PESCARA In tre anni i contratti o a tempo indeterminato, in Abruzzo, sono passati da 50.405 a 25.418. In compenso, le assunzioni a termine sono passate dalle 92.709 del 2016 alle 132.183 del 2017. Tutto questo, in una regione nella quale vivono circa 80mila poveri assoluti (chi non riesce neanche a procurarsi i beni necessari alla sopravvivenza) e altri 350mila poveri "relativi", vale a dire coloro che rischiano di scivolare nella prima categoria. Due fenomeni, hanno osservato ieri i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Abruzzo, strettamente connessi tra loro. I sindacati, per richiamare l'attenzione su questi temi hanno elaborato una piattaforma che sarà consegnata alla Regione Abruzzo.
EMERGENZA LAVORO. «Il lavoro», ha detto Sandro Del Fattore (Cgil) alla presenza di Leo Malandra (Cisl) e Michele Lombardo (Uil), «era e resta un'emergenza e una priorità per l'Abruzzo. Malgrado un recupero in termini occupazionali assoluti rispetto al 2016, ma non ancora rispetto al 2008, la regione continua ad avere un alto tasso di disoccupazione giovanile e un basso tasso di occupazione femminile. Inoltre, come dimostrano i dati più recenti dell'osservatorio sul precariato dell'Inps, l'occupazione che si crea è prevalentemente precaria, a termine e di bassa qualità». Una circostanza che si ripercuote soprattutto sui nuclei familiari giovani, come ha sottolineato l'ultima indagine Istat sulla povertà, «che restano prigionieri della precarietà».
OTTOMILA POSTI. Un paio di settimane fa il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, ha annunciato che le azioni contenute nel Patto sul lavoro, porteranno ottomila nuovi posti grazie a meccanismi finanziati attraverso il Fondo sociale europeo, da Garanzia giovani a Garanzia Over, passando per una serie di incentivi. «Ben vengano questi ottomila posti», hanno aggiunto i tre segretari. «Vogliamo però richiamare l'attenzione sul fatto che quella valutazione è stata fatta sulla base di ciò che è stato fatto con i bandi pubblicati sui cui andrà fatta un'attenta verifica. Non c'è nulla di scontato». Il segretario della Cisl, Leo Malandra ha sottolineato che «c'è la «necessità assoluta che la programmazione della Regione, in qualche modo, dia sostegno alla piccola e media impresa. Le grandi imprese riescono ad agire anche in termini autonomi, le medie e piccole non riescono a dar quell'impulso di ricerca e innovazione che è necessario. Per fare questo c'è bisogno allora di infrastrutturazione e grandi strumenti di programmazione .
IL PATTO PER IL LAVORO. «Doveva essere sostenuto da fondi Fse e Fesr. A oggi», avvetono i sindacati, «la Regione sconta un forte ritardo nella capacità di spesa che costringe a rivedere le previsioni di spesa. Si rimodula la spesa di ben 9 milioni per il Fse e di 7,3 milioni per il Fesr».
L'APPELLO. Il segretario regionale della Uil Michele Lombardo ha lanciato un appello «alla Regione, ai datori di lavoro e a tutto il mondo imprenditoriale, per riavviare una discussione e riprendere il percorso interrotto, che consenta di riagganciare la ripresa, e dare alle giovani generazioni posti di lavoro non precari ma strutturati e che consenta inoltre di dare al sistema industriale di questa Regione la possibilità di poter vincere la sfida dell'Industria 4.0».
IL MASTERPLAN. «Occupazione e lavoro stabile», hanno concluso i tre rappresentanti, «si creano anche e soprattutto con investimenti e infrastrutture. Più volte è stato presentato il Masterplan, e noi ne abbiamo anche rimarcato le criticità. Al tempo stesso, però, ne avevamo chiesto la rapida attuazione, in particolare le infrastrutture e le opere di bonifica ambientale. Inoltre, era stato stabilito che sarebbe stata avviata un'iniziativa nei confronti del governo per assegnare all'Abruzzo una quota supplementare di Fsc a titolo di parziale indennizzo per il taglio dei fondi strutturali. Non solo non è avvenuto, ma nella delibera Cipe per l'Abruzzo è stata stanziata la cifra di 5,8 milioni».