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Pescara, 24/07/2024
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Data: 04/07/2018
Testata giornalistica: La Repubblica
Parlamento, D'Alfonso e gli altri furbetti che mantengono la doppia poltrona. Il governatore abruzzese è anche senatore, così come i leghisti Galli e Tarantino che non si sono dimessi da sindaci

A chi gli chiedeva perché non si era ancora dimesso dalla presidenza della Regione Abruzzo, il senatore del Pd Luciano D'Alfonso, ha risposto: "Sto facendo il doppio lavoro".

Altri invece che si erano trovati nella stessa situazione hanno provveduto nel frattempo a sanare la propria posizione, come peraltro prevede la Costituzione all'articolo 122: "Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una giunta regionale e a una delle Camere del Parlamento".

Il 9 maggio Repubblica censì i furbetti del doppio incarico, che riguarda anche i sindaci dei Comuni sopra i 15mila abitanti, secondo la legge 148 del 2011. Erano dieci. Ne sono rimasti tre: D'Alfonso, l'onorevole leghista Leonardo Tarantino, sindaco di Samarate (17mila abitanti), e il suo collega di partito Dario Galli, che accumula tre funzioni: deputato, sottosegretario allo Sviluppo economico e sindaco di Tradate (19mila abitanti). Gli altri nel frattempo si sono dimessi nelle ultime settimane, dopo aver aspettato il varo del governo che scongiurava il ricorso alle elezioni anticipate. Il più tempestivo era stato il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga, che lasciò la Camera subito dopo l'elezione regionale.

Vediamo. Wanda Ferro (Fratelli d'Italia) si è dimessa lo scorso 7 giugno dal Consiglio regionale della Calabria, al suo posto era subentrato un senatore, Giuseppe Mangialavori, che si è a sua volta dimesso; Francesco Acquaroli (Fratelli d'Italia) non è più sindaco di Potenza Picena; il forzista Francesco Cannizzaro ha lasciato il consiglio regionale della Calabria; Raffaele Topo, Pd, ha mollato il Consiglio regionale della Campania. Ha salutato Montecitorio anche la leghista Claudia Terzi, assessore nella giunta lombarda, che ha cessato il mandato parlamentare lo scorso 27 giugno. Lara Magoni, assessore regionale lombardo di Fratelli d'Italia, ha presentato le sue dimissioni al Senato lo scorso 19 giugno, manca la presa d'atto formale.

Perché i due sindaci non intendono lasciare?

Galli dopo l'elezione del 4 marzo aveva definito "non chiara" la legge sull'incompatibilità. "Quando ho accettato la candidatura lo ho fatto proprio nella convinzione di poter mantenere entrambe le cariche e così intendo fare". In realtà il manuale del deputato, che elenca tutti i casi di incompatibilità, sul punto non lascerebbe margini di dubbio: un sindaco sopra i 15mila abitanti non può fare anche il parlamentare.

Tarantino aveva dichiarato a Varesenews.it: "Ho davanti ancora due anni da sindaco e mi sono candidato alla Camera con l'intenzione di rispettare il mio mandato. Anche perché politicamente ritengo un valore aggiunto il fatto che un Comune di medie dimensioni come il nostro abbia un sindaco in Parlamento, può aiutare a portare attenzione e risorse al territorio".

Ora entrambi probabilmente attendono il giudizio della Giunta delle elezioni. Contro il doppio incarico di Galli il Pd ha nel frattempo presentato una interrogazione parlamentare.

C'è però un paradosso. Né alla Camera né al Senato sono state costituite le giunte per le elezioni, che dovrebbero decidere sui subentri. Quindi al momento la Camera, dopo gli abbandoni di Fedriga e Terzi, si ritrova con 628 deputati invece che 630; e al Senato sono 314 perché resta da individuare il 110 esimo senatore grillino, ché in Sicilia il Movimento ottenne più seggi rispetto ai candidati presentati, e quindi ora la Giunta dovrà stabilire i criteri per individuare il senatore mancante. Come avverrà l'attribuzione? In quale regione andrà pescato? Non esistono precedenti.

Il governatore D'Alfonso intende proseguire col doppio incarico in attesa che la sua eleggibilità venga accertata dalla Giunta per le elezioni del Senato. "Non sto producendo né conflitti d'interessi né un doppio costo", dice, ma la Costituzione sulla sua incompatibilità è chiara.

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