L'AQUILA Ci vorrà ancora un po' di tempo per l'ufficialità, ma si fa strada con insistenza la possibilità che l'Abruzzo torni al voto per le elezioni regionali nel prossimo anno, a febbraio o più probabilmente a marzo. Al netto di norme tutte da interpretare, e su cui maturerà lo scontro, al momento si tratta solo di uno scenario, che incontra, però, più di qualche conferma. Il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, che nei giorni scorsi era stato incalzato dal centrodestra, ieri ha convocato un vertice con i tecnici da cui è maturata una tempistica: «Entro e non oltre il 16 agosto», cioè dopodomani, verrà siglato l'atto di scioglimento del Consiglio regionale. Il passaggio, nodale dopo la presa d'atto delle dimissioni del governatore Luciano D'Alfonso, è stato ufficializzato da una nota stringata: «Il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio ha riunito all'Aquila, a Palazzo dell'Emiciclo, la direzione Affari istituzionali e della Presidenza del Consiglio, per valutare gli atti e gli adempimenti conseguenti le dimissioni del Presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso. Il Presidente ha chiesto agli uffici di definire e predisporre il decreto di scioglimento del Consiglio regionale dell'Abruzzo, per la sottoscrizione entro e non oltre il prossimo 16 agosto 2018 con la contestuale notifica al vicepresidente Giovanni Lolli ed ai Consiglieri regionali».
LE OPZIONI SUL TAVOLO
Cosa accade ora? In realtà le norme vigenti sono contrastanti. Lo statuto regionale, all'articolo 86 recepito poi nella legge n. 1 del 19 marzo 2002 -, dice chiaramente che «le nuove elezioni sono indette entro tre mesi dallo scioglimento - secondo le modalità definite dalla legge elettorale», con decreto emanato dal Presidente della Giunta Regionale, sentito il presidente del Consiglio Regionale e d'intesa con il presidente della Corte d'appello dell'Aquila. Quindi, secondo questa norma, ci sarebbero tre mesi per indire la tornata, in una data anche successiva. La legge regionale 9 del 2013, che ridefinisce l'intero sistema elettorale, dice però che «nel caso di scioglimento anticipato del Consiglio regionale le elezioni si svolgono entro tre mesi dallo scioglimento stesso». Evidente la differenza tra l'indire e lo svolgere fissati dalle due norme? La sensazione è che su questa interpretazione giuridica e semantica si giocherà tutta la partita. Con un'altra variabile non di poco conto. Entro il 31 dicembre andrebbe approvato il bilancio di previsione pluriennale 2019/2021. Pena la gestione in esercizio provvisorio. Difficile pensare che possa farlo l'attuale assemblea in prorogatio a ridosso del voto (si aprirebbe anche una questione di credibilità politica), impossibile che lo faccia la nuova che entrerebbe in carica a partire dal mese di gennaio. Dunque si rischierebbe anche un contraccolpo economico-finanziario non di poco conto. Il piano B, con ritorno al voto a marzo, consentirebbe di approvare un bilancio con maggiore serenità e di demandare la sua modifica, in variante, all'amministrazione che verrà. Anche perché, dulcis in fundo, andrebbero reperiti sic et simpliciter otto milioni di euro: tanto costa la tornata elettorale. Non agevolissimo.