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Pescara, 24/11/2024
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Data: 09/08/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
L'Aquila capoluogo e Nuova Pescara fondi nelle ultime norme e proteste

L'AQUILA L'ultima seduta del Consiglio regionale nella pienezza delle sue funzioni sarà certamente ricordata per il varo, in entrambi i casi all'unanimità, delle leggi su L'Aquila capoluogo e Nuova Pescara. Si tratta di due provvedimenti distinti o, addirittura, come ha sostenuto il forzista Lorenzo Sospiri l'uno (L'Aquila capoluogo) in reazione dell'altro (Nuova Pescara). Fatto sta che L'Aquila beneficerà di circa 900mila euro annui, mentre per la fusione tra i Comuni adriatici il percorso è più complesso, lungo e irto di difficoltà, tanto che ieri Gabriele Di Stefano, consigliere di Montesilvano del gruppo misto, all'esterno dell'Emiciclo ha esposto dei cartelli di protesta.
Per quanto concerne Pescara, Riccardo Mercante, 5Stelle, a cui si deve la primogenitura del testo, ha parlato di «giornata storica per l'Abruzzo. Vantaggi e benefici sono chiari a tutti, tranne a qualche guerriero giapponese della politica. Si guarda ai prossimi 100 anni, a un polo di circa 200mila abitanti capace di competere, ottimizzare i servizi, intercettare finanziamenti comunitari». Più pragmatica l'analisi di Lorenzo Sospiri: «Arriviamo tardi. È demandato tutto agli anni che abbiamo di fronte. Oggi approviamo un assunto: si deve fare una fusione nel 2022 o 2024, ma non sappiamo se è fattibile. Si farà? Lo vedremo, anche finanziariamente. Speriamo che il sogno si realizzi e non diventi un incubo. In tutta la storia italiana mai è stata fatta una fusione di Comuni sopra a 15mila abitanti. Potremmo immaginare di essere un faro per la Repubblica». D'Alfonso ha sostenuto il non valore dell'aumento demografico: «Il fatto interessante è l'autoconvocazione di oltre 100mila persone che hanno determinato di mettersi in cammino. Nel 1700 sarebbe stata una rivoluzione. La città più cresciuta al mondo è Malmoe, che ha messo in campo infrastrutture di collegamento. Questa è una legge di qualità perché non emotiva, non neroniana, non precipitosa. Creerà crisi, ovvero fatica nell'evoluzione del passaggio. La dimensione rivoluzionaria che c'è va tenuta viva, da subito».
Per L'Aquila, Pierpaolo Pietrucci (Pd) ha detto che la legge «ribadisce la funzione dell'Aquila capoluogo, ma ne ridisegna la dimensione regionale. Avevamo deciso di presentarla a inizio consiliatura nella speranza di segnare il corso politico. Così non è stato. Ho vissuto con grande sofferenza il sentimento di rancore nei confronti dell'Aquila. Ho vissuto sensazioni di solitudine e isolamento, dovute in parte al vittimismo ma in parte alla frattura non sanata che arriva dal 1971. Negli ultimi anni ci sono stati anche tentativi revisionisti. Alla fine è un testo importante, al di là delle risorse aggiuntive». Anche D'Alfonso ha battuto sulle funzioni del capoluogo: «Non è mai stato in dubbio il ruolo, semmai la capacità di fornire servizi che tipizzano le città capoluogo. Per fare questo la città deve essere attrezzata, efficiente, efficace. Ci vuole una legge che riconosca la differenza di funzionamento. Questa legge non fa conto della momentaneità o della tradizione in affanno. Fa sì che L'Aquila possa essere facilmente capoluogo quanto alla domanda di aggregazione, dei servizi, dell'attrattività». Sospiri ha incalzato: «Vorremmo che da questa norma, gettata lì come forma di reazione alla Nuova Pescara, si creino le condizioni affinché il futuro diventi un po' presente. L'Aquila deve essere un capoluogo della nazione, non dell'Abruzzo».

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