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Pescara, 24/07/2024
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Data: 30/06/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Il Masterplan non basta alla ripresa bisogna mettere più soldi sul piatto». Del Fattore (Cgil): «Ben vengano i nuovi 8.000 posti di lavoro previsti entro la fine di questo scorcio di legislatura. Ma quelli di Lolli sono dati tutti da dimostrare e da verificare».

PESCARA In Abruzzo sono 80mila le persone che vivono sotto la soglia di povertà, mentre altre 350mila sono in avvicinamento verso questo pericoloso crinale: praticamente un terzo della popolazione vive (o sopravvive) con questo grave disagio sociale. Un dato confermato anche dall'ultimo rapporto Istat che secondo i sindacati pone la regione ben sotto la media nazionale per il livello di povertà.
Ma a preoccupare Cgil, Cisl e Uil sono anche i dati sull'occupazione: «Nelle ultime due settimane - osserva il segretario della Cgil Abruzzo, Sandro Del Fattore - si sono susseguiti i commenti sui dati dell'occupazione, a volte enfatizzati da qualche esponente della Regione. Ma i numeri - avverte il sindacalista - bisogna saperli leggerli prima di commentarli: dal 2015 al 2017 i contratti a tempo indeterminato si sono dimezzati, passando da 50.405 a 29.375. Nello stesso periodo sono però quasi raddoppiate le assunzioni a tempo determinato».
PRECARIATO
Insomma, la ripresina c'è ma il lavoro che si crea è solo precario. E questo, secondo quanto riferito ieri dai sindacati, si aggancia all'aumento crescente della povertà: «I giovani - dice ancora Del Fattore - sono quelli che restano più intrappolati nel disagio delle famiglie». La Cgil ha anche qualcosa da puntualizzare sul piano di rilancio per l'occupazione presentato nei giorni scorsi dal vice presidente della Regione, Giovanni Lolli: «Ben vengano i nuovi 8.000 posti di lavoro previsti entro la fine di questo scorcio di legislatura. Ma quelli di Lolli - puntualizza Del Fattore - sono dati tutti da dimostrare e da verificare». Intanto si sollecita l'avvio degli altri strumenti in campo, con una chiamata di correo nei confronti della Regione per i ritardi che sarebbero stati accumulati: dal Patto per il lavoro e lo sviluppo, al Masterplan. Sui tempi di spesa e di cantierizzazione delle opere pubbliche non ci siamo, secondo i sindacati. Leo Malandra, segretario della Cisl Abruzzo-Molise, sottolinea l'esiguità delle risorse impegnate dal Masterplan nelle attività produttive: «Solo il 5,9% rispetto al dato medio nazionale, che è del 23,1%». Anche da parte del governo nazionale scarseggiano i segnali di attenzioni riservati all'Abruzzo: la quota supplementare di risorse ipotizzate attraverso lo strumento del Fondo sociale di coesione (circa 133milioni) è stata ridotta ad appena 5,84milioni.
ATTENZIONE
Basta dire - fanno notare i sindacati - che il piccolo Molise ha beneficiato di una risorsa doppia: 12milioni. Nessuna risposta sarebbe poi arrivata rispetto al confronto chiesto con la Regione sulle aziende partecipate,gli strumenti legati alle politiche attive del lavoro, l'attivazione dell'Osservatorio permanente sul credito regionale. «Il senso di questa iniziativa - spiega il segretario della Uil Abruzzo, Michele Lombardo - è quello di lanciare noi la sfida alla Regione sui temi del lavoro e dell'occupazione. L'Abruzzo - sottolinea il sindacalista - ha bisogno di uno sviluppo socio-economico vero per cogliere la ripresa. Occorre passare a una fase di operatività sugli investimenti pubblici. Rilanciare un settore in crisi - ha spiegato ancora Lombardo -, come quello dell'edilizia, significa far ripartire tutta l'economia creata dall'indotto che ruota attorno a questo comparto. Ecco perché noi crediamo che le grandi opere che stanno dentro il Masterplan devono essere avviate al più presto». Ad oggi, lamentano ancora Cgil, Cisl e Uil, della effettiva attuazione di questo strumento «se ne sa poco o nulla, in particolare per le infrastrutture e le opere di bonifica ambientale». Qualche segnale incoraggiante, sia pure in un quadro ancora in chiaro-scuro, arriva dall'industria. Ecco un esempio virtuoso fatto da Malandra: «La Pilkington ha promesso investimenti per oltre 30milioni. Porteranno in Italia i centri di produzione che erano stati trasferiti in Polonia e in Portogallo. Un modello a cui guardare».

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