L'AQUILA - "Sono centinaia le persone che lavorano e studiano a Roma e che, nonostante i sacrifici, hanno scelto di restare a vivere all'Aquila. Queste persone non solo non sono state tenute in considerazione, ma si trovano a pagare lo scotto di una politica che non si assume le proprie responsabilità".
L'avvocato Donatella Sarra, rappresentante del Comitato Pendolari, che conta circa 150 iscritti, si dice delusa per come è stata gestita la questione del trasporto pubblico per la tratta L'Aquila-Roma.
La questione, ancora calda, è quella della contestata delibera di Giunta regionale 848/C che definisce i servizi minimi del trasporto pubblico locale che, se approvata in via definitiva, trasformerebbe le tratte L’Aquila-Roma e Avezzano-Roma da servizi pubblici essenziali in servizi commerciali, escludendole dalla contribuzione da parte del fondo regionale trasporti, con affidamento a Sangritana spa.
Con questa delibera, alla tratta sono stati tolti 3 milioni di euro di contributi pubblici e 800 chilomteri di percorrenza. Nel frattempo il passaggio non è ancora pronto, e soprattutto non è ancora pronta a partire la Sangritana, secondo i sindacati, in carenza di mezzi e personale.
"Su questa vicenda - spiega Sarra ad AbruzzoWeb - si sta procedendo a fare una riforma con dati assolutamente errati. Il presidente di Tua, Tullio Tonelli, continua a raccontare favole che nulla hanno a che vedere con la realtà. Secondo Tonelli, ad esempio, la tratta L'Aquila-Roma non è rimborsata come Tpl (trasporto pubblico locale) e non può essere paragonata al servizio pubblico essenziale come lo è, citando lo stesso Tonelli, 'il trasporto alle 6,30 del mattino di un cittadino che da Castel del Monte voglia raggiungere L'Aquila, per andare a scuola o a lavorare'".
"Ma a questo punto - continua Sarra - a nome di tutti i pendolari mi chiedo, le centinaia di cittadini che devono raggiungere Roma per le stesse impellenze sono forse meno importanti? Si è parlato di togliere fino a 12 corse (attualmente ce ne sono 37), tra cui anche quella delle 4,30, immotivatamente ritenuta superflua. Ci chiediamo che dati abbiano in mano e come mai siano così diversi da quelli che possiamo constatare quotidianamente in quanto pendolari".
"Infatti - aggiunge l'avvocato Sarra - la tratta delle 4.30 non è utilizzata dai soli 5 utenti che cita Tonelli ma da almeno 20 persone all'andata alle quali si aggiungono le circa 70 del ritorno, motivo per cui viene utilizzato l'autobus bipiano".
"Sono molti i lati oscuri di questa delibera - osserva Sarra - a cominciare da come sia stata tenuta nascosta passando ai dati effettivi che, se richiesti, non vengono mostrati. Sono stati gli stessi utenti ad accorgersi di qualche intoppo quando prenotando gli abbonamenti gli stessi risultavano non più prenotabili, e questo perché siamo ancora in un limbo incerto di organizzazione, il cambio gestione non è ancora pronto".
"Il timore, più che giustificato vista la situazione, è che tutto questo si traduca in un aumento delle tariffe e in una drastica riduzione delle corse e il tutto, inevitabilmente, creerebbe danni non quantificabili ai pendolari, la maggior parte dei quali si sposta per necessità e non per divertimento. Per dare agli utenti una parvenza di partecipazione, poi, è stato anche sottoposto loro un sondaggio con delle domande generiche dalle non meglio specificate utilità".
"Si tratta di un fallimento della politica che arriva a definire i servizi minimi con 20 anni di ritardo ma, di fatto, contribuendo ad acuire i dissidi ed i campanilismi, favorendo territori, in questo caso la costa, rispetto ad altri. Ci chiediamo a questo punto, visto che la questione non è stata chiarita - conclude Sarra -, se questa delibera si possa modificare tenendo conto, almeno per una volta, dei dati reali e di quelle che sono le reali esigenze dei pendolari".