ROMA «Bye Bye vitalizi»: l'ufficio di presidenza della Camera dei deputati ieri pomeriggio ha approvato la delibera del presidente Roberto Fico che dal primo gennaio 2019 farà scattare il ricalcolo con il metodo contributivo degli assegni. Dovrebbero essere risparmiati 40 milioni su una spesa complessiva di 950 milioni circa della Camera la cui prima voce di spesa (260 milioni) sono le pensioni dei dipendenti.
Festeggia il M5S, con un gruppetto di parlamentari e militanti che scende in piazza davanti Montecitorio con palloncini gialli e bottiglie di champagne. Il leader politico del Movimento nonché ministro dello Sviluppo e del lavoro, Luigi Di Maio, parla di «giornata storica, che gli italiani aspettavano da 60 anni», anche se non si accontenta e rilancia ancora una volta sulle pensioni d'oro. «Saranno tagliate quelle sopra i 4mila euro per ridare alle minime», assicura.
UN SOLO EMENDAMENTO
La sforbiciata ai vitalizi di 1338 ex deputati incassa la soddisfazione anche di Matteo Salvini, che rivendica l'attenzione ai «fatti» da parte della Lega (e incassa il si dei pentastellati alla reintroduzione dei voucher in agricoltura), e il premier Giuseppe Conte («è un bel segnale») mentre le opposizioni con Forza Italia in testa, che al momento del voto si è astenuta, mettono in guardia dal rischio di incostituzionalità. «Perché - dicono - ricalcolare i trattamenti previdenziali solo a una categoria ne tratta alcuni in modo diverso dalla maggioranza e questo è vietato dalla Carta»
Il via libera è arrivato in Ufficio di presidenza dopo due ore di discussione e registra il sì, oltre che della maggioranza giallo-verde, di Pd e Fratelli d'Italia che non ci stanno a passare per quelli che difendono «i privilegi» pur contestando il metodo utilizzato: le opposizioni evocano il rischio ricorsi dicendosi convinte che alla Corte costituzionale non resterà che bocciare le misure.
Durante l'esame in Ufficio di presidenza è stato approvato un unico emendamento a firma di Ettore Rosato del Pd. Dispone che in casi specifici e di particolare difficoltà dell'ex deputato si possa prevedere un riaumento dell'assegno - dopo il ricalcolo su base contributiva - fino al 50%. Ma «si tratta di poche situazioni e se viene provata, su richiesta dell'interessato, una situazione di particolare difficoltà», ha precisato Fico.
Di tutt'altro parere il papà della delibera: Roberto Fico. Che difende merito e metodo e assicura che si tratta di un provvedimento che rientra perfettamente nei perimetri della Costituzione. Con l'approvazione delle nuove misure, commenta poco dopo l'ok da parte della Camera, «è stata riparata un'ingiustizia sociale» e ora, aggiunge, tocca al Senato che «arriverà - è il pronostico - a una conclusione simile».
Palazzo Madama per ora però è fermo e si riserva di fare ulteriori approfondimenti prima di scegliere di andare avanti. Una disparità che non convince molti, tra cui Liberi e Uguali che anche per questo sceglie di non partecipare alle votazioni.
Intanto però gli ex parlamentari, che da giorni promettono battaglia, non si danno per vinti e assicurano di voler intraprendere tutte le azioni possibili per procedere con i ricorsi. Ma non solo: quando sarà fatta giustizia, dicono, e la delibera sarà bloccata, Fico dovrà trarne le conseguenze e dimettersi.
Per il Pd però il Movimento potrebbe avere un secondo fine e sperare di cavalcare anche la bocciatura da parte della Consulta - che i Dem danno per probabile - e continuare così a fare propaganda su questo fronte.
Critiche e distinguo di cui i pentastellati non si curano però. Deputati, senatori ed esponenti del governo si sono dati appuntamento poco dopo il voto proprio davanti al Palazzo di Montecitorio: palloncini, champagne e una grande scritta argentata Bye bye vitalizì, diventata un pò il motto della giornata e rilanciata anche da Beppe Grillo, che in serata ha postato su twitter «bye bye baby» cantata da Frank Sinatra.