ROMA E meno male che il gasdotto Tap attraversa solo 8 chilometri di territorio italiano. Più altri 800 metri a 15 metri sotto il mare di fronte alla bella spiaggia di San Foca, in Puglia. Otto chilometri e 800 metri che - se mai il gasdotto riuscirà ad approdare sul territorio italiano - si aggiungerebbero ad altri 9.590 chilometri di tuboni da oltre un metro di diametro disseminati in tutt'Italia negli ultimi 70 anni, da quando l'Eni di Enrico Mattei iniziarono ad assicurare energia a buon mercato al miracolo economico italiano.
Eppure questi 8,8 chilometri di gasdotto pugliese non smettono di terremotare la politica italiana, al punto da far fibrillare anche il governo gialloverde, spaccato come una mela fra i pentastellati favorevoli al no e leghisti sgomitanti per il si. I più smaliziati arrivano a parlare di buone dosi di teatrino visto che l'Italia ha sottoscritto una montagna di trattati internazionali su questo gasdotto in costruzione da 10 anni nei territori di una decina di Stati dall'Azerbaijan all'Albania .
PING PONG
Ieri comunque la pentastellata pugliese Barbara Lezzi, ministro per il Mezzogiorno, ha ribadito la netta opposizione all'opera. In contrapposizione al si pronunciato il giorno prima - e ricordato anche ieri («Le opere servono») dal vicepremier e leader della lega Matteo Salvini. La cui posizione è chiarissima: disposto a discutere sulla Torino-Lione ma intransigente su tutte le altre opere pubbliche compreso il Terzo valico che collegherà Genova al Nord Europa.
Tornando alla Tap va sottolineato che al destino degli 8,8 chilometri di gasdotto aveva dedicato un paio d'ore anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che aveva ricevuto a Palazzo Chigi il sindaco di Melendugno (il paese di 6 mila abitanti nel cui territorio ricade la spiaggia di San Foca) che il 4 marzo ha dato il 67% dei voti ai 5Stelle. Prudente, il premier Conte. Al sindaco ha assicurato attenzione ribadendogli però che l'Italia ha già assunto impegni internazionali sul Tap. Gli stessi impegni che a Conte sono stati ricordati addirittura dal presidente Usa, Donald Trump.
Ma quali sono le ragioni del no formulate dal ministro Lezzi? Ecco il suo post: «Caro Matteo Salvini, in Italia servono le infrastrutture ed in particolar modo ne hanno estremo bisogno il Sud e le aree interne del centro-nord». E ancora: «Strade sicure, ferrovie, scuole, ricerca, università, bonifiche anti-dissesto idrogeologico, energia pulita. Questi sono gli investimenti che l'Italia aspetta».
Insomma per la Lezzi il gasdotto non serve al Sud anche se, per la verità, non è che quegli 8,8 chilometri di tubazioni impediscano la costruzione di scuole. Ma in questo modo la Lezzi fornisce munizioni al fronte del no per replicare a Salvini che per spingere il proprio si ha usato un argomento ultra-popolare: «Il gasdotto - ha detto il vicepremier e così le bollette scenderanno del 10%».
Fatto sta che il primo ottobre sulla spiaggia di San Foca dovrebbe riaprire il cantiere della Tap che dovrebbe iniziare a pompare gas dal 2020. Di questo gasdotto, che parte dal Mar Caspio, si parla dal 2005. Se l'Italia non dovessere rispettare gli accordi le penali potrebbero superare i 15 miliardi di euro.