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Pescara, 24/07/2024
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Data: 10/08/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
D'Alfonso dopo l'addio «Adesso le primarie»

PESCARA - Per rompere l'indugio ci sono voluti 158 giorni dal voto che il 4 marzo lo ha portato sui banchi di Palazzo Madama. Da ieri Luciano D'Alfonso non è più il governatore della Regione Abruzzo, ma si dedicherà unicamente all'attività di capogruppo del Pd nella commissione Finanza e Tesoro del Senato. Una scelta obbligata dall'aut-aut arrivato dalla Giunta delle elezioni di Palazzo Madama. Il tempo per optare tra le due cariche incompatibili è infatti scaduto, anche se questi cinque mesi a disposizione sono serviti a scongiurare il ritorno (troppo ravvicinato) al voto in ottobre. A proposito del quale D'Alfonso non ha più la certezza della risposta che aveva consegnato solo qualche giorno fa: «Quando si terranno le regionali? E' un'attività complessa che sarà gestita dal presidente della Giunta (il subentrato Giovanni Lolli), dal presidente del Consiglio regionale e dal presidente della Corte d'Appello. Dipende da loro - precisa D'Alfonso -, saranno loro a determinare l'iter».
Così la data fatta dallo stesso ex governatore, quella di novembre-dicembre, sembra allontanarsi: «Si potrebbe votare il 23 dicembre - spiega - o la prima domenica di gennaio». Insomma, la data non c'è ancora, mentre il senatore del Pd sembra avere le idee chiare su come il suo partito e il centrosinistra dovranno affrontare la prossima, difficile sfida elettorale. Intanto sul nome del candidato.
CANDIDATI
Il più forte in campo, al momento, resta quello del vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, che a fine settembre lascerà Palazzo dei Marescialli per scadenza mandato. Ma che non sia questo il nome che D'Alfonso ha in mente si intuisce da tante cose: «Legnini è una risorsa per rivestire ruoli nazionali - dice -, il candidato si sceglierà come da Statuto con le primarie». E quello di Legnini non è un nome da spendere attraverso le primarie.
PERCORSO
Altra notizia: «Ci saranno tre liste civiche del centrosinistra - precisa D'Alfonso -, mi aspetto una competizione elettorale tra quattro candidati presidenti: vincerà chi conquisterà il 30% dei consensi. Serviranno almeno 200mila voti». Il percorso, dunque, è già tracciato. Anche dai lontani banchi di Palazzo Madama, D'Alfonso dirà la sua alle prossime regionali. Anzi, sembra averla già detta senza che il segretario regionale del suo partito, Marco Rapino, abbia necessità di prendere appunti. Intanto ieri c'era da fare il punto sui 50 mesi (1.500 giorni) trascorsi alla guida della Regione. Un bilancio ricco di traguardi messi in fila dallo stesso ex governatore: la norma salva Abruzzo, che ha consentito di spalmare il debito della Regione in 20 anni; la conquista della Zes (zona economica speciale); i 377 interventi programmati con il Masterplan (ieri la firma delle ultime concessioni) per 1,5 miliardi; la nascita di Tua; il salvataggio dei piccoli aeroporti che ha scongiurato la fuga delle compagnie low cost. E ancora: la Fondovalle Sangro, il contratto con le Ferrovia per la Pescara-Roma; i 100milioni per i porti, il prolungamento delle reti Ten-T, l'uscita dal commissariamento della Sanità, i 56milioni destinati alle Province per la viabilità; i 131 km di pista ciclabile (la più lunga d'Italia); il terremoto, con l'acquisto degli immobili invenduti; l'edilizia scolastica, i 300milioni investiti nella depurazione delle acque, la banda ultra larga. Qualche rammarico per le cose non fatte: «La legge per supportare le giovani coppie, le liste d'attesa ancora troppo lunghe della sanità...». E un'ultima chiosa: «Non essere più sul fronte aiuterà a lavorare meno anche i miei avvocati. Sono stato sottoposto a 53 procedimenti giudiziari - ricorda D'Alfonso -: sempre assolto, nonostante ci sia qualcuno alla ricerca di encomi. Vedremo anche su Pescaraporto e Rigopiano come andrà a finire quando sarà determinata l'insorgenza della verità...».

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