ATESSA Marchionne è il termine più sussurrato in questi giorni all'interno dello stabilimento Sevel di Atessa. In bene o in male, ma tutti parlano dell'uomo che ha cambiato Fiat. Che le ha rifatto il lifting e restituito vigore. Che ha creato Fca (Fiat Chrysler Automobiles), oggi settimo gruppo automobilistico mondiale. «L'ha trasformata in un colosso. E' stato l'artefice della sua resurrezione - concordano gli operai dello stabilimento della Val di Sangro ed è innegabile, ma l'era dell'ad Sergio Marchionne - precisano in coro - qui ha coinciso con l'inasprimento delle condizioni di lavoro». Lorenzo arriva da Pomigliano ed è uno dei circa 400 trasfertisti, provenienti soprattutto dagli stabilimenti Fca Melfi di Potenza e Pomigliano di Napoli, in forze in questo periodo alla Sevel. «Ha fatto il suo dovere - afferma -, quello per cui era stato chiamato: ha osato, ed ha ribaltato il destino di Fiat, trasformandolo a livello globale. Dispiace per ciò che gli sta succedendo e ci preoccupa il... nuovo. Speriamo che non dimentichi noi italiani».
Alle 14, al cambio turno, migliaia di tute grigie entrano ed escono dagli imponenti cancelli. «L'epoca Marchionne - aggiungono Gianfranco, Gaetano e Umberto, operai da lungo tempo - ha portato un aggravamento per quanto riguarda le turnazioni, le pause, i ritmi produttivi, gli straordinari e la quattordicesima, che ci è stata tolta. Questa è la verità; pur se dal punto di vista umano siamo rattristati dall'improvviso destino che lo ha travolto». Della stessa opinione anche Antonella, Francesca e Antonietta, metalmeccaniche, che sottolineano «l'inarrestabile crescita aziendale, ma scarsa attenzione verso le maestranze e le loro necessità». Ci sono anche i sindacalisti Fiom che dicono che «Marchionne ci ha allontanato dalle fabbriche». Mentre Nicola Manzi, membro dell'esecutivo nazionale Uilm e responsabile segreteria Chieti-Pescara-, fa presente che ha «esportato il cuore e il modello Fiat a livello internazionale. I suo genio italiano - sottolinea - ha saputo fare la differenza. Con lui nuovo gruppo, nuova organizzazione, nuova mentalità. E anche Sevel ne ha beneficiato. Ogni giorno - spiega Manzi - quando Sevel accende i macchinari in 20 mila, compreso l'indotto, si mettono al lavoro. C'è pure la Magneti Marelli di Sulmona, ricordiamolo, che per l'80 per cento, produce per Sevel».
Con 292.800 veicoli realizzati nel 2017 e il 43,2 per cento di crescita registrato negli ultimi quattro anni, la Sevel è la più grande fabbrica di veicoli commerciali leggeri d'Europa. E dal 1981, anno del suo debutto, del furgone Ducato sono stati venduti oltre 3 milioni di esemplari. «In un settore in espansione - fa presente Manzi - è leader indiscusso. Le varianti di carrozzeria, la forma del vano carico, la versatilità del telaio, le 13 mila versioni differenti che è possibile creare, ne hanno decretato il successo». Ma di Marchionne - aggiunge - «va ricordato anche per aver portato nel suo staff un altro abruzzese, Luigi Galante, ingegnere di Atessa, per tanti anni direttore Sevel e diventato capo manufacturing dei marchi premium dell'area Emea».
«Se dovessimo oggi immaginare come descrivere l'Abruzzo, - dichiara Luciano D'Alfonso, presidente della Regione - saremmo aiutati dall'immagine e dall'esperienza di Marchionne che si è fatto apprezzare senza dimenticare le sue origini. Nato a Chieti dal padre di Cugnoli, attraverso la voglia di studiare è diventato un riferimento per la produzione e per l'innovazione. Egli reca con sé un patrimonio educativo e di insegnamento per le nuove generazioni: se ce l'ha fatta lui, ce la possono fare anche tanti giovani talentuosi. Per Sevel la Regione si è spesa, proprio come chiesto da Marchionne. Dopo 40 anni di attesa, abbiamo avviato il completamento della Fondovalle Sangro; abbiamo finanziato la copertura della banda larga e ultralarga in tutti i comuni della regione; abbiamo guadagnato la Zona economica speciale (Zes) che arriva fino alla Val di Sangro, che beneficerà anche di un funzionale collegamento con il porto di Ortona».