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Pescara, 24/11/2024
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Data: 06/08/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Abruzzo verso le regionali - Legge elettorale, si decide la rivoluzione delle regole. Oggi in commissione, e domani in consiglio, il voto sulle nuove norme: sono 4. Le più importanti salvano i sindaci candidati-presidenti e premiano le coalizioni

PESCARA Per i politici si tratta di modeste modifiche, ma in realtà quelle che oggi saranno votate in Commissione statuto, e domani in Consiglio regionale, sono un'autentica rivoluzione della legge elettorale della Regione, da approvare 24 ore prima dell'addio di Luciano D'Alfonso alla poltrona da governatore e del successivo scioglimento del consiglio regionale previsto per dopo Ferragosto. In sintesi, le modifiche sono quattro e spalancano le porte ai sindaci, e non solo a loro, che vogliono candidarsi alle elezioni regionali previste per fine anno, o al massimo per l'inizio del 2019; premiano fortemente le coalizioni, a discapito delle liste che corrono da sole, sia per quanto riguarda il numero dei seggi da attribuire sia per gli sbarramenti al di sotto dei quali si resta fuori; e infine aumentano da 29 a 34 il numero dei consiglieri con l'introduzione della figura del supplente che sostituirà gli assessori presenti in consiglio. Sono modifiche che stanno creando spaccature, anche all'interno di uno stesso partito (vedi Fi) o tra partiti della stessa coalizione (il centrodestra) ma anche inaspettate alleanze (centrosinistra-Forza Italia). Cerchiamo quindi di capirne la sostanza, gli effetti e chi ne trarrà vantaggi.
CHI VINCE DAVVERO. Porta la firma del capogruppo del Pd, Sandro Mariani, la modifica della legge elettorale regionale, la numero 9 del 2013, voluta anche da una parte del centrodestra, che prevede di ripartire i seggi per coalizioni e non per liste, attraverso l'applicazione del metodo D'Hondt. In sintesi è una modifica che privilegia le coalizioni. Molte altre regioni, del resto, adottano già questo sistema.
CHI RESTA FUORI. Sempre Mariani a nome del centrosinistra propone anche una modifica degli sbarramenti al di sotto dei quali una lista o una coalizione rimarranno fuori. La legge del 2013 prevede "per le liste il 4 per cento dei voti validi o del due per cento se collegata a una coalizione che ha superato il 4 per cento". La modifica invece alza le asticelle rispettivamente all'8 e al 3 per cento, che oggi sarà comunque abbassata al 2. Anche in questo caso sono di fatto penalizzate le liste che corrono da sole.Da precisare inoltre che il voto di coalizione si calcola sul candidato presidente. E resta intatta la regola secondo la quale può entrare in consiglio solo il candidato presidente che arriva secondo, mentre il terzo rimane fuori a meno che non si presenti con una doppia candidatura come è accaduto, quattro anni fa, per Sara Marcozzi del M5S. In tutti i casi, la modifica comporterà una corsa verso le coalizioni anche con le civiche. La stessa modifica ha però innescato la reazione immediata di partiti della sinistra e, sull'altro fronte, della Lega che, forse, non vuole che Forza Italia si rafforzi.
ADDIO ANTI-SINDACI. Un emendamento del centrosinistra a una proposta di legge del consigliere regionale Giorgio D'Ignazio punta invece a cancellare la norma anti-sindaci, la legge regionale 51 che nel 2004 sbarrò la strada proprio a Luciani D'Alfonso. La legge ora prevede che un sindaco, oppure un componente del Csm, che vuole candidarsi alle regionali, deve dimettersi dal suo incarico sette giorni dopo lo scioglimento anticipato del consiglio. La proposta alternativa allunga questo periodo a 60 giorni. In questo modo sindaci come Antonio Luciani (Francavilla) o Umberto Di Primio (Chieti), e non solo loro, avranno più tempo per decidere. Ma in Forza Italia c'è maretta: Mauro Febbo infatti farà ostruzionismo visto che, per la corsa alla candidatura, ha Di Primio come competitor. Ma l'Anci, l'associazione dei Comuni, è pienamente d'accordo: l'elettorato passivo deve avere gli stessi diritti.
I SUPPLENTI. L'ultima modifica è firmata da Giorgio D'Ignazio e prevede la surroga degli assessori presenti in aula con altrettanti consiglieri supplenti scelti tra i primi dei non eletti. Gli assessori debbono pensare alla giunta. Ma in questo modo aumenta anche il numero degli eletti e la proposta piace molto a Forza Italia.

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