ROMA Stop alle clausole di esclusiva che legano i tassisti a sei imprese di radiotaxi di Roma e Milano. Con una delibera che ha immediatamente sollevato un vespaio di critiche da parte delle cooperative, già determinate a rivolgersi al Tar, l'Antitrust ha di fatto spianato la strada alla app di Mytaxi e, in prospettiva, anche alle attività di Uber. Il garante si è mosso proprio su segnalazione di Mytaxi, che ha lamentato l'esistenza di accordi in base alle quali i tassisti di sei cooperative (a Roma il 3570, Pronto Taxi 6645 e Samarcanda; a Milano Taxiblu, Yellow Taxi e Autoradiotassì) non possono rispondere ad altre chiamate, ma devono destinare tutta la propria capacità operativa, in termini di corse per turno, ad un singolo radiotaxi.
LE CLAUSOLE
A giudizio dell'Antitrust queste clausole «costituiscono reti di intese verticali restrittive della concorrenza, non ha alcuna giustificazione di natura giuridica o economica» e devono quindi cessare. La sentenza fornisce un assist formidabile alla app di Mytaxi, con la quale un cliente può facilmente prenotare un'auto dal cellulare, indicando la strada che dovrebbe consentire ai tassisti di aderire al servizio senza dover lasciare la loro cooperativa di appartenenza, così come accade ora proprio a causa di questi vincoli. Nel dispositivo della sentenza, l'Antitrust osserva che le clausole di esclusiva «sono idonee a determinare un consistente e duraturo effetto di chiusura del mercato della raccolta e smistamento della domanda del servizio taxi a Roma e Milano, ostacolando l'accesso a nuovi operatori che adottano un diverso e innovativo modello di business, come Mytaxi, e, più in generale, la concorrenza tra piattaforme chiuse e aperte». Non è la prima volta che l'Antitrust, guidata da Giovanni Pitruzzella, tenta di liberalizzare il mercato dei taxi: sia nel 2015 che nel 2017 sollecitò il Parlamento a varare una riforma nel settore lanciando nuove regole proprio in relazione all'affacciarsi delle app digitali e di Uber.
IL PRESIDIO
Il suggerimento, in quelle due circostanza, scatenò le furibonde proteste dei tassisti che arrivarono a organizzare un presidio proprio sotto la sede dell'Antitrust. Cosa succederà adesso? Le imprese hanno a disposizione 120 giorni per opporsi e dare comunicazione all'Autorità «delle iniziative che intendono porre in essere per eliminare l'infrazione accertata». Ed appare certo che lo faranno. La delibera di ieri, infatti, è stata subito rispedita al mittente da Loreno Bittarelli (presidente del 3570 di Roma) che, sicuro delle proprie ragioni, ha annunciato il ricorso alla giustizia amministrativa ricordando che le clausole «sono un elemento tipico di tutte le società cooperative» e che «un'analoga iniziativa antitrust è stata già respinta dalla Corte Suprema di un altro Stato membro dell'Ue». E, forse non a caso, proprio nelle stesse ore lo stesso Bittarelli, insieme a Uritaxi, ha scritto al vicepremier Luigi Di Maio per invocare misure contro Uber.