FRANCAVILLA Le elezioni regionali si avvicinano sempre di più e Antonio Luciani esce allo scoperto per confermare di volersi candidare. Non al consiglio, ma addirittura alla presidenza. «Io sono a disposizione per una mia candidatura nel ruolo di presidente della Regione, così come sono pronto a battermi in campagna elettorale per persone meritevoli», dice.Se riceverà il via libera dalla coalizione di centrosinistra il sindaco, al suo secondo mandato, dovrà lasciare in anticipo la guida del Comune. Il presidente della Regione Luciano D'Alfonso si dimetterà in settimana, dando così il via allo scioglimento del consiglio. E Luciani si dice già pronto a scendere in campagna elettorale. «L'importante è che si esca fuori dagli schemi precostituiti e si voglia realmente rinnovare», avverte. Nel frattempo, non risparmia critiche al Pd. «Il Partito democratico», sostiene, «è stato ampiamente superato dai tempi e dalla stima degli elettori, poiché la sua classe dirigente non ha saputo interpretare il vento del cambiamento. Non sono però morti i valori del centrosinistra e in molti di essi io credo fermamente». Ecco, quindi, la sua ricetta. «Non c'è altra possibilità», fa presente, «che individuare una nuova leadership dell'area di centrosinistra. Leadership che possa contrastare validamente il dilagante populismo dell'attuale governo e sia in grado di tornare con umiltà tra i cittadini evitando di bussare alla loro porta solo durante la campagna elettorale. Non vorrei passare per un disfattista perché non lo sono mai stato, ma non riesco a vedere alcun elemento positivo nel comportamento e nelle azioni di coloro che dovrebbero essere in grado di coordinare e gestire l'area alla quale appartengo. Dovrebbero solo farsi da parte». Poi, una bacchettata anche agli amministratori della Regione. «Ho appreso dell'improvvisa esigenza degli attuali amministratori regionali», afferma, «di prorogare il termine per le dimissioni o decadenza dalla carica dei membri del governo e dei sindaci delle città con popolazione superiore a 5.000 abitanti (si parla di portarlo da 7 a 60 giorni dallo scioglimento del consiglio regionale). Esigenza che appare tardiva, sospetta e che non tiene affatto presente l'interesse dei territori. Mi chiedo come mai la classe dirigente non abbia proposto di abrogare la legge "anti D'Alfonso" in questi 4 anni, visto che siamo l'unica Regione d'Italia nella quale c'è tale incompatibilità e come mai si proponga solo oggi frettolosamente di ampliare il termine da 7 a 60 giorni».«Lasciare la guida della mia città oggi sarebbe un enorme sacrificio», sottolinea, «sarei disposto ad affrontarlo solo a condizione di avere le mani libere per un progetto di ricostituzione dell'intera area di centrosinistra allo scopo di aggregare i movimenti civici che nascono dal territorio e dalla gente. In questo caso non avrei alcun dubbio, consapevole del fatto che anche la mia città resterebbe al mio fianco. Se così non fosse, continuerei con convinzione ed entusiasmo a fare quello che sto facendo».