Una telenovela. Ieri sera, alle otto passate da un pezzo, Luciano D’Alfonso ha diramato un’altra annunciazione. Non usa però la parola dimissioni, che per lui è una specie di tabù (e anche una parola sola, vuoi mettere a dire la stessa cosa con cento parole) ma la chiama “lettera di disimpegno”. La notizia piomba nell’ultimo Consiglio regionale della legislatura cominciato da pochissimo, visto che l’ostruzionismo sulle modifiche alla legge elettorale ad opera del centrodestra (Mauro Febbo per primo) e 5 stelle, è andato avanti per tutto il pomeriggio. Alla fine lo sbarramento turco all’8 per cento, come lo chiama Maurizio Acerbo segretario di Rifondazione, per evitare alle liste piccole di avere una rappresentanza in Consiglio, viene ritirato: il capogruppo Sandro Mariani, sfiancato dagli emendamenti delle opposizioni, preferisce alzare bandiera bianca.
“Il PD renziano e dalfonsiano è riuscito nel miracolo di collocarsi a destra di Mauro Febbo che va ringraziato per aver difeso con l’ostruzionismo insieme al resto dell’opposizione – dal M5S a SI – la democrazia e la decenza – commenta Acerbo – Durante i 5 anni della giunta di centrodestra lo scontro con noi è stato sovente ferocissimo, ma agli ex-missini come Febbo non sono venute in mente le forzature antidemocratiche a cui ci hanno abituato questi bulletti del Pd”.
Passa invece la surroga, che stava molto a cuore al centrodestra, che comporterà il passaggio a 35 consiglieri, ma a costo zero, garantiscono.
Rimane in piedi però la modifica salva-sindaci, che dovrebbe innalzare da 7 a 60 giorni il termine entro il quale i sindaci (e, secondo alcuni, anche Giovanni Legnini in scadenza il 24 settembre dal Csm, ma che è assai improbabile voglia accollarsi l’onere di raccogliere i cocci del Pd) devono dimettersi per potersi candidare alla Regione.
Insomma, un clima da ultimo giorno di scuola, ma sarebbe da dire di festa (visto che molti degli attuali consiglieri regionali non saranno rieletti), quello di ieri sera all’Aquila. La notizia di Dalfy fa il giro dei banchi. E’ l’ultima notte della Regione. Una lettera in cui dice, nel suo slang a metà strada tra arzigogolo e supercazzoola, che domani, cioè oggi, metterà in evidenza, dice proprio così,
“metterò in evidenza che opterò per il Senato. E quindi comunicherò conclusa la mia esperienza di presidente della Giunta regionale”.
Insomma, non aspetterà neppure la raccomandata della Giunta per le elezioni, ma saluterà tutti e ciao.
“Domani – ha dichiarato D’Alfonso – comunicherò ufficialmente al presidente del Consiglio Regionale e al presidente del Senato che sarò definitivamente senatore dopo questi 5 mesi”.
No, la raccomandata non c’è ancora:
“Non mi è ancora arrivata ma ho avuto comunicazione che arriverà domani o dopodomani: la mia lettera di disimpegno è già pronta e spero di renderla nota domani”,
ha spiegato D’Alfonso. Dalla data dell’opzione partirà dunque tutta la procedura che dovrà portare l’Abruzzo a nuove elezioni.
ps: Fine di una storia brutta, poco dignitosa e mai capita dai cittadini.