ROMA «La Lega faccia dimettere Foa e indichi una donna. La Bianchi Clerici va benissimo», dicono da FI. «Non se ne parla, noi andiamo avanti, il Cda è nel pieno delle funzioni», rispondono dal partito di via Bellerio. Lo scontro sulla Rai nel centrodestra ha raggiunto l'apice. Ieri la rottura, rumorosa. Il partito azzurro, al pari di Pd e Leu, non ha partecipato al voto in Commissione Vigilanza. Da qui la bocciatura del giornalista italo-svizzero indicato dalla maggioranza come presidente Rai. Raccolti 22 sì - a favore la maggioranza e Fdi -, occorreva raggiungere il quorum dei due terzi, ovvero 27 voti. Un incontro mattutino, con Salvini che è corso da Berlusconi all'ospedale San Raffaele di Milano, sembrava aver aperto uno spiraglio. «Solo problemi di comunicazione, il centrodestra si ricompatterà quando rifaremo il nome di Foa», l'iniziale convinzione del vicepremier. In effetti anche in FI spiegano che il Cavaliere, pur insistendo sul metodo sbagliato portato avanti dall'alleato, si era detto possibilista su un'intesa in extremis. La Lega, dicono gli azzurri, ha messo sul tavolo la direzione di una testata giornalistica di viale Mazzini, le altre nomine sugli enti di Stati, le future scelte in vista delle tornate amministrative, la promessa di difendere gli interessi delle aziende del Cavaliere. Ma la porta del dialogo si è subito chiusa: tutti i big di FI - da Ghedini e Letta ai capigruppo Gelmini e Bernini - hanno bocciato anche l'eventualità di tirare le trattative fino a settembre. Così nel pomeriggio Berlusconi ha detto no alla riproposizione di Foa: «FI non lo voterà. Il servizio pubblico non può essere espressione unilaterale di una maggioranza». Pronta la replica di Salvini: «La Lega prende atto che FI ha scelto il Pd per provare a fermare il cambiamento, per la Rai. Dispiaciuti, continuiamo sulla via del cambiamento, sicuri che gli italiani e gli elettori del centrodestra (come dimostrano tutti i sondaggi) abbiano le idee chiare». Queste parole pesano dentro Forza Italia, dove spuntano tensioni interne.
IL MONITO
Un messaggio inviato ai vertici azzurri. E ora? Il Quirinale auspica una soluzione super partes, ma la Lega va avanti. Ha invitato Foa ad insediarsi in qualità di consigliere più anziano, non pensa ad un piano B. Ieri il cda si è concluso con un nulla di fatto, si replicherà oggi, la Vigilanza non è stata ancora convocata. «Il parere che darò sarà quello di riconfermare la fiducia a Foa, che ha lavorato nell'ambito dell'informazione del centrodestra», dice Salvini.
I dem Marcucci e Anzaldi minacciano azioni legali qualora i leghisti non facciano un passo indietro. Essendo cambiata la legge per la designazione del presidente della Rai non c'è un precedente in merito. La riproposizione del nome di Foa viene considerata una via istituzionalmente sbagliata ma non viene affatto esclusa. Dal M5S ecco lo stop: «Se ci sarà ha spiegato Di Maio - un'intesa tra le forze politiche è auspicabile che il nome di Foa torni in Vigilanza. Altrimenti il nome di Foa non può tornare: lo dice la legge, non io». Il ministro dello Sviluppo aveva avuto rassicurazioni dallo stesso Salvini. «I parlamentari di FI in Vigilanza hanno espresso un voto discordante dalla volontà del leader», è l'attacco di Di Maio. «La scelta del no è stata assunta dai nostri gruppi parlamentari e l'ho naturalmente condivisa», ha chiarito Berlusconi. «Che ormai gioca con Renzi», rilanciano dalla Lega. Nelle regioni, le giunte di centrodestra sembrano a rischio. Ieri tensione anche in commissione Agricoltura, con il ministro Gian Marco Centinaio che ha detto di stare «zitto» al senatore azzurro Francesco Battistoni.