ROMA Non solo le agevolazioni fiscali per lasciare spazio alla flat tax. La strategia del ministro Tria prevede che anche il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle, sia finanziato attraverso una puntuale revisione degli attuali sussidi sociali: il reddito di inclusione voluto dai governi di centro-sinistra, ma anche gli altri che si sono stratificati nel corso del tempo comprese le varie maggiorazioni sociali e assistenziali applicate ad alcune categorie di pensionati. A cavallo della pausa estiva, anche su questo fronte è iniziato il lavoro di ricognizione della Ragioneria generale dello Stato che poi entro la fine del mese verrà valutato e calibrato a livello politico. Potenzialmente nel setaccio ci sono gli strumenti di sostegno contro la povertà ma anche quelli percepiti dai disoccupati e appunto le maggiorazioni sociali dei trattamenti pensionistici. Il reddito di cittadinanza d'altra parte dovrebbe essere accompagnato dalla pensione di cittadinanza riservata alla fascia anziana della popolazione e l'obiettivo di garantire una soglia minima a tutti verrà costruito partendo dalle varie somme attualmente erogate.
MATERIA DELICATA
Si tratta naturalmente di una materia delicata, come delicata è la partita delle tax expenditures, detrazioni e deduzioni fiscali che dovrebbero essere in larga parte assorbite nella nuova Irpef a due aliquote, ma solo al termine del percorso pluriennale che porterà al profondo riassetto del sistema fiscale. Tra le agevolazioni c'è anche il bonus 80 euro, che tecnicamente è un credito d'imposta e dunque si aggiunge alla retribuzione dei lavoratori dipendenti (con imponibile fino a 26.600 euro l'anno). Ieri i due vicepresidenti del Consiglio Di Maio e Salvini e - informalmente - anche fonti di Palazzo Chigi hanno smentito che sia in programma la cancellazione della misura voluta da Matteo Renzi, il cui costo annuo supera i 9 miliardi di euro. L'obiettivo è naturalmente tranquillizzare gli attuali percettori. Il ministro dell'Economia Tria nei giorni scorsi aveva confermato che il dossier è allo studio, aggiungendo però che nessuno avrà una perdita rispetto alla situazione attuale. Dunque pare difficile che su questo fronte ci possa essere qualche novità già nel 2019. E tuttavia, siccome le coperture serviranno già in autunno, l'esecutivo guarda anche a Bruxelles, come ha ribadito ieri Luigi Di Maio. «Confido nel fatto di ottenere a livello europeo grandi risultati sulla possibilità di andare oltre i parametri» ha detto il capo politico del M5S. Non si tratta si sfondare la soglia del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil ma di ottenere una sostanziosa deviazione rispetto al cosiddetto obiettivo di medio periodo, in termini di miglioramento del saldo strutturale: idealmente 10-12 miliardi decisivi per la dote complessiva della manovra. Di Maio si è poi spinto più in là per auspicare, magari non subito ma in futuro, il superamento della norma costituzionale introdotta nel 2012 che impone il pareggio di bilancio (o meglio l'equilibrio che corrisponde proprio all'obiettivo concordato con la Ue)
I CONTI FINALI
I conti finali si faranno con l'aggiornamento del Documento di economia e finanza a settembre: allora saranno chiari anche gli effetti della minore crescita e l'impatto delle oscillazioni dello spread sulla spesa per interessi.