il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone - Sono contrario alla figura dell'agente provocatore, che esiste in America, e io la lascerei lì. Teniamoci il whistleblower». Per Cantone, comunque, «l'incremento delle segnalazioni significa che le persone non girano più la testa dall'altra parte. La preoccupazione riguarda le tutele: mi ha confortato il procuratore Pignatone che ha evidenziato la possibilità, in casi sia pure molto limitati ma possibili, che si possa applicare anche la protezione nell'ambito del processo penale prevista dalla nuova legge sui testimoni di giustizia».
LE VIOLAZIONI
Le violazioni segnalate riguardano irregolarità nei contratti, conflitti di interessi, violazione del codice di comportamento, mobbing, trasferimenti illegittimi, cattiva gestione delle risorse pubbliche e corruzione. Dall'inizio dell'anno, l'Anac ha già inviato 16 dossier alle Procure competenti, 10 alla Corte dei conti segnalando un danno erariale, 15 all'Ispettorato della Funzione pubblica.
Dal monitoraggio emerge che i whistleblower sono soprattutto dipendenti pubblici: nel 56,3 per cento dei casi, 188 al 31 maggio 2018. Chi segnala «lavora prevalentemente nelle Regioni o in Enti locali (36,2 per cento)», si legge nel rapporto. La Sardegna è in testa con 17 segnalazioni nel 2017. Nel Lazio, invece, le denunce sono state 2. A seguire nella classifica ci sono altre amministrazioni - ministeri, enti, autorità portuali - che si collocano al 17 per cento e le istituzioni scolastiche, da dove arriva il 16,8 per cento delle denunce. Per quanto riguarda la mappa delle rivelazioni, da Sud e Isole arriva il 42,8 per cento delle denunce, mentre il 32,3 per cento arriva dal Nord, il 21,8 per cento dal Centro e 0,6 per cento dall'estero.
LA CAPITALE
Nel Comune di Roma le segnalazioni sono state 11, di cui 9 anonime. In due casi, gli atti sono stati inviati in Procura. È stato anche emesso un provvedimento disciplinare per violazione del codice di comportamento, mentre sono pendenti 4 istruttorie. Una segnalazione su un dipendente che postava foto sui social mentre risultava in malattia è arrivata dall'Ama.
Sulla centrale di acquisti della pubblica amministrazione, Consip, ci sono state 11 segnalazioni di irregolarità. Altre 53 sono arrivate dalla Rai, mentre 27 da Leonardo spa. Tra i casi più gravi, 56 denunce all'Agenzia delle entrate e 12 segnalazioni sulla Ausl di Bologna.

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