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Pescara, 24/07/2024
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Data: 09/07/2018
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
De Angelis, «Pd senza popolo, FI né carne né pesce, M5s scopre doppia morale». Intervista ad opinionista e giornalista aquilano vicedirettore dell'Huffington post, «Persi luoghi del cuore nella mia città»

L'AQUILA - L’Aquila nell’anima, ma che ha perso dopo il terremoto i luoghi del cuore, quelli dell’infanzia. Una lettura disincantata e tagliente dei fatti della politica, che non risparmia niente e nessuno: dal cupio dissolvi della sinistra che ha "perso il popolo", a Forza Italia che "non è più nè carne nè pesce", al M5s che "come forza di governo ha scoperto la doppia morale".

La convinzione che alla fine il governo giallo-verde reggerà, per mancanza di alternative, e non è detto che sia una buona notizia per i cittadini.

Un’intervista a tutto campo, quella di Abruzzoweb ad Alessandro De Angelis, aquilano classe 1976, giovane astro nascente del giornalismo italiano. Nella sua città torna appena può, a trovare i genitori pensionati, Colombo De Angelis, ex-medico anestesista, e Maria Pia De Rubeis, ex-dirigente ammistativo della Asl.

Volto noto televisivo da quando sempre più di frequente è invitato nelle varie trasmissioni come opinionista, apprezzato per letture libere e oneste intellettalmente, la sua carriera giornalistica è iniziata al Riformista, poi il sodalizio professionale con Lucia Annunziata, prima come autore della trasmissione In ½ h, e poi come vicedirettore dell'Huffington Post, di cui Annunziata è direttore. All'attivo anche collaborazioni con Michele Santoro e Andrea Formigli. Laureato in storia contemporanea, attivissimo nel movimento studentesco degli anni '90, si è fatto conoscere giovanissimo come brillante politologo di sinistra, collaboratore della Fondazione Gramsci. Al suo attivo ha anche libri di successo come "I comunisti e il partito", nel quale De Angelis ripercorre le vicende più importanti del Partito Comunista Italiano, presentato proprio al palazzetto dei Nobili, da Achille Occhetto, l'ultimo segretario del Partito comunista italiano e il primo segretario del Partito Democratico della sinistra. A seguire "La volta buona. L'ascesa di Renzi a palazzo Chigi", che fotografa oramai un’altra era politica. De Angelis, forse suo malgrado, la notorietà da rotocalco se l’è meritata anche per essere fidanzato con Annamaria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato. E l’unica domanda a cui Alessandro De Angelis non ha inteso rispondere nell’intervista è quella, canonica, su questa relazione, tra un'esponente politica di primo piano e un giornalista di “sinistra” e da sempre duro con Berlusconi: “Il privato è privato. Punto”. Poco prima, in un’altra domanda, Alessandro De Angelis aveva con orgoglio evidenziato che "sull’Huffington post non c’è una riga di gossip".

Partiamo da dove lei è partito: che ricordi ha dell'Aquila? Quali sono i luoghi che le sono rimasti nel cuore?

Ricordi…dovrei essere retorico, perché sono i ricordi della mia giovinezza. A L’Aquila ho vissuto fino a 18 anni, poi sono andato a fare l’università a Bologna. Torno appena posso a trovare la mia famiglia, che vive a L’Aquila. Questa domanda comunque suscita in me dolore: molti dei luoghi che mi sono rimasti nel cuore non ci sono più, e questo è un lutto che sento di non aver fino in fondo elaborato, nonostante che la vicenda del terremoto e della ricostruzione l’abbia seguita giornalisticamente. Un lavoro catartico che ti aiuta a elaborare, ma ogni volta che torno, e lo faccio spesso, il dolore si rinnova.

Che idea si è fatto della ricostruzione post sismica aquilana?

C’è una questione di fondo, al netto della ricostruzione edilizia: non c'è un idea di città intensa come mission da realizzare, come una vocazione da seguire o reinventare. E questo accade perché forse questa mission non c’era nemmeno prima del terremoto. L’Aquila era una città incentrata essenzialmente sull’impiego pubblico, e sull'indotto dell'università, senza però una vera vocazione economica. Inoltre la ricostruzione materiale, diciamoci le cose come stanno, è stata portata avanti senza un’idea guida, è stata frutto di un compromesso tra le esigenze della propaganda di Silvio Berlusconi e una classe dirigente locale che neanche quella ha proposto un’idea di ricostruzione, si pensi alla localizzazione del progetto C.a.s.e., che non è stata scelta da Berlusconi.

Come è arrivato a Huffington post e come è nato questo sodalizio professionale con Lucia Annunziata?

Scrivevo per il Riformista, ma già allora lavoravo come autore con Lucia per la trasmissione In ½ h. Poi nell’estate 2012 Lucia è stata chiamata a fare il direttore dell’Huffington post, o meglio a fondare l’edizione italia dell’Huffington e mi ha coinvolto in questa avventura. Siamo partiti da zero, ed stata un’esperienza affascinante.

Da non nativo digitale, sia anagraficamente che professionalmente, come ha vissuto l'approdo all'informazione on line?

Tra un quotidiano on line e la carta stampata la differenza è radicale: contano i tempi di scrittura e di elaborazione. Internet è velocità. La sfida per noi è stata dunque quella di coniugare velocità e profondità, offrire cioè un prodotto che si occupa di politica capace di dare in tempo reale una chiave di lettura, con analisi e retroscena. E una titolazione interpretativa. Abbiamo portato su internet molto del giornalismo tradizionale. E ci tengo a sottolinearlo, nel nostro giornale non c'è un solo rigo di gossip acchiappa- click.

Una domanda sul suo direttore è d’obbligo...

Lucia, e la mia non è una captatio benevolentiae, è oggettivamente una fuoriclasse: intuizione, ritmi di lavoro impressionanti, animus da combattente e, aggiungo, uno sguardo poco provinciale e di respiro internazionale sulle cose. E, oltre a tutto questo, se posso aggiungere una nota personale, è una amica vera. Simbiosi professionale e affetto sono un tutt’uno.

Veniamo a bomba, al De Angelis opinionista politico: la premiata ditta Di Maio& Salvini reggerà, o è solo un sodalizio di corto respiro?

Reggerà, reggerà… I governi non cadono perché se li porta via il vento, cadono quando ci sono alternative politiche, ed oggi queste alternative non ci sono: né il Partito democratico né Forza Italia esprimono un’alternativa. L’opposizione non è un battibecco isterico, deve esprimere un'idea di società, un progetto di governo di ampio respiro. E poi non vedo dentro la maggioranza contraddizioni laceranti.

Spieghi meglio...

Basta vedere cosa accade in queste ore sulla vicenda dei fondi sequestrati alla Lega, con sentenza definitiva, secondo cui 49 milioni di soldi pubblici sono scomparsi nel nulla. Salvini attacca la magistratura, parla di sentenza politica, nel solco di Berlusconi. E come reagisce M5s, che del mito della trasparenza ha fatto una ragione costitutiva? Con il pigolio di un pulcino, si solo limitati a dichiarare che le sentenze si rispettano, che è il minimo sindacale. Non c'è stato nessuna presa di posizione, nessuna denuncia politica su una questione di fondo. Un anno fa su questa vicenda M5s aveva sparato a palle incatenate, chiedendo a Matteo Salvini di render conto su come erano stati utilizzati quei soldi. E adesso che secondo una sentenza definitiva della la magistratura questo partito è reo di aver sottratto soldi allo Stato? Il fatto è che ora la Lega non è un avversario ma un socio di governo. E M5s applica la classica doppia morale, per cui si è intransigenti quando un caso riguarda un avversario politico, e si è avvezzi a minimizzare e perdonare, quando le vicende giudiziarie e gli scandali riguardano te, e in questo caso il tuo alleato. Il potere, su se stesso, è sempre assai indulgente.

Di Maio ha promesso il reddito di cittadinanza, una cosa non da poco, visto i costi paventati. La politica di Salvini sui migranti invece ha gradimento garantito e soprattutto è gratis...

A ben vedere è tutto a costo zero, finora: Salvini si è appropriato del tema dei migranti, ma in verità anche il decreto Dignità di Luigi Di Maio non prevede oneri di spesa, visto che introduce modifiche sui contratti a termine, ma non ci sono ad esempio incentivi fiscali per le assunzioni stabili, né un principio di reddito di cittadinanza. Hai notato che della flax tax, cara a Salvini, non si parla più? E che sul reddito di cittadinanza Di Maio butta palla avanti, dicendo che prima vanno riformati i centri impiego? La verità è che, sui quei provvedimenti le coperture non ci sono, se non sfori il famoso tre per cento nel rapporto deficit Pil. E il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha già detto che bisogna rispettare quei parametri europei del 3 per cento, e quello che si può fare è chiedere più flessibilità dentro questi parametri. Ecco, i nodi verranno al pettine ad ottobre, con la manovra finanziaria. L’Italia ha un enorme debito pubblico, e a fine anno terminerà il quantitative easing di Mario Draghi. È comprensibile insomma che Tria in questo contesto suggerisca prudenza per non allarmare i mercati. Ed è giusto. Tu puoi sbattere i pugni quanto vuoi sui tavoli europei, ma i mercati sono un'altra cosa, seguono altre logiche. Ho la sensazione che assisteremo ad un anno di provvedimenti a costo zero, almeno fino alle elezioni europee.

Giuseppe Conte recita la parte del Re Travicello, il mitologico pezzo di legno innocuo e inanimato a cui Giove diede in regno lo stagno di rane?

Conte non è pervenuto, è evidente. Non appare come il responsabile della politica del governo nel suo complesso, ma uno che si arrabatta sulle scelte altrui, quelle di Salvini e di Di Maio. In Europa Conte non ha fatto una bella figura, e da quel decisivo consiglio europeo sulla questione migranti, non abbiamo portato a casa nulla

Forza Italia, come qualcuno afferma con una battuta, morirà berlusconiana?

Forza Italia è già morta berlusconiana. Berlusconi è incapace di concepire un altra leadership all'infuori di sé, e quello sarebbe un rinnovamento vero. Il resto sono chiacchiere. Parliamoci chiaro: il centrodestra, per come lo abbiamo conosciuto, non c’è più. Per la prima volta in 20 anni, Forza Italia ha perso l’egemonia della coalizione, passata alla Lega, che sta prosciugando nei territori Forza Italia. Berlusconi poi non ha una strategia: ha dato il via libera ad un governo populista, per non tornare alle urne, dopo essersi accreditato agli occhi dell’Europa come il garante dei moderati. Una resa politica e culturale. E ora non è né carne né pesce, non è al governo ma non fa neanche opposizione degna di questo nome.

Se come lei dice Forza Italia è morta, neanche il Partito democratico si sente molto bene…

E’ surreale quello che accade nel Partito democratico. Hai visto l’assemblea di sabato? Il 4 marzo la sinistra italiana ha subito la sconfitta peggiore dal 1948, dopo aver perso il referendum, e prima ancora le principali città italiane. Cambia il mondo, e tu che fai? Non c'è uno straccio di analisi del voto, delle ragioni profonde della sconfitta, ci si limita a cincischiare sulla data del prossimo congresso. Anzi, Renzi, accecato dal livore di chi non prende atto della sconfitta, chiude l’intervento senza offrire spiegazione, autocritica, analisi di quel che è successo prendendosela con una fantomatica minoranza. Ci vuole Freud, siamo al delirio egotico e allo smarrimento del principio di realtà.

"Renzi ha vinto, stravinto. È il dominus del nuovo sistema politico", scriveva anche lei nel 2015. Poi cosa è accaduto in appena tre anni, come si spiega il suo repentino declino?

Che ha dissipato un grande patrimonio politico. Invece di realizzare, con quel consenso di allora, una “rivoluzione democratica”, ha perseguito un disegno plebiscitario sul piano delle riforme istituzionali e neocentrista nelle politiche, nell’illusione di prendere l’elettorato moderato in fuga dal berlusconismo: il jobs act, la rottura coi sindacati, pure il Ponte sullo Stretto… E non ha capito che, dopo la crisi più lunga della nostra storia, i ceti medi schiantati dalla globalizzazione non sono più moderati ma arrabbiati e hanno votato Salvini. Il popolo chiede protezione, non i selfie con Sergio Marchionne, e se non gliela dai declinando i tuoi valori, vota chi promette muri e la cacciata degli immigrati. Detto questo…

Detto questo?

Renzi è il principale responsabile di questo disastro del Pd, ma non è certo il solo. La responsabilità, di fronte a una sconfitta di queste proporzioni, è anche di una intera classe dirigente: i protagonisti del servo encomio di questi anni e del codardo oltraggio di oggi, e di chi, non ha saputo contrastare la mutazione genetica del Pd in questi anni, per tattica o assenza di coraggio. E oggi manca anche un dramma all’altezza della situazione.
Dieci anni fa il Pd aveva 12 milioni di voti ora ne ha la metà, 6 milioni: ci si aspetterebbe una discussione drammatica, epocale. Invece il Pd è ancora sequestrato nella prigione del renzismo, e in pochi si stupiscono del fatto che hai perso le roccaforti nelle regioni rosse, come Pisa e Siena. E che questo sia accaduto dopo che Salvini già stava lanciando l'offensiva sui migranti, i rom e cosi via. Cioè nelle città tradizionalmente di centrosinistra tutto questo non è stato avvertito come pericolo. Ai tempi del primo governo Berlusconi, tenevi nelle zone rosse e riempivi le piazze, perché era vissuto come pericolo. Qui invece Salvini vince nelle periferie dove vinceva il Pd con un pezzo di elettorato del Pd che vota Lega. Tutto ciò certifica la rottura sentimentale tra la sinistra e il popolo.

Leo Longanesi scriveva: "siamo conservatori in un paese dove non è rimasto nulla da conservare". E forse questa la pietra tombale di tutti i progetti centristi e neo democristiani?

I progetti centristi? Preistoria. Sono falliti già da vent’anni. Come ti dicevo, i moderati sono i più arrabbiati. Questo perché la crisi ha schiantato il ceto medio, che ora esprime sfiducia per la democrazia e per la politica tradizionale vissuta come establishment. E in Italia ha votato Salvini e Cinque Stelle, come in America ha votato Donald Trump o in Inghilterra la Brexit. Siamo dentro un gigantesco cambio d’epoca, non un ricambio di classi dirigenti, ma un momento di crisi della democrazia.

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