PESCARA - La prima o la seconda domenica di marzo. Sono queste le date da segnare sul calendario per il voto delle regionali. Le dimissioni da governatore di Luciano D'Alfonso dovrebbero essere ormai questione di giorni: subito prima o subito dopo ferragosto, visto che la Giunta delle elezioni del Senato, chiamata a pronunciarsi sui casi di incompatibilità, si è già insediata. Lo stesso D'Alfonso ha fissato una data, quella del 7 settembre, per ufficializzare il suo distacco dall'Emiciclo che lo porterà a dedicarsi unicamente ai lavori del Senato. Ma il passaggio delle consegne al vice presidente Giovanni Lolli, avverrà probabilmente qualche giorno prima, subito dopo il pronunciamento della Giunta delle elezioni. Da quel momento toccherà allo stesso Lolli avviare le procedure che riporteranno gli abruzzesi alle urne. Escluso il voto entro il 2018, la prima data ipotizzata era stata quella di gennaio, lo stesso mese in cui nel 2009 si insediò la precedente giunta Chiodi. Ma si tratta di un mese ritenuto troppo freddo, come quello di febbraio, che solitamente in Abruzzo mordono. Il rischio neve e, soprattutto, il rischio astensione, avrebbe consigliato di puntare sulla prima o la seconda domenica di marzo. Una data confermata dall'affermazione fatta dallo stesso D'Alfonso nei giorni scorsi: «La legislatura si concluderà qualche mese prima della scadenza naturale», che è appunto quella del maggio 2019. Quella precedente, guidata dal governo di centrodestra, fu prolungata eccezionalmente di 5 mesi per agganciare il voto delle regionali a quello delle Europee, che nel 2019 sono fissate per il mese di giugno. L'ipotesi che lo slittamento in avanti (per la stessa ragione) possa interessare anche l'attuale legislatura regionale è al momento esclusa. La data di marzo offre comunque un buon margine (8 mesi a disposizione) ai partiti che oggi hanno bisogno di tempo per riorganizzarsi, come il Pd e Forza Italia. Altri, come il M5S, spingono invece perché si acceleri il più possibile il ritorno alle urne. Proprio il Pd di D'Alfonso, uscito fortemente ridimensionato dalle politiche del 4 marzo, è oggi il partito che ha più bisogno di tempo per riorganizzare il campo del centrosinistra. Ma lo stesso vale per il centrodestra, metà forza di governo a Roma (la Lega) e metà sui banchi delle opposizioni (Forza Italia e Fratelli d'Italia), mentre si allarga la galassia delle civiche e l'incertezza sul comportamento di un elettorato ormai estremamente mobile. In 8 mesi può ancora accadere di tutto e molto è legato alle dinamiche del governo nazionale, chiamate a condizionare pesantemente anche la politica sul territorio. L'altra curiosità che si fa strada è la possibilità di una sfida tutta su Chieti alle prossime regionali. Oggi. i potenziali sfidanti per la corsa alla presidenza vengono tutti da lì: Mauro Febbo, Umberto Di Primio, Fabrizio Di Stefano, per il centrodestra. Silvio Paolucci o Giovanni Legnini per il Pd, Sara Marcozzi per il M5S. Un feudo pronto a darsi battaglia.