PESCARA La sala Filomena Delli Castelli è piena. Sono arrivati in tanti ad ascoltare il bilancio di 50 mesi alla Regione di Luciano D'Alfonso - che lascia la guida dell'ente a Giovanni Lolli - che elenca le cose fatte e non nasconde il rimpianto per quelle lasciate in sospeso. Prima fra tutte, il problema delle liste d'attesa, poi la sede unica della Regione a Pescara, e quella che era una sua personalissima aspirazione: dotare l'Abruzzo di una legge che aiutasse le giovani coppie nel percorso per l'adozione di un bambino.
IL FALEGNAME. Ieri D'Alfonso ha protocollato le dimissioni. Da oggi si trasferisce in Senato, a Palazzo Madama, «da dove», ha assicurato, «continuerò a guardare sempre all'Abruzzo». E lo farà anche per quanto riguarda le elezioni che si dovranno tenere per l'elezione dei nuovi vertici regionali. «Vincerà», dice, «chi prenderà 200mila voti, cioè il 30% delle preferenze. Per quanto mi riguarda, sarò il "falegname" del centrosinistra».D'Alfonso si è detto convinto che la prossima tornata elettorale sarà una corsa a quattro per l'elezione del nuovo presidente. L'ormai ex governatore, evidentemente, scommette sulla separazione tra Forza Italia e Lega, più centrosinistra e 5 Stelle. «Nel mio caso fu diverso», ha osservato, «perché la competizione reale fu a tre, ma stavolta può essere a quattro. Lavorerò per facilitare la maggior convergenza possibile a supporto del centrosinistra, del mondo delle professioni, del mondo dell'impegno privato e del volontariato, andando oltre la consistenza dei partiti e facendo in modo che i partiti vengano aiutati a tornare ad essere infrastrutture della società».
QUANDO SI VOTA. Il refrain, ormai, è sempre lo stesso da mesi: quando si vota? D'Alfonso non si è sbilanciato, arrivando solo alla fine di un articolato discorso a ipotizzare una data, «tra dicembre e gennaio prossimi», del tutto orientativa. La data, ha osservato, «sarà determinata dalla convergenza di tre figure; il presidente della Giunta facente funzioni, il presidente del consiglio, e la presidente della Corte d'appello. Sono loro», ha detto, «che determinano la scelta della data del voto. Una cosa è certa, e al contrario di quanto avvenuto finora, chi arriva dopo di me, dispone di un quadro di tutto ciò che è stato realizzato, un dossier nel quale ho raccolto tutte le attività svolte durante la mia presidenza. Da qui bisogna ripartire». Le opposizioni si augurano di votare entro l'anno, ma il centrosinistra spera nello slittamento d'un paio di mesi.
LE INCHIESTE. D'Alfonso sceglie la sua ultima conferenza stampa da governatore per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. «Sono stato giuridicizzato 53 volte», dice, «e per 53 volte tutto si è concluso con la piena validazione della mia condotta. Essere eletti significa assumersi responsabilità, anche quando comporta dei rischi».
I CANDIDATI. Tornando alle elezioni, oltre al dilemma della data c'è anche quello dei candidati. Chi sarà il candidato presidente della coalizione del centrosinistra? Una coalizione, ha spiegato il senatore D'Alfonso, della quale faranno parte anche tre liste civiche. «Il nome verrà fuori con le primarie», ha assicurato, «come prevede lo statuto del partito principale di una coalizione possibile di centro-sinistra. O da una comunità politica di "saggi" che, prescindendo dalle primarie, per oggettività di merito affidano questo ruolo al migliore che ci può essere in Abruzzo, ma non solo dal punto di vista territoriale-regionale. Penso che non sarà difficile trovare una persona di tali caratteristiche».
ETA BETA. «Penso a un Eta Beta che abbia capacità di fare coalizione, autorevole, che non abbia nemici», ha proseguito, «un Eta Beta che abbia la capacità di una cultura di governo, che conosca il valore, la densità e la delicatezza della decisione pubblica, una persona con una storia riconoscibile, che abbia il linguaggio della politica, linguaggio dell'amministrazione e il linguaggio delle istituzioni. Lavorerò per stimolare tante candidature, per costruire un voto di opinione e di preferenza, e credo che ci saranno anche altre persone che si metteranno in campo».
IL CASO LEGNINI. Circolano voci su una possibile candidatura di Giovanni Legnini, vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, alla presidenza della Regione. «Non so se quel nome è in campo, ma tengo a precisare che Legnini», ha tagliato corto D'Alfonso, «è una risorsa della Repubblica per incarichi rilevantissimi. Io conosco la stima che riscuote Legnini ai massimi livelli nazionali, e so che per questo viene preso in considerazione per incarichi rilevantissimi».