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Pescara, 24/07/2024
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Data: 08/08/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
C'è l'asse Fi-5Stelle La giunta ritira la legge elettorale

L'AQUILA Con il presidente D'Alfonso dimissionario oggi l'ufficialità -, qualche consigliere in vacanza e qualche dissidente assente strategicamente, quella che avrebbe dovuto essere la giornata cruciale della politica regionale si è trasformata in uno scontro muscolare in commissione, lunghissimo e snervante. Tanto che la prevista seduta di Consiglio, decisiva per il trasporto pubblico locale, L'Aquila capoluogo, la Nuova Pescara (duramente criticata dal sindaco di Spoltore Di Lorito: «Non conosciamo nulla»), i nuovi orari del commercio e quant'altro, è slittata via via fino a tarda sera. Neanche a dirlo, la battaglia campale si è giocata sulla nuova legge elettorale, o meglio sulle modifiche al meccanismo di voto. Il centrosinistra è riuscito a portare a casa (ma sarà battaglia in aula) dopo interminabili ore di commissione solo il progetto di legge 448, proposto da Giorgio D'Ignazio ormai un anno fa e rispolverato in chiusura di legislatura, mentre ha dovuto fare marcia indietro sul grosso della questione: la norma proposta da Sandro Mariani (Pd) che prevedeva l'innalzamento delle soglie di sbarramento e una ripartizione dei seggi privilegiando le coalizioni. Provvedimento ritirato alla luce dei 300 emendamenti di Forza Italia e dei 100 Cinque Stelle. Gli azzurri hanno detto di «aver ottenuto una vittoria importante», annunciando ulteriore battaglia in Consiglio».
Per farla breve l'asse centrodestra-Cinque Stelle è riuscito a tenere inchiodata la seduta dalle 9 del mattino precedente fino alle 15 di ieri, con la discussione degli emendamenti. Alla fine il 448, come detto, è passato, con un emendamento destinato a far discutere: quello che prevede, in caso di scioglimento del Consiglio, il decadere delle cause di ineleggibilità se le funzioni esercitate, la carica o l'ufficio ricoperto sono cessati non entro sette, ma entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione del decreto di scioglimento stesso. C'è chi l'ha ribattezzata norma salva Legnini, dato per possibile candidato governatore, perché consente di giungere sino alla fine del suo mandato come vice presidente del Csm (24 settembre). Ma c'è anche chi sostiene che Forza Italia avrebbe preferito i sette giorni per stoppare la possibile discesa in campo di Umberto Primio.
Per salvare la forma alcuni esponenti di maggioranza hanno tentato di spiegare che la riforma elettorale è necessaria per tutelare la governabilità, per evitare più possibile i monogruppi e le frammentazioni, per distinguere nettamente la carica di assessore da quella di consigliere. Insomma, manovre e strategie in funzione delle ormai prossime elezioni, con alleanze saltate, accordi sotto traccia, ostruzionismi e una tensione indicibile.
ARROSTICINI
Si narra che ieri, tra i tanti temi in discussione in commissione, si sia riusciti a discutere ferocemente anche sulla nascita di un possibile marchio di qualità a tutela dell'arrosticino abruzzese. Il problema è che accanto al prossimo voto ci sono questioni imminenti e di importanza cruciale: sicuramente le leggi per L'Aquila e Pescara, ma soprattutto la norma per il trasporto pubblico, la definizione degli ambiti e dei servizi minimi senza la quale salterebbe l'operazione in house di Tua e si dovrebbe ricorrere a gare europee. Con grossi rischi anche per i dipendenti. Su questo il tempo è tiranno: tutto ciò che dovesse essere approvato dopo le dimissioni di D'Alfonso è a rischio impugnazione. Nottata decisiva.

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