L'AQUILA «E' ora, te ne devi andare». Le magliette, forse, erano già pronte per l'ultima seduta del Consiglio regionale, ma Forza Italia ha preferito sfoggiarle ieri, nella contro conferenza stampa convocata in contemporanea a quella con cui il governatore ha annunciato le sue dimissioni. Lorenzo Sospiri e Mauro Febbo hanno tracciato un bilancio negativo della legislatura, chiedendo un rapido ritorno alle urne. «Abbiamo assisito a un governo senz'anima, progettualità, obetitivi, che ha pensato solo alla schizofrenia e all'orgoglio di un presidente che aveva ambizioni poltiche personali e non ai veri problemi dell'Abruzzo. Siamo tornati indietro, abbiamo perso quattro anni. Non c'è stato alcun intervento serio su turismo, infrastrutture, piccole e medie imprese. L'Abruzzo ha una cifra astronomica di persone sulla soglia della povertà. Si voti entro il 2018, viceversa si terrebbe ancora ingessata una regione intera, sarebbe una iattura». Sospiri ha parlato di «un governo pessimo, è ora di pensare ai bisogni degli abruzzesi, con serietà». Sara Marcozzi, Cinque Stelle, ha attaccato: «Finalmente l'Abruzzo è stato liberato dal sequestro istituzionale». Poi ha snocciolato i dati, in particolare le 2.500 imprese chiuse negli ultimi 4 anni, i 15mila posti di lavoro in meno e gli 11mila abruzzesi emigrati per cercare lavoro.
«E' la fine di un incubo per gli abruzzesi. Un incubo durato più di 4 anni, in cui il Governo regionale a guida Pd si è dimostrato inadeguato al ruolo, autoreferenziale e completamente sordo ai problemi reali dell'Abruzzo. Ci auguriamo ora di non dover assistere a ulteriori stratagemmi tesi ad allungare ulteriormente i tempi per il ritorno al voto» hanno dichiarato i coordinatori regionali di Fratelli d'Italia, Etelwardo Sigismondi e Giandonato Morra. Anche i civici ora scalpitano: «Sarà complicato arginare Azione Politica. Il maldestro tentativo di affidare a un atto dagli alti valori democratici, ovvero la legge elettorale, il compito di ammutolire il civismo, conferma che il lavoro che stiamo portando avanti è temuto dal sistema tradizionale partitico» ha detto Gianluca Zelli, leader del movimento.