PESCARA Era il 12 novembre 2013 quando l'allora assessore regionale alla Cultura Luigi De Fanis finì agli arresti domiciliari per quattro mesi nella sua casa di Montazzoli in una inchiesta che, grazie alla denuncia di un giovane musicista e imprenditore dello spettacolo, alzò il velo su un giro di mazzette nella cultura. Ieri, a distanza di quattro anni, il Tribunale collegiale, presieduto dal giudice Maria Michela Di Fine, ha presentato il conto all'ex assessore, di professione medico, condannandolo a sei anni e dieci mesi di reclusione e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.Il procuratore aggiunto Anna Rita Mantini aveva chiesto otto anni di reclusione. De Fanis, difeso dall'avvocato Domenico Frattura, è stato ritenuto colpevole, in primo grado, di una serie di reati che vanno dalla concussione al peculato, dall'induzione e tentata induzione indebita a dare o promettere utilità alla truffa e alla falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. È stato invece assolto «perché il fatto non sussiste» dai reati di corruzione e abuso d'ufficio. Assolti «perché il fatto non sussiste» da tutti i reati a loro contestati gli altri tre imputati: Ermanno Falone, rappresentante legale dell'associazione Abruzzo Antico, difeso dall'avvocato Angela Pennetta; Rosa Giammarco, responsabile dell'Agenzia per la promozione culturale della Regione Abruzzo, assistita dall'avvocato Andrea Tandoi; l'imprenditore Antonio Di Domenica, difeso dall'avvocato Vincenzo Di Girolamo. De Fanis è stato condannato anche al risarcimento del danno, da liquidare in separata sede, a favore delle due parti civili, cioè la Regione Abruzzo e Andrea Mascitti. A quest'ultimo, oggi costretto a far il benzinaio, dovrà versare una provvisionale di 20mila euro. Il caso guadagnò anche la ribalta nazionale in particolare modo per il rapporto tra De Fanis e la sua ex segretaria Lucia Zingariello, uscita di scena dopo aver patteggiato un anno e 11 mesi. Un rapporto ricordato in aula dalla pubblica accusa durante la requisitoria perché «la dipendenza affettiva» tra i due, disse Mantini, «è il movente» delle condotte illecite. L'inchiesta, denominata "Il Vate", portata avanti dai carabinieri forestali - guidati dal tenente colonnello Annamaria Angelozzi, e coordinata all'epoca dall'attuale procuratore capo di Sulmona Giuseppe Bellelli - è nata grazie al coraggio di Andrea Mascitti, che cinque anni fa si rivolse appunto ai forestali dopo le richieste di denaro da parte dell'ex assessore in cambio dell'erogazione di fondi per l'organizzazione del concorso internazionale di musiche da film "Mario Nascimbene Award" e per un evento al Salone del Libro di Torino. L'episodio chiave risale al 10 settembre 2013, quando Mascitti, munito di registratore, incontrò De Fanis in piazza Unione, avvertendo gli investigatori che quello sarebbe stato il giorno della richiesta della tangente. I forestali ripresero l'incontro e qualche mese dopo De Fanis finì ai domiciliari. Ieri l'ex assessore è stato ritenuto non solo colpevole del reato di concussione per il capitolo riguardante Mascitti, ma anche di alcuni episodi di induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo l'accusa, De Fanis si sarebbe fatto consegnare una tangente di mille euro da un imprenditore del Chietino e un'altra da 4mila euro da un imprenditore di Pescara. Per i due imprenditori il caso è chiuso già da diverso tempo, avendo ottenuto entrambi l'applicazione dell'istituto della messa alla prova.L'ex assessore esce invece pulito dalla vicenda che coinvolgeva l'imprenditore di Domenica. L'accusa per l'ex politico era di aver ricevuto «indebitamente novemila euro», ma ieri Di Domenica e De Fanis sono stati assolti, come chiesto dallo stesso procuratore aggiunto. L'ex politico, infine, ha rimediato la condanna anche per i viaggi fatti per uso personale, a giudizio della accusa, con l'auto della Regione per accompagnare Zingariello a una visita medica a Bologna e a Roma per andare a fare visita alla sorella della ex segretaria che aveva partorito. Le motivazioni si conosceranno il 10 ottobre.