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Pescara, 24/07/2024
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Data: 28/07/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pescaraporto, la rabbia di D'Alfonso

«Un'indagine inutile che si concluderà come tutte le altre». Luciano D'Alfonso parla così dell'inchiesta aperta dalla Procura sulla vicenda di Pescaraporto che lo coinvolge assieme al proprio legale, Giuliano Milia (nella società che sta realizzando il complesso edilizio fronte mare nei pressi dell'ex Cofa compaiono i suoi figli), all'ex capo della sua segreteria in Regione, Claudio Ruffini e al dirigente del Comune Guido Dezio. Il governatore senatore ieri mattina si è mostrato contrariato soprattutto su un aspetto: «Mi aspettavo di essere il primo a ricevere l'atto della conclusione delle indagini, invece l'ho letto ancora una volta sui giornali», e si è detto molto infastidito per questo: «Spero di riuscire a individuare questa manina o queste manine che sono così interessate allo spettacolo giudiziario. E parliamo di persone che sono spesso contrattualizzate dello Stato».
D'Alfonso promette di avviare iniziative «per mettere alla berlina gli autori». Non entra nel merito dell'inchiesta partita dalla intercettazione di alcuni sms e da una denuncia del consigliere comunale del M5S Erika Alessandrini, relativa alla presenza di Dezio e Ruffini nello studio di Milia per fare chiarezza sul documento con cui il Genio civile sbarrava il cambio di destinazione d'uso del complesso edilizio a causa del rischio esondazione del fiume. Ma precisa: «Mi sembra un'inchiesta che farà molta fatica a mettere in evidenza la differenza tra verosimiglianza e verità. Io - aggiunge il governatore - parteciperò come sempre alla ricerca della verità producendo atti, documenti e testimonianze, nella speranza che trovino idoneità di lettura e rilettura». Ma alla fine D'Alfonso qualcosa la dice su questa inchiesta della Procura che per gli indagati ipotizza i reati di falso in atto pubblico e abuso di ufficio: «Parliamo di una concessione edilizia del 2012, non di oggi. Un atto relativo alla vicinanza del fiume che questa giunta e questa persona giuridica hanno stabilito come attività inibitoria».

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