Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.559



Data: 26/07/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Fs, Toninelli azzera il cda «Avete difeso Mazzoncini»

ROMA Una foto su Facebook che ritrae il ministro che firma un documento. Quel documento è la revoca del consiglio di amministrazione delle Ferrovie, una delle più grandi aziende del Paese, decapitata con un post. Il ministro ritratto è il titolare delle infrastrutture, Danilo Toninelli. «Siamo il governo del cambiamento», scrive il ministro, «e pensiamo che non esista attività industriale soprattutto se prodotta al servizio dei cittadini che non abbia un risvolto etico. Ora la barra si sposta sui treni regionali e sui pendolari in termini di sicurezza e qualità dei loro spostamenti. In realtà il piano è un altro: separare le Ferrovie dall'Anas, la società delle strade appena fusa con quella dei treni. Un'operazione voluta dal precedente governo anche per portare 2 miliardi fuori dal perimetro dello Stato. Si tornerà indietro, Toninelli e il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, non potevano farlo con il consiglio di amministrazione che aveva approvato quell'operazione ottenendo, tra l'altro, una riconferma triennale prima della scadenza decisa il 29 dicembre.
IL PASSAGGIO
Ma il passaggio che ha portato alla decapitazione del consiglio di Ferrovie non è stata indolore. Toninelli e Tria avrebbero chiesto, tramite la presidente Gioia Ghezzi, le dimissioni dei consiglieri, imputandogli di non aver rimosso Renato Mazzoncini, rinviato a giudizio a Perugia. Solo in due le avrebbero consegnate: Francesca Moraci, Wanda Ternau. Gli altri consiglieri (Giovanni Azzone, Simonetta Giordani, Federico Lovadina), considerati vicini all'ex premier Matteo Renzi, si sarebbero arroccati. Da qui la decisione di Toninelli e Tria di attivare una norma della legge Frattini che in pochi ricordavano esistesse. Un comma che permette al governo entrante di far decadere i consigli di amministrazione delle società partecipate dallo Stato nominati negli ultimi sei mesi prima delle elezioni dal governo uscente. Cosa accadrà ora? Il destino del numero uno Mazzoncini era da tempo segnato. Considerato vicinissmo a Renzi, il governo aveva già deciso di rimuoverlo utilizzando un suo rinvio a giudizio attraverso una «clausola etica» presente nello Statuto delle Ferrovie. Domani è prevista un'assemblea delle Ferrovie, anche se per nominare il nuovo consiglio e i nuovi vertici c'è tempo fino al 13 agosto.
LA SCELTA
Sulla scelta del successore di Mazzoncini sono ore concitate. La Lega aveva prenotato la potrona di Ferrovie per Giuseppe Bonomi, l'ex numero uno degli aeroporti di Sea o per Massimo Sarmi, già amministratore delegato delle Poste. Nelle infinite riunioni sulle poltrone, era stato stabilito che la guida delle Ferrovie spettasse al Carroccio. Ma nelle ultime ore il Movimento Cinque Stelle starebbe provando a ribaltare il tavolo. Così i candidati della Lega sono finiti nel mirino dei Cinquestelle, che hanno iniziato a dire che sarebbero troppo legati a vecchie logiche. La richiesta sarebbe quella, ancora una volta, del cambiamento. Il Movimento in realtà, ha iniziato a rivendicare per se la guida della società dei treni. «La situazione», dice chi sta lavorando al dossier, «è ancora fluida». Ma alcuni nomi iniziano a girare. Come quello di Stefano Donnarumma, numero uno di Acea ma con un lungo curriculum nel settore dei trasporti ferroviari. O come quello di Alfredo Altavilla, il super manager che ha appena lasciato Fca in polemicha con la famiglia Agnelli per la scelta di Mike Malley per la successione di Sergio Marchionne alla guida del gruppo automobilistico. O ancora come quello dell'attuale numero uno di Rfi, la rete ferroviaria italiana, Maurizio Gentile. Tra i papabili ci sarebbe anche Maurizio Manfellotto, con ai vertici dell'ex Ansaldo Breda. Al timone di Anas, invece, dovrebbe essere confermato Gianni Vittorio Armani.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it