Numeri sempre con il segno meno per quanto riguarda l'economia teramana e l'occupazione. È difficile far ripartire una provincia che soffre di più del resto delle abruzzesi malgrado le eccellenze e la vivacità imprenditoriale (fino a poco tempo fa era in cima alle classifiche nazionali). Le cause? Per il segretario provinciale Cgil sono globalizzazione, latitanza della politica che non ha fatto bene il suo lavoro, sisma, e soprattutto, poco senso della comunità, perché il territorio ha tutti gli attori e le competenze per ripartire. Giovanni Timoteo, 62 anni, alla guida di Viale Crispi da febbraio 2016 (ad ottobre alla fine delle fasi congressuali si saprà se il suo mandato verrà rinnovato), nella sua disamina economica, parte quasi per dna dall'occupazione. Purtroppo dobbiamo continuare a registrare una criticità che va a pesare su reddito e famiglie: i disoccupati sono passati da 68.129 di dicembre 2017 a 70.959 di fine maggio 2018. E secondo i numeri della Cgil solo un contratto su cinque è a tempo indeterminato. L'anno scorso sono stati fatti 49.558 avvii al lavoro ma solo 12.416 sono stati a tempo indeterminato, mentre 37.142 erano precari, ciò significa che senza un lavoro in continuità le persone non possono organizzare la propria vita. Quest'anno il dato è più pesante del 2017, solo nei primi 5 mesi scendono ancora quelli a tempo indeterminato. La provincia fa fatica a ripartire, a dispetto di altri territori anche contigui, o a consolidare quello che aveva dopo una crisi pesantissima ed una globalizzazione senza regole, del resto il territorio aveva fondato il suo sistema sul tessile-abbigliamento, cioè il comparto che è andato più in crisi, dove in Italia eravamo ai primi posti per occupazione.
Il segretario Timoteo vede nell'agro-alimentare, nella meccanica di precisione, ma anche nella sinergia da approfondire ulteriormente tra Izs e Unite, una base di eccellenze da cui ripartire dove saperi e professionalità trionfano, senza disdegnare ovviamente l'aspetto naturalistico e turistico del Teramano.
La funzione della Cgil resta quella della difesa dei diritti e delle tutele dei lavoratori. Allora cosa potrà dire il segretario provinciale dinanzi ad un cassaintegrato dell'Hatria? Il lavoratore in questo caso si è ritrovato solo e la politica s'è girata da un'altra parte, non ha dato risposte né al lavoro né alla precarietà. Penso che sia difficile rispondergli se non cambiano le regole per includere, posso dire che io continuerò a rappresentarlo ma è chiaro che la risposta debba arrivare dalla politica e dalle istituzioni, perché noi abbiamo sempre proposto. D'altronde la funzione della Cgil, in tempi come questi, deve ripartire dai territori con i tanti interrogativi della demografia, delle migrazioni e di altro ancora. Al reddito di cittadinanza, lui dice di preferire il lavoro di cittadinanza perché alla fine è solo il lavoro che dà dignità.
Pur tuttavia, il segretario Cgil, che per natura si battezza ottimista, vuole lasciare con una speranzosa previsione e lanciare anche un progetto: Malgrado tutto ci sono le caratteristiche per un rilancio economico, bisogna però abbandonare gli egoismi e trovare uno spazio per le competenze e saperi che ci sono, indirizzandole all'interno di un progetto comune per valorizzarle. Ora sta alle persone di buona volontà sedersi attorno ad un tavolo, fa capire Timoteo.