ROMA Un gentlemen's agreement tra M5s e Lega prova a smussare gli screzi nella maggioranza che di giorno in giorno emergono, a partire dalla gestione migranti. Matteo Salvini e Luigi Di Maio provano a tendersi la mano per tenere insieme le spinte centrifughe dei due movimenti facendo appello al contratto di governo e spianando le divergenze con concessioni bilaterali. Ma il leader del Carroccio fatica a farsi da parte e continua ad incalzare i 5 Stelle. E così se il M5s con il ministro Danilo Toninelli la spunta sull'approdo della nave Diciotti in rotta verso Trapani, concede al ministro dell'Interno l'ultima parola: «voglio sapere i nomi dei dirottatori che dovranno scendere dalla Diciotti in manette», tuona Salvini. Ma sull'operazione non è il ministro dell'Interno che vigila ma la Capitaneria di Porto e la Procura locale, senza contare che sull'approdo a Trapani è il ministro 5Stelle che ha imposto il via libera all'attracco in un porto italiano. Ma alla Lega basta ed è soddisfatta del compromesso raggiunto per superare la tensione salita con il ministro dei Trasporti: con l'avvio delle indagini e la promessa delle manette - si ragiona in ambienti leghisti - è comunque venuto meno il principio della continua arresa allo sbarco dei migranti. È una dinamica che Di Maio ripropone anche sul decreto Dignità, quando per cercare di evitare la guerra in Parlamento apre al ripristino dei voucher in agricoltura e per il turismo. E annuncia la fine dell'impasse in cui è finto il provvedimento promettendo entro oggi il testo definitivo. Lo sblocco delle misure targate Di Maio serve ai 5Stelle per rilanciare l'iniziativa del MoVimento offuscata dall'attivismo del vicepremier leghista. Così come il via libera annunciato per domani dall'ufficio di presidenza della Camera sui vitalizi. Di Maio assicura che sul provvedimento il Carroccio sarà a fianco del M5s: «La Lega mi ha dato tutta la disponibilità a votare», dice. Ma Salvini non fa concessioni e ci mette il cappello. «Il taglio di privilegi e vitalizi del passato era, è, e rimane una priorità mia, della Lega e del governo», rilancia per chiarire che non intende lasciare ai 5Stelle di intestarsi la lotta ai privilegi della casta, tema che sta a cuore alla Lega quanto ai 5Stelle, sottolineano nel Carroccio. E mentre Salvini porta a casa anche l'apertura del presidente del Consiglio alle forzature impresse dai due leader e vicepremier per sostenere ciascuno la propria linea politica di fronte all'elettorato, chi prova a tenere la linea di compromesso concordata a suo tempo con il programma di governo è il ministro di giustizia Alfonso Bonafede. È un «do ut des» per cancellare la stretta sulle intercettazioni e l'avvio della riforma della prescrizione concedendo alla Lega la riforma della legittima difesa.