ROMA Anche il M5s intima l'alt all'operazione Fs-Anas. Dopo che nei giorni scorsi già la Lega aveva tirato il freno a mano, ora anche l'altra metà del governo giallo-verde esprime la propria contrarietà alla fusione per incorporazione della società stradale nelle Ferrovie completata dal precedente esecutivo, con il vice premier Luigi Di Maio che dice esplicitamente che va fermata e il titolare delle infrastrutture Danilo Toninelli che concorda sul fatto che si tratta di un'operazione sbagliata. La fusione, che ha richiesto circa 15 mesi dall'annuncio (il 28 settembre 2016 durante la presentazione del Piano industriale delle Fs) fino al completamento con la firma al Mef del 18 gennaio 2018, è ora sotto i riflettori del nuovo governo, con la Lega particolarmente contraria, che punterebbe anche a sostituire l'a.d. Renato Mazzoncini. L'offensiva è iniziata la scorsa settimana con il doppio affondo su due quotidiani nazionali dei sottosegretari leghisti alle infrastrutture Armando Siri ed Edoardo Rixi, entrambi liguri, entrambi concordi nel definirlo un «errore» su cui va fatta marcia indietro. La posizione della Lega è ribadita dal suo leader, il vicepremier Matteo Salvini, che ieri al Corriere ha spiegato: «È vero che stiamo cercando di ragionare sulle scelte affrettate del governo Gentiloni, sia su questo dossier come su nomine e rinnovi fatte dopo il voto. Per quanto riguarda Fs e Anas credo che chi fa i treni deve fare i treni e chi si occupa di strade deve fare le strade, però ne parleremo». Posizione rafforzata dal vicepremier grillino Di Maio, che frena in modo esplicito: «La fusione Fs-Anas è una operazione sbagliata che è da fermare», afferma, spiegando che «le Ferrovie hanno già difficoltà a fare le ferrovie»; integrando la gestione Anas delle strade «poi così non funziona più nulla». Concorda anche il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che però non va oltre: «è stata fatta senza capire perché, è certamente sbagliata», dice. Proprio Toninelli nei giorni scorsi aveva un pò frenato le mire leghiste, precisando che si sta ancora valutando. Ora si tratta di capire se e come si deciderà di procedere, considerando che servirà comunque una norma, visto che l'operazione che ha dato vita ad un colosso da 11 miliardi è prevista da una misura contenuta nella «manovrina» dello scorso anno. Intanto un primo banco di prova per le Ferrovie sarà l'assemblea convocata per giovedì 26, dove potrebbe essere richiesto il passo indietro di Mazzoncini, rinviato a giudizio per truffa nell'ambito nell'inchiesta su Umbria mobilità. Il manager bresciano, arrivato al vertice di Fs il primo dicembre 2015, ha ricevuto la fiducia del cda l'11 giugno: il documento del cda passa ora all'esame dell'assemblea, la cui valutazione, in base allo Statuto, può far decadere l'a.d. Per la sua poltrona già da tempo circolano diversi nomi, dall'ex a.d. di Sea Giuseppe Bonomi all'ex a.d. di Poste Massimo Sarmi, fino all'attuale a.d. di Rfi Maurizio Gentile.