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Data: 27/07/2018
Testata giornalistica: La Repubblica
Doppio incarico, restano tre gli irriducibili. D'Alfonso resiste anche alla prova del tribunale

Ma Giachetti e Gasparri, presidenti della giunte per le elezioni, assicurano: "Ci occuperemo presto di queste situzioni". Invece si è risolto il caso di Andrea Rossi del Pd che si è dimesso dal ruolo di sottosegretario alla giunta dell'Emilia-Romagna

In principio erano 13 i parlamentari "incompatibili" perché titolari di un doppio incarico. Poi sono scesi a dieci. Ora sono tre, ma sembrano irriducibili. Anche se i presidenti della giunta per le elezioni di Camera e Senato - Roberto Giachetti e Maurizio Gasparri, eletti la scorsa settimana - oggi assicurano che questi casi saranno affrontati rapidamente.

Resiste, nel doppio incarico, Luciano D'Alfonso. Non è servita la scelta dei 5Stelle di rivolgersi ai giudici per costringere il governatore abruzzese, eletto al Senato con il Pd, a rinunciare alla carica di presidente della giunta. La Costituzione, all'articolo 122, prevede espressamente che "nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo", ma il senatore dem non ha ancora firmato la lettera di dimissioni dalla Regione.

E il Tribunale dell'Aquila - cui i grillini si erano rivolti per far dimettere D'Alfonso - ha accolto la tesi difensiva secondo la quale "la scelta tra le due cariche elettive dovrà essere effettuata dopo la convalida da parte della Giunta per le elezioni del Senato dell'elezione a senatore". Il M5s, all'opposizione in Consiglio regionale, è stato anche condannato a pagare le spese processuali. "Aspetto che si attivi la procedura di convalida dell'elezione da senatore", ha sempre detto D'Alfonso. Determinante è infatti stato il ritardo con cui si sono formate le giunte per le elezioni di Camera e Senato, a causa della travagliata partenza della legislatura (si sono insediate solo il 18 luglio).

In realtà il governatore abruzzese non è il solo a non aver risolto il problema del doppio incarico. Gli altri "irriducibili" sono due sindaci-deputati. Perché per legge le cariche di deputato e senatore sono incompatibili con qualsiasi altra carica pubblica elettiva di natura monocratica di organi di governo di enti pubblici territoriali con popolazione superiore a 15.000 abitanti. I casi sono quelli del leghista Leonardo Tarantino, sindaco di Samarate. E di Dario Galli - anche lui del Carroccio - primo cittadino del Comune di Tradate che comunque rivendica la sua scelta sottolineando che "l’incarico da sindaco è svolto gratuitamente e che lasciare il comune all'improvviso non sarebbe un gesto di responsabilità. Quando sarà il momento opportuno deciderà cosa fare". E infine sostiene che "la legge lo permette", perché impedisce a un parlamentare di diventare sindaco e non il contrario.

Si vedrà, perché finalmente entreranno in azione le giunte per le elezioni. Maurizio Gasparri, che presiede quella del Senato, spiega che "ieri c'è stata una prima riunione, sono stati definiti i relatori per le singole regioni e a occuparsi dell'Abruzzo sarà Pietro Grasso". Il caso D'Alfonso sarà affrontato definitivamente prima della pausa estiva? Su questo il presidente non ha certezze. "Ma attiveremo al più presto tutte le procedure", dice. Stessa premura anche da parte di Roberto Giachetti: "Abbiamo costituito il sottocomitato che si occupa delle incompatibilità, ci rivedremo martedì e ci occuperemo preliminarmente di questi casi".

Nelle ultime ore intanto ha rinunciato all'incarico in Regione Andrea Rossi, del Pd. Si era già dimesso da consigliere ma ora non è più neanche sottosegretario alla presidenza della giunta. Un incarico ad hoc previsto dallo statuto emiliano che dunque non per tutti era causa di incompatibilità.

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