ROMA Modifiche ci saranno e anche non di poco conto, ma sul decreto dignità non è stato ancora trovato l'accordo che permette di «migliorare» il testo come suggerito di prima mattina dal vicepremier Salvini. Soprattutto non c'è ancora intesa neppure sul metodo da seguire perchè il tentativo in atto a palazzo Chigi è di trovare un'intesa a livello governativo in modo da evitare che singoli emendamenti parlamentari possano alla fine stravolgere un testo che il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio, continua a difendere almeno nelle sue linee centrali.
I RISCHI
L'obiettivo principale è quello di salvare i contratti in essere che le norme transitorie non tutelano del tutto. Le tensioni Lega-M5S restano comunque forti. Gli esponenti del Carroccio risentono della pressione della base composta al Nord da piccoli e medi imprenditori che poco digeriscono il dirigismo pentastellato. Dovrebbero essere quindi modificate la norme transitorie contenute nel provvedimento, approvato nell'ultimo consiglio dei ministri, facendo scendere da 36 a 24 i mesi dei contratti a tempo e riducendo a quattro le possibili proroghe.
Tensioni forti restano però sui voucher che la Lega vorrebbe reintrodurre. Il ministro dell'Agricoltura e del Turismo Gian Marco Centinaio li vuole per i settori di sua competenza e ha annunciato un incontro con Di Maio prima del dibattito in Parlamento. Sulla necessità di considerare la stagionalità del lavoro agricolo e di quello legato al turismo le posizioni sono ancora distanti e ieri si sono scatenate le associazioni di categoria, da Federalberghi alla Fipe sino alla Confesercenti. Il rischio che il governo corre è che la cancellazione dei voucher, e il complessivo irrigidimento dei contratti porti ad una valanga di mancati rinnovi degli accordi in essere e di un ritorno al lavoro nero di molti di coloro che non possono essere riassunti. La reintroduzione dei voucher rischia però di costare non poco al M5S che negli anni precedenti hanno costantemente attaccato il governo colpevole di aver realizzato «la Repubblica dei voucher. Ora Di Maio e Di Battista sono al governo, ma sembrerebbe paradossale una loro reintroduzione.
I tempi per le modifiche del decreto non saranno comunque brevi visto che il testo del decreto deve essere ancora firmato dal presidente della Repubblica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. L'iter della Camera dovrebbe quindi cominciare la prossima settimana e le modifiche verranno inserite in un ramo del Parlamento e poi approvate con il voto di fiducia nell'altro ramo senza modifiche.
Sull'assenza di Matteo Salvini nel consiglio dei ministri che ha varato il decreto omnibus messo a punto da Di Maio, imperversa la capogruppo azzurra Anna Maria Bernini che parla di «crepe tra M5S e Lega che presto diventeranno voragini». In effetti le differenze tra i due principali azionisti della maggioranza non mancano e cominciano ad emergere anche nelle prime riunioni preparatorie della legge di Bilancio dove si sono cominciati a fissare gli argomenti da spendere a Bruxelles per avere quel po' di flessibilità che consenta al ministro dell'Economia Giovanni Tria di avviare flat tax e reddito di cittadinanza. Due misure che si vorrebbe attuare ottenendo da Bruxelles il via libera a non conteggiare i costi nel rapporto deficit-pil. L'obiettivo è molto ambizioso ma non è detto che venga centrato.
LE POLTRONE
Ma gli argomenti di scontro non mancano e riguardano anche le nomine in scadenza e quelle che si vorrebbero far scadere anzitempo. In questa seconda categoria dovrebbe rientrare, a giudizio della Lega, la poltrona del presidente dell'Inps Tito Boeri colpevole di aver spiegato come il suo Istituto dipenda molto anche dai versamenti dei migranti. La Lega vorrebbe far saltare subito Boeri, ma ieri l'altro - parlando al termine della presentazione della relazione annuale dell'Inps a Montecitorio - Di Maio è stato netto: «Boeri fino al 2019 resta in carica».