|
|
|
Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.934
|
|
|
|
|
|
02/08/2018
AbruzzoWeb
|
Svimez: Abruzzo rialza la testa, pil in crescita. Paolucci, «Crisi alle spalle»Traina o agricoltura e industria, costruzioni in controtendenza
|
|
L'AQUILA - L'Abruzzo rialza la testa, nel 2017, con un Prodotto interno lordo (Pil) che cresce dell'1,2%: aveva fatto registrate appena +0,3% nel 2015 e +0,2% nel 2016. La ripresa è dovuta soprattutto all'agricoltura (+9% nel triennio), e in parte anche all'industria in senso stretto (+3,8%).
I servizi segnano un più modesto incremento del +2%, mentre le costruzioni, in controtendenza rispetto al resto del Sud, vanno male: la loro performance tra il 2015 e il 2017 è negativa, -14,5%.
È quanto emerge dalle anticipazioni del Rapporto Svimez 2018. La crescita dell'economia meridionale nel triennio 2015-2017 ha solo parzialmente recuperato il patrimonio economico e anche sociale disperso dalla crisi nel Sud.
Ripresa trainata dagli investimenti privati, manca il contributo della spesa pubblica. Il triennio di ripresa 2015-2017 conferma che la recessione è ormai alle spalle per tutte le regioni italiane, e tuttavia gli andamenti sono alquanto differenziati. In base alle previsioni elaborate dalla Svimez, nel 2018, il Pil del Centro-Nord dovrebbe crescere dell'1,4%, in misura maggiore di quello delle regioni del Sud +1%.
I consumi totali interni pesano sulla differente dinamica territoriale (+1,2% nel Centro- Nord e + 0,5% nel Sud), in particolare i consumi della P.A., che segnano +0,5% nel Centro-Nord e -0,3% nel Mezzogiorno.
Ma è nel 2019 che si rischia un forte rallentamento dell'economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud. In due anni, un sostanziale dimezzamento del tasso di sviluppo.
Il rallentamento "tendenziale" dell'economia meridionale nel 2019 è stimato dalla Svimez, in un contesto di neutralità della policy, in attesa della Nota di aggiornamento al Def e della Legge di Bilancio.
In assenza di una politica adeguata, anche l'anno prossimo il livello degli investimenti pubblici al Sud dovrebbe essere inferiore di circa 4,5 miliardi se raffrontato al picco più recente (nel 2010).
PAOLUCCI: "CRISI DEFINITIVAMENTE ALLE SPALLE"
"L’Abruzzo rialza la testa nel 2017", sono le parole con cui si apre la sezione dedicata all’Abruzzo delle 'Anticipazioni al Rapporto sull’economia e la società del Mezzogiorno', presentate oggi a Roma dallo Svimez.
"Un’ottima prova della nostra economia dopo i dati più contenuti del 2015 (+0,3%) e del 2016 (+0,2%), ma soprattutto un’ulteriore conferma del fatto che la crisi è definitivamente alle spalle e l’Abruzzo aggancia la ripresa in atto in tutto il Paese", commenta Silvio Paolucci, assessore regionale al Bilancio.
"I dati di confronto tra 2016 e 2017 parlano chiaro: occupazione (+1,1%), Pil (+1,2%) ed export (+10,2%) sono tutti positivi e testimoniano la notevole capacità dell’apparato produttivo regionale di superare il periodo nero agosto 2016 – gennaio 2017, caratterizzato da tre eventi sismici e un’ondata di freddo di proporzioni eccezionali. È il segno che l’azione di governo della nostra amministrazione ha inciso favorevolmente sul quadro economico dell’Abruzzo, risollevandolo dal tunnel in cui era finito a causa della crisi. Sappiamo che c’è ancora strada da fare per consolidare il cammino intrapreso, ma è innegabile che ci si stia muovendo in un contesto di rinnovata positività", conclude.
PATRICIELLO: "UN TERRITORIO CHE PERDE I SUOI GIOVANI PERDE IL FUTURO"
Di ben altro avviso l'europarlamentare molisano Aldo Patriciello, membro del gruppo Ppe al Parlamento europeo, che definisce "tutt'altro che risolta" la questione meridionale.
"Un territorio che perde i suoi giovani - afferma Patriciello - è un territorio che perde il futuro. E il Mezzogiorno ha bisogno di tutto, tranne che di perdere ulteriore terreno. Il drammatico calo demografico che nell’ultimo decennio ha colpito il Sud Italia, oltre a riflettere il profondo disagio che impoverisce il nostro tessuto sociale, testimonia che la questione meridionale è tutt’altro che risolta. Inutile nascondersi dietro un dito".
"Quasi due milioni di cittadini emigrati costituiscono un dato più che allarmante - aggiunge Patriciello -. Fino a quando si continuerà a non affrontare seriamente il nodo della enorme sperequazione presente nella nostra penisola sarà difficile ritornare ai livelli di ricchezza pre-crisi e arrestare, di conseguenza, l’emigrazione dei nostri giovani. E non lo dico soltanto io, ma tutti i principali centri di ricerca e statistica nazionali ed europei: senza uno strutturale processo di crescita del Mezzogiorno è impensabile generare livelli di sostenibilità economica adeguati per l’intero Paese".
"A meno che non si voglia istituzionalizzare una volta e per sempre il divario tra nord e sud ed applicare un principio di darwinismo territoriale in base al quale solo le Regioni ricche saranno in grado di sopravvivere e reggere la sfida competitiva, mentre quelle a basso reddito resteranno perennemente indietro. Occorre dunque – afferma Patriciello - recuperare quella centralità politica smarrita negli ultimi anni e realizzare una base su cui costruire un discorso a lungo termine: serve un vero e proprio Piano Marshall per il Sud che sia il frutto di una strategia tra Unione Europea, Governo e istituzioni regionali".
"Abbiamo già ampiamente sperimentato l’inefficacia di interventi emergenziali o dettati da particolari circostanze del momento. C’è bisogno invece di invertire la rotta e di dare un segnale di forte discontinuità con il passato: un Mezzogiorno periferia economica del Paese non conviene a nessuno. I dati di questi ultimi giorni – conclude l’europarlamentare azzurro - non fanno altro che certificare una realtà ben nota a tutti ma che stranamente, fino ad oggi, fa fatica ad entrare nelle priorità dell’agenda politica del nostro Paese".
|
|
|
|
|