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Data: 31/07/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, Toninelli conferma: 51% allo Stato

ROMA Alitalia tornerà ad essere la compagnia di bandiera nazionale. Con la mano pubblica a guidare scelte e strategie. Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli conferma le anticipazioni del Messaggero sull'ambizioso piano del governo, ribadendo che tra il «mese di settembre e ottobre ci saranno importanti novità». Scatterà cioè il nuovo bando di gara per la vendita della compagnia o, meglio, per individuare un partner industriale. A cui si affiancheranno, con ogni probabilità, Fs e Cdp. Di certo, ha spiegato ieri il ministro a Sky Tg 24, «rimarrà un vettore nazionale che farà viaggiare le persone in Italia e all'estero nell'interesse nazionale. È sarà una azienda molto strategica».
STOP SPECULAZIONI
Toninelli si è detto «convinto che avendo un piano industriale serio non di speculazione, ma di innovazione e rilancio, penso ce la faremo». L'obiettivo del governo, illustrato dal sottosegretario Armando Siri, è chiaro e punta, almeno a livello teorico, a colmare il gap storico del vettore, investendo su nuovi aerei e rotte di lungo raggio, quelle che danno maggiori margini di guadagno. Migliorando nel contempo l'operatività sul medio-lungo e l'efficienza complessiva.
Una sfida non facile visto che per dare competitività e acquistare nuovi aerei servono ingenti risorse. «Credo siano necessari almeno 4-5 miliardi - spiega al Messaggero Andrea Giuricin, tra i massimi esperti del settore del trasporto aereo - anche perché la competizione delle low cost si fa ogni giorno più dura». Ma le incognite non si fermano qui. Nonostante l'ottimo lavoro dei commissari guidati da Luigi Gubitosi, che hanno dimezzato le perdite da inizio gestione (-124 milioni l'Ebitda nel primo semestre 2018 contro il -326 dell'anno precedente) e, cosa forse più importante, dato orgoglio ad una azienda sull'orlo del fallimento, la strada da recuperare è lunga. Non sarà facile trovare partner industriali disposti ad avere solo una quota di minoranza. Questo è ovviamente il punto chiave da risolvere perché l'esecutivo è ben consapevole che senza una alleanza con un vettore di grande forza sul fronte internazionale il destino di Alitalia è segnato.
LE REAZIONI
Se la svolta che vuole imprimere l'esecutivo giallo verde rispetto alla precedente impostazione piace ai sindacati, tutta da capire invece è quale sarà la reazione dei principali candidati all'alleanza. Per ora non ci sono reazioni ufficiali. Lufthansa, Air France-Delta e la low cost EasyJet aspettano le carte e si muovono sotto traccia. I tedeschi, come noto, hanno già inviato una lettera ufficiale al vice premier Luigi Di Maio per ribadire l'interesse. Sulla stessa linea anche EasyJet, mentre da Parigi il silenzio è assoluto.
Al governo Filt-Cgil chiede prima di tutto un piano industriale di sviluppo. «Un piano - dice Fabrizio Criscito - a lungo termine di almeno 10 anni, che includa lo sviluppo del lungo raggio e del cargo, spesso dimenticato». La scelta del 51% in mano pubblica è ovviamente condivisa, così come quella di mantenere il perimetro aziendale attuale, senza procedere a spezzatini. Pieno sostegno alla nazionalizzazione anche da Uiltrasporti. Per il segretario generale Claudio Tarlazzi «va bene il 51% allo Stato italiano attraverso società controllate, ma serve anche un intervento deciso affinchè tutte le low cost rispettino le regole, a cominciare da quelle low cost come Ryanair». Ma «quello che conta per noi è che il controllo della compagnia aerea resti in Italia e che il gruppo non sia smembrato» - aggiunge Antonio Piras, segretario generale della Fit-Cisl. «Una Alitalia forte, con il mantenimento dei livelli occupazionali e delle sue eccellenze, è imprescindibile per lo sviluppo del trasporto aereo italiano ed è la porta principale di ingresso in Italia, in primis per i turisti ma non solo, quindi è un volano per la nostra economia».

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