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Pescara, 24/11/2024
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27/07/2018
Il Centro
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Ricorso inammissibile, Biondi resta in sella. Bocciato il tentativo del centrosinistra di ribaltare gli equilibri in consiglio comunale. L'opposizione va al Consiglio di Stato. Il sindaco ironico: «Io, ragazzo di campagna». |
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L'AQUILA«Il raggiungimento di 19.720 voti validi da parte delle liste collegate al candidato sindaco Americo Di Benedetto non risulta dimostrato dai ricorrenti e nemmeno emerge dalle risultanze della verificazione, di talché, non risulta dimostrata la prova di resistenza». La illegittimità denunciata dai ricorrenti, dunque, non avrebbe comunque influito sull'esito del ricorso "esplorativo". LA SENTENZA. Poche ed essenziali parole, pur a fronte di una motivazione della sentenza del Tar lunga 26 pagine, annientano le speranze delle opposizioni di centrosinistra di un ribaltone al Comune dell'Aquila: il ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse e il sindaco Pierluigi Biondi resta con la sua solida maggioranza di centrodestra. LA MOTIVAZIONE. «A sostegno delle loro tesi, i ricorrenti evidenziano», si legge nella motivazione del collegio formato da Antonio Amicuzzi, Paola Anna Gemma Di Cesare, Mario Gabriele Perpetuini, «che le liste collegate a Di Benedetto al primo turno hanno ottenuto un numero complessivo di voti validi pari a 19.479 e, considerato che il numero dei voti validi era di 39.039, non hanno ottenuto la maggioranza dei voti validi per uno scarto di 41 voti. I ricorrenti hanno lamentato l'illegittimità delle operazioni per la mancata attribuzione di 54 voti che avrebbe impedito l'attribuzione di maggioranza a Biondi». «Nel caso in esame», dicono ancora i giudici amministrativi, «la prova di resistenza consiste nel verificare se le censure di incongruità dei dati relativi ai voti di lista in favore delle liste collegate al candidato Di Benedetto, ove ammissibili e fondate, siano potenzialmente idonee a consentire il raggiungimento, da parte di tali liste, della maggioranza assoluta dei voti validi, dato calcolabile sulla base del numero totale dei voti validi al primo turno. Nella specie, dall'errore materiale consegue l'incremento di 401 unità (differenza tra i 411 voti conseguiti dai candidati alla carica di sindaco nella sezione 41 e il dato errato di 10 voti trascritti) del numero totale dei voti validi, che passerebbe da 30.093 a 39.440. Ciò comporta l'innalzamento della maggioranza assoluta che sarebbe raggiunta non più, come prospettato, con il superamento della soglia di 19.519 voti validi ma con il superamento della ben più alta quota di 19.720 voti validi». PROVA DI RESISTENZA. «Nel giudizio elettorale», spiegano ancora i giudici, «il principio della prova di resistenza consiste nel verificare se l'illegittimità denunciata abbia o meno influito, in concreto, sui risultati elettorali di modo che l'eliminazione di tale illegittimità non determinerebbe alcuna modifica dei risultati medesimi. Non è consentito al giudice pronunciare l'annullamento degli atti di proclamazione degli eletti. In tale ipotesi il ricorso dev'essere dichiarato inammissibile per mancanza di interesse dal momento che anche un ipotetico accoglimento delle censure non sarebbe idoneo a influire sui risultati elettorali».
Il sindaco ironico: «Io, ragazzo di campagna». Il ringraziamento agli avvocati: «Ottimo lavoro». Il senatore Quagliariello: «Ora avanti con più forza»
L'AQUILA Biondi esulta e ironizza. Il sindaco, uscito indenne dalle Forche Caudine del Tar, prima si definisce «ragazzo di campagna», poi, dopo aver espresso la canonica «profonda fiducia», unita al «grande rispetto per la magistratura», passa a ringraziare il munito collegio difensivo che gli ha consentito di restare in sella.Ecco il Biondi-pensiero. «Rispetto all'esito del ricorso presentato da alcuni esponenti del centrosinistra ho sempre nutrito un moderato ottimismo, sia perché nutro profonda fiducia e grande rispetto del sistema giudiziario italiano sia perché, per quello che può capirne un ragazzo di campagna come me di diritto, dopo aver letto le carte non mi sembrava potessero ricorrere gli estremi per la cosiddetta anatra zoppa. Ringrazio l'intero collegio difensivo, per primo l'avvocato Raffaele Daniele che, con la collaborazione dei colleghi Roberto Colagrande e Livio Proietti, hanno svolto un ottimo lavoro in questi mesi, durante i quali hanno dato dimostrazione di grande professionalità e infaticabile determinazione».Per Michele Malafoglia (portavoce di Fratelli d'Italia) «la sentenza afferma un principio che qualcuno, maldestramente, intendeva mettere in discussione: il popolo è sovrano ed elegge democraticamente i suoi rappresentanti. Spiace constatare come, invece, alcuni avventurieri della politica con la p minuscola abbiano intrapreso un percorso finalizzato a ribaltare questo concetto attraverso un ricorso pretestuoso, che gli stessi giudici hanno dichiarato inammissibile. Non mi stupirei se chi fino a oggi si è ostinato a portare avanti una battaglia giudiziaria assurda, che in preda alla disperazione ha coinvolto un importante avvocato di fama nazionale senza riuscire a ottenere l'effetto sperato, decidesse di fare appello. È nelle loro facoltà, ci mancherebbe. Ma sarebbe l'ennesimo segnale di mancanza di rispetto della volontà dei cittadini, espressa in maniera cristallina nelle elezioni di un anno fa, di cui qualcuno ancora oggi non sembra volersi fare una ragione. Chi sui social network già esultava senza capire cosa stesse accadendo può stare tranquillo: le pecore, a volte anche le anatre, si contano alla fine». Per il senatore Gaetano Quagliariello (Idea), «la magistratura amministrativa ha confermato la volontà dei cittadini che si era manifestata con assoluta chiarezza. La scelta degli aquilani è stata inequivocabile, e il fatto che il tentativo di metterla in discussione sia stato respinto è una buona notizia per la città e la democrazia. Ora Biondi potrà andare avanti con ancor più forza e determinazione».
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