ROMA La novità dell'ultima ora riguarda i lavoratori stagionali. Quelli che, per esempio, in questi giorni sono impegnati nelle località di mare o di montagna. Per rinnovare i loro contratti non sarà necessario indicare una causale. Un'altra picconatura della Lega al decreto sul lavoro, ribattezzato dignità dal vice premier Luigi Di Maio. Il testo ieri è stato finalmente firmato dal presidente della Repubblica, dopo la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato che ha dovuto fare un lavoro supplementare per trovare coperture adeguate e sostituire quelle che erano state indicate dagli uffici del lavoro e dello Sviluppo economico. A sostenere i costi della guerra alla precarietà dichiarata da Di Maio, sarà il comparto del gioco legale, che subirà un aumento delle imposte sulle slot machine e sulle videolotterie, dello 0,5%. Uno sforzo dovranno poi farlo tutti i ministeri, che vedranno ridursi le loro dotazioni. È saltata, invece, la stretta sulle televisioni locali, il taglio dei fondi all'emittenza proposto dai tecnici di Di Maio. Per il resto l'impianto del provvedimento resta confermato. La durata dei contratti a termine, tranne quelli del pubblico impiego, scende da 36 mesi a 24 mesi. Stagionali a parte, chiunque stipula un rinnovo dovrà indicare una causale. Ogni volta che un contratto a tempo sarà allungato, l'impresa dovrà pagare un balzello contributivo extra dello 0,5%. Cambia anche la norma dei licenziamenti senza giusta causa del Jobs act. L'indennità che spetta al lavoratore passerà da un minimo di 4 a un massimo di 24 mesi, ad un minimo di 6 e un massimo di 36 mesi. Confermate anche le norme anti-delocalizzazione. Le imprese che ricevono incentivi pubblici e poi spostano l'attività economica, dovranno restituire da due a quattro volte gli aiuti di Stato ricevuti. E questa regola vale anche se il trasferimento avviene all'interno del territorio italiano. Confermato anche lo stop alla pubblicità e alle sponsorizzazioni delle società di gioco. I contratti in essere rimarranno in vigore per un anno, poi si abbatterà la mannaia.
LA DISCUSSIONE
Ma più di quello che c'è nel decreto sul lavoro, la discussione aperta è su quello che dovrà entrare. A cominciare dal ritorno dei voucher per agricoltura e turismo. Sui buoni lavoro la Lega è riuscita a piegare le resistenze del Movimento Cinque Stelle. Ieri ha subito fatto sentire la sua voce la Cgil, che contro i voucher aveva raccolto le firme per il referendum. «Permettere l'uso dei voucher, anche se per alcuni settori, è una cosa indecente», ha detto Susanna Camusso, arrivando all'iniziativa della Cgil Calabria «Libera dalle mafie, libera dal lavoro sfruttato» a Cirò Marina. «Non si capisce perché - ha aggiunto - il ministro abbia cambiato opinione, c'è una evidente contraddizione tra il dire vogliamo lavorare per stabilità del lavoro è poi introdurre una forma di grande precarizzazione».
L'ANGOLO
Di Maio, insomma, rischia di trovarsi stretto in un angolo, con la Cgil da un lato e la Confindustria che dall'altro vede come il fumo per gli occhi la stretta sui contratti a tempo. Così il ministro del lavoro ha provato a dare un segnale di distensione agli industriali guidati da Vincenzo Boccia, promettendo nel passaggio parlamentare del provvedimento un primo taglio selettivo del cuneo fiscale. «Se vogliamo incentivare i contratti a tempo indeterminato», ha detto il ministro del lavoro, «ben venga». Un'apertura subito giudicata «positiva» dallo stesso Boccia.