Se l'opposizione pensa che il caso D'Alfonso si risolva in tre giorni si sbaglia. L'iter delle dimissioni dalla Regione del governatore, seguite dallo scioglimento del consiglio regionale, è più lungo. Fonti ben informate del centrodestra e del Pd, parlano infatti di settembre, per una serie di motivi. Il primo: i tre giorni entro i quali Luciano D'Alfonso dovrà scegliere tra Regione e Palazzo Madama non sono partiti dalla delibera che la Giunta per le incompatibilità del Senato ha approvato giovedì scorso, ma cominceranno dalla notifica al diretto interessato dell'avviso di Maurizio Gasparri, presidente della Giunta per elezioni.Alle 14 di ieri, però, la notifica non c'era ancora. Solo quando ci sarà, D'Alfonso dovrà manifestare la sua scelta nell'arco delle 72 ore successive, e lo farà di sicuro altrimenti verrà dichiarato decaduto dalla carica di senatore. Ma anche in questo caso la parola fine non è ancora scritta. Anzi, i passaggi successivi faranno con molta probabilità slittare al prossimo mese l'ultimo atto di questa vicenda. D'Alfonso, infatti, dovrà comunicare le sue dimissioni da governatore al presidente del consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio che, a sua volta, firmerà il decreto di scioglimento del consiglio regionale. Ma prima che questo provvedimento diventi reale occorre la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Abruzzo che, mediamente, avviene dopo 15 giorni. E solo dopo la pubblicazione, Di Pangrazio con Giovanni Lolli che, nel frattempo, avrà preso il posto di D'Alfonso, e il presidente della Corte d'Appello, Fabrizia Francabandera, fisseranno la data delle nuove elezioni. Che debbono avvenire, si badi bene, «non meno» di 120 giorni dopo (30 più 90) la pubblicazione sul Burat dello scioglimento del consiglio.Tirando le somme di questo iter lungo e complesso, che sta già facendo scaldare i motori al M5S, si può dire che il caso D'Alfonso si dipanerà definitivamente a settembre, e che l'Abruzzo potrebbe rivotare nel 2019. Anche se da mercoledì, dopo l'ultimo consiglio regionale, D'Alfonso uscirà di scena. Ma per il M5S la partita si chiude politicamente oggi. Così sottolinea Sara Marcozzi nella nota che annuncia l'arrivo di Luigi Di Maio a Pescara per le ore 21. Ad attendere il ministro in piazza Salotto ci saranno quasi tutti i big del movimento. Sarà infatti assente Enrica Sabatini. E presenti: «I portavoce abruzzesi del M5S (compreso Pietro Smargiassi) ed il sottosegretario Gianluca Vacca. Una grande festa», annuncia Marcozzi, «vista l'ultima vittoria ottenuta alla Camera grazie all'approvazione del Decreto dignità. Sarà l'occasione per ascoltare direttamente dalla voce del ministro tutte le svolte che il decreto porterà nella quotidianità degli italiani e degli abruzzesi (...), Inoltre», conclude, «sarà anche l'ultimo giorno del doppio ruolo di D'Alfonso». Nessun riferimento alle regionarie sospese mercoledì scorso, su cui stanno indagando i probiviri Ma una nota a firma congiunta in cui il sottosegretario Vacca, dando una propria interpretazione del comma 6, articolo 18, del regolamento della Giunta per le elezioni, tra l'altro dichiara: «Il senatore incompatibile ha solo 3 giorni per scegliere cosa fare, ma 3 giorni a ridosso di un week end e della pausa estiva dei lavori dell'aula, possono essere tantissimi. Ed è su questa relatività temporale che i deputati Pd hanno provato vergognosamente a mettere sotto scacco la Costituzione allungando la doppia vita politica di D'Alfonso (astenendosi in giunta, ndr). Ci auguriamo che questo squalificante tentativo di allungare l'agonia dell'Abruzzo», conclude Vacca, «venga fermato riuscendo a portare in aula del Senato il provvedimento all'inizio della prossima settimana, ovvero prima della pausa estiva».