ROMA «E' ovvio che il giro di vite sui contratti a termine non ci piace perché penalizza le imprese. Ma dobbiamo essere comprensivi. Come Di Maio deve ingoiare le nostre parole d'ordine su migranti, sicurezza e legittima difesa, così noi qualcosa dobbiamo subirla». E' un Matteo Salvini insolitamente comprensivo quello che di primo mattino arringa i suoi. Sa bene, il capo della Lega, che apportare modifiche in Parlamento al decreto dignità con i voti di Forza Italia e il Pd innescherebbe una crisi di governo. «E noi di certo una crisi adesso non la vogliamo». Però una cosa Salvini la chiede e la pretende: il ritorno dei voucher per i lavoratori stagionali, sollecitato dal ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio. «Ma anche questo verrà concordato con Di Maio. Niente strappi».
I PALETTI
Fissata nei voucher la trincea per «riequilibrare», il realismo spinge il leader leghista (assente alla conferenza stampa di presentazione del decreto) a uno scambio di affettuosità. «Faccio i miei complimenti a Di Maio, è la conferma che il governo passa dalle parole ai fatti», detta Salvini ai cronisti. Il capo 5Stelle ricambia: «Matteo ieri era a Siena mentre il governo approvava il decreto? Non credo fosse una protesta, il governo è compatto». E il premier Giuseppe Conte conferma: «Con Salvini i rapporti sono eccellenti, che lo si creda o no».
Del resto, incassato il decreto, i 5Stelle non ritengono utile affondare i colpi contro l'alleato. Ciò che importa a Di Maio, dopo un mese in apnea schiacciato dalla ruspa di Salvini, è far valere «finalmente» il peso di azionista di maggioranza del governo. Dimostrare che anche i grillini sanno dettare la linea e riescono a imporla: «Pure la Lega deve ingoiare qualche rospo».
Con il decreto dignità, Di Maio inoltre si copre a sinistra, mentre Salvini ara le praterie a destra. Rintuzza l'offensiva del presidente della Camera Roberto Fico. E torna a scandire slogan che riportano a galla la dimensione sociale dei 5Stelle. I sondaggi sono chiari: il calo del Movimento è da ricondurre proprio al disincanto degli elettori di sinistra che il 4 marzo l'avevano votato. Così, nell'illustrare il provvedimento con misure contro il precariato e i licenziamenti senza giusta causa, il vicepremier grillino parla di «diritti sociali», di «fasce deboli». Di giovani «che non possono costruirsi una famiglia perché abusati dalla precarietà».
Immediato il plauso della sinistra sinistra. Susanna Camusso, Maurizio Landini (Cgil), ma anche Roberto Speranza (LeU) esaltano le misure grilline. Forza Italia (compreso l'amico di Salvini, Giovanni Toti), il Pd, FdI invece si schierano con industriali, commercianti e artigiani allarmati per l'irrigidimento del mercato del lavoro. «Il risultato sarà meno occupati, non meno precarietà», tuona Confindustria. Conte e Di Maio provano a correre ai riparti: «Non siamo contro le imprese, con loro vogliamo una sana alleanza». E promettono, con la legge di bilancio d'autunno, «il taglio del costo del lavoro per le aziende che hanno margini di crescita».
In questa partita troveranno la sponda della Lega. In quella che si sta giocando, invece, dovranno rintuzzare le richieste lumbard. Giancarlo Giorgetti, il sottosegretario di palazzo Chigi, parla di «dubbi superati e di testo sofferto». E Armando Siri, il consigliere economico di Salvini sbarcato ai Trasporti, aggiunge: «Siamo all'inizio di un percorso. Il decreto sicuramente si potrà migliorare per non ingessare troppo il mercato del lavoro. Lo faremo d'intesa con i nostri alleati». L'obiettivo dei lumbard: addolcire le norme sui contratti a termine. Ma «concordando le modifiche con Di Maio». Esattamente come per il ritorno dei voucher, la vera trincea leghista: in queste ore e nei prossimi giorni Salvini cercherà di strappare il via libera a un provvedimento gradito alle imprese..
Conte, tra vedere e non vedere, su richiesta di Di Maio già pensa a blindare il decreto. E fa comunque balenare la minaccia di ricorrere al voto di fiducia: «Rispettiamo la centralità del Parlamento, ma ci aspettiamo coerenza da parte dei parlamentari». Traduzione: dalla Lega. Che nei prossimi giorni rilancerà una proposta indigesta a una parte del Movimento: la legittima difesa.
Matteo: «Boeri? Presto cambieremo» E il presidente Inps medita l'addio
ROMA Matteo Salvini non ha mai amato Tito Boeri. Perché il presidente dell'Inps ha più volte difeso l'arrivo dei migranti, utili a suo giudizio alla sostenibilità del sistema pensionistico. E perché, in diverse occasioni, ha detto che sarebbe rischioso mettere mano alla legge Fornero sulle pensioni. Ma adesso il vicepremier e ministro dell'Interno si spinge fino ad annunciare lo sfratto di Boeri.
L'occasione per la nuova offensiva è la morte in un ospedale psichiatrico di Sessa Arunca di un uomo di 77 anni per mano di un migrante ghanese in cura nella stessa struttura. «L'immigrazione positiva, pulita, che porta idee, energie e rispetto è la benvenuta», afferma Salvini in un video postato su Fb, «il mio problema sono i delinquenti, come quello che ha ammazzato un italiano di 77 anni a Sessa Aurunca, preso a pugni da una di queste risorse che ci dovrebbero pagare le pensioni. Perché c'è ancora qualche fenomeno, penso anche al presidente dell'Inps che dice che senza immigrati sarebbe un disastro e non si può cambiare la legge Fornero. Ma ci sarà tanto da cambiare anche in questi apparati pubblici, parapubblici e statali...».
IL DRIBBLING DI DI MAIO
La bordata di Salvini non trova la sponda dell'altro vicepremier. Luigi Di Maio evita di commentare l'attacco di Salvini e Boeri: «Non ho letto la dichiarazione. Mi riservo di leggerla e poi di rispondere». Prudente anche il sottosegretario leghista a palazzo Chigi, Giancarlo Giorgetti: «Non ho capito bene se è Salvini che ha attaccato Boeri o Boeri che ha attaccato Salvini...».
Dal presidente Inps non arriva nessuna risposta all'offensiva del leader leghista. «Boeri parlerà con la sua relazione», si fa sapere dall'istituto. Ed in effetti c'è da attendersi che nel discorso di oggi alla Camera, l'economista della Bocconi torni ampiamente sul tema dell'immigrazione, ribadendo la visione già espressa in passato: il pesante declino demografico impone di compensare attraverso i flussi migratori la platea di lavoratori attivi chiamati a garantire la sostenibilità del sistema pensionistico. Del resto nelle ultime settimane Boeri non ha evitato nemmeno di esprimere le proprie perplessità sul costo di alcune misure pensionistiche del contratto di governo, a partire dal parziale ripristino delle pensioni di anzianità attraverso il meccanismo di quota 100. Il mandato quadriennale di Boeri scade comunque a fine anno, ma non si può escludere che scelga di farsi da parte prima.
Salvini ha già pronto il sostituto: il parlamentare Alberto Brambilla, rimasto fuori dal valzer del governo ed esperto leghista sul fronte delle pensioni.