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Pescara, 24/07/2024
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Data: 03/07/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Ecco il decreto dignità. Così cambia il Jobs Act. Di Maio si riprende la scena e porta a casa il primo atto firmato Cinquestelle. Stretta su licenziamenti e precari. Le misure guardano a sinistra, la Lega tace. Salvini assicura: «C’è sintonia»

«Guerra al precariato, ora licenziamo il Jobs Act»: il vice premier Luigi Di Maio, dopo un mese passato all'ombra del dossier migranti e dell'altro vice premier Matteo Salvini, si riprende la scena in un lunedì di inizio luglio che lo vede passare, in una manciata di ore, dalle vertenze sindacali al decreto dignità: ovvero il primo provvedimento, di fatto, del governo giallo-verde. Ed è un provvedimento di chiaro segno pentastellato, che interviene, limitandole, sulla pubblicità sui giochi e sulle delocalizzazioni ma che, soprattutto, sferra un primo colpo al Jobs Act. Non è una gestazione facile quella del decreto dignità. I problemi con le coperture, soprattutto relativamente allo stop alle pubblicità sui giochi, restano sul tavolo del governo fino all'ultimo e, nel corso della giornata, i contatti tra Tesoro, Mise e Palazzo Chigi sono fittissimi. Con il M5S che conferma al ministro dell'Economia Giovanni Tria l'intenzione di andare fino in fondo. Anzi, nella tarda mattinata Di Maio opta per superare le bozze che circolavano forzando la mano su uno dei temi cardine del racconto pentastellato: il lavoro. Nel corso del pre-consiglio, al testo del decreto vengono aggiunti alcuni punti, come la riduzione da 36 a 24 mesi dei contratti a termine con causale (senza, la durata massima viene ridotta a un anno) o l'aumento del 50% all'indennizzo per i licenziamenti senza giusta causa. Tutte norme con cui il governo scardina il decreto Poletti e, in parte, il Jobs Act nel giorno in cui, attacca Di Maio, i dati Istat consegnano «un record di precariato e non di occupazione ». Smussati risultano invece il punto delle delocalizzazioni (la norma non coinvolge i contratti in essere, le aziende perdono i fondi se lasciano l'Italia prima di 5 anni) e quello dell'abolizione dello split payment (solo per i professionisti). La preparazione del dl subisce diversi «stop&go», il testo definitivo prende forma solo nel pomeriggio e le riunioni informali di tecnici e ministri terminano solo una manciata di minuti prima l'inizio ufficiale del Cdm, che si concretizza alle 21. Alla riunione non partecipa Salvini, impegnato a Siena per il Palio. E il leader della Lega, nel day after di Pontida, prova a smorzare le voci sulle tensioni interne al governo sul dossier migranti. «Con Toninelli lavoriamo benissimo, c'è massima sintonia», spiega Salvini. Ma, di fatto, con il decreto dignità il M5s prova a parare l'impatto dell'onda leghista, mettendo in campo un provvedimento che guarda spiccatamente a sinistra e tentando, così, di smorzare anche i malumori interni al Movimento emersi in queste ore sul dossier migranti e che hanno visto l'ala ortodossa «pressare» perché i vertici si occupassero dei temi delle origini, come il reddito di cittadinanza. E non è un caso che mercoledì, il presidente della Camera Roberto Fico - punto di riferimento dell'ala sinistra del M5s - dovrebbe partecipare al festival «il libro possibile » a Polignano per parlare proprio di reddito di cittadinanza. A scagliarsi contro il decreto dignità, infatti, sono gli alleati (sulla carta) di Salvini. «Per noi la dignità passa anche dal lavoro, per il M5s è assistenzialismo di Stato», attacca il deputato di FI Marco Marin laddove la leader di Fdi Giorgia Meloni parla «di impianto marxista che confonde la lotta al precariato con lotta al lavoro e alle imprese». E la Lega? Fino a tarda sera non accenna a un solo commento. Non un tweet di sostegno, non una critica. In attesa di passare al contrattacco con la flat tax.

Stretta su licenziamenti e precari
Norme anti-delocalizzazioni, stop alla pubblicità sul gioco d’azzardo

Cambia il Jobs Act col raddoppio delle indennità per i licenziamenti senza giusta causa e arriva la stretta sui contratti a termine, che non potranno durare più di due anni, e dovranno essere giustificati dopo i primi 12 mesi, con le regole che vengono estese anche agli interinali. Sono alcune delle novità del decreto dignità. Nel testo anche un pacchetto fisco «light» e la stretta anti-delocalizzazioni, con multe salate per chi se ne va entro 5 anni che non dovrebbe valere però per gli investimenti già fatti, mentre salta, come annunciato, l'abolizione dello staff leasing. Scatta anche il bando alla pubblicità di giochi e scommesse per contrastare il gioco d'azzardo patologico, con qualche piccola deroga. Fra le principali novità, dunque, aumenta il valore dell'indennità per i lavoratori licenziati «ingiustamente», che passa da un massimo di 24 mesi a un massimo di 36 mesi. Il limite massimo di durata dei contratti a termine si riduce poi da 36 a 24 mesi e ogni rinnovo a partire dal secondo (le proroghe sono ridotte da 5 a 4) avrà un costo contributivo crescente dello 0,5%. Per i contratti più lunghi di 12 mesi o dal primo rinnovo in poi arrivano invece tre categorie di causali, esigenze temporanee e oggettive, connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, o relative a picchi di attività stagionali. Le nuove regole valgono anche per i contratti a tempo determinato in somministrazione (non vengono cancellati quelli in somministrazione a tempo indeterminato). Salta invece il conteggio di questa ultima tipologia nei limiti del 20% previsto per contingentare le assunzioni a termine. Alle aziende che hanno ricevuto aiuti di Stato e che delocalizzano prima di 5 anni dalla fine degli investimenti agevolati arriveranno sanzioni da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto, che andrà restituito con interessi maggiorati fino a 5 punti percentuali. In arrivo anche un meccanismo di «recapture» per l'iperammortamento in caso di delocalizzazione o cessione degli investimenti. Nel caso invece che la concessione di aiuti di Stato preveda una valutazione dell'impatto occupazionale, i benefici vengono revocati a chi taglia nei successivi 5 anni i posti di lavoro. Si prevede ancora lo stop totale agli spot sul gioco d'azzardo, che dal 2019 scatterà anche per le sponsorizzazioni e «tutte le forme di comunicazione» comprese «citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli». Il pacchetto fisco prevede infine la revisione del redditometro e l'abolizione del trattenimento diretto dell'Iva da parte dello Stato nei rapporti con i soli professionisti. Per lo spesometro invece si profila un rinvio della scadenza per l'invio dei dati del terzo trimestre a febbraio 2019.

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