PESCARA Tira aria di ricucitura in Abruzzo tra la Lega e Forza Italia dopo lo strappo diventato un caso nazionale. Ad annunciarlo al Centro è il protagonista del caso politico dell'estate, Giuseppe Bellachioma, il coordinatore regionale del Carroccio, che non lo definisce un dietrofront, e lo sottolinea tre volte, ma spiega di essere disponibile a un incontro di chiarimento. Precisa anche di essere «un uomo di partito», e se Giancarlo Giorgetti fa intendere una possibile riconciliazione con i berlusconiani d'Abruzzo (leggi la dichiarazioni fatta due giorni fa dal vice di Salvini) lui rispetta l'ordine arrivato dall'alto. Ma allo stesso tempo Bellachioma dice di essere soddisfatto per aver centrato l'obiettivo con quel post su Facebook con cui, in modo assertivo, annunciava la rottura con gli alleati forzisti e la corsa solitaria del suo partito alle elezioni regionali. E l'obiettivo raggiunto è quello di aver fatto capire agli azzurri che il dominus nella coalizione è la Lega, che non è più in Abruzzo il partito del 3% ma è il primo del centrodestra con oltre il 20%. Onorevole Bellachioma, ci sa spiegare perché il sottosegrario Giorgetti la smentisce affermando che "per esigenze superiori i dirigenti abruzzesi potrebbero essere costretti ad allearsi con gli azzurri"?«Francamente non lo so anche perché Giorgetti è in vacanza. Quando rientrerà vedremo. Se ha dichiarato quelle cose per me va bene».Però lei rischia di restare con il cerino in mano...«Tutto può essere, ma mi assumo sempre la responsabilità delle cose che dico e, da questo punto di vista, mi sento tranquillo e sereno».Cioè da parte sua non c'è alcun passo indietro, al di là di ciò che dice Giorgetti?«Assolutamente no perché io sono un uomo di partito. Giorgetti mi dirà se nel frattempo è cambiato qualcosa. Io però ho agito in perfetta coscienza e lucidità e, chiaramente, l'ho fatto solo per proteggere sia la Lega sia il centrodestra pulito che vuole il cambiamento. Non ho assolutamente preso la decisione della rottura per fini personali perché non ho mai tenuto alle poltrone, e mai ci terrò. L'ho fatto in assoluta buona fede e se la mia azione è servita a riportare chiarezza, dopo situazioni ambigue che si sono verificate in Abruzzo, non può che farmi piacere».Non c'è dubbio che il post con cui ha annunciato lo strappo ha dato uno scossone al centrodestra non solo abruzzese, innescando dibattito, scontro e autocritica. È così?«Non mi sveglio alle tre di notte perché vedo la Madonna e poi scrivo le cose. Ho pensato, ragionato e condiviso. Anche Matteo del resto ha esternato la stessa cosa affermando che il centrodestra deve decidere se vuole stare con la Lega del futuro o con il Pd del passato. E la dichiarazione di Giorgetti è collegata con quello che ha detto il nostro segretario Salvini. Non mi intessa rimanere con il cerino in mano, la mia azione è sincera e vera perché voglio salvaguardare il bene del partito da situazioni ambigue come le nomine all'Agir o il voto in consiglio sulla legge elettorale e in tante altre situazioni. Ciò che ora pensano Salvini e Giorgetti è al di sopra di ogni cosa, in politica può accadere di tutto ma una presa di posizione andava fatta, con convinzione e decisione».Lei ha pubblicato anche un altro post sul futuro di Forza Italia che suonava come un anatema. Perché lo ha fatto?«Io non ho detto che mi auguro che Forza Italia diventi un nulla. Mi sono permesso solo di dare un consiglio a chi fa politica in un modo distruttivo, denigrando l'avversario sul piano personale. Un modo che ha portato Forza Italia e il Pd a pagare un prezzo molto alto. Così ho detto: attenzione perché, se continuate su questa strada, rischiate di diventare un nulla».Un'ultima domanda: se Forza Italia le dovesse chiedere un incontro per chiarirvi tra di voi da parte sua ci sarebbe un'apertura o no?«Non mi sono mai tirato indietro. Se dovesse arrivare questa richiesta e se ci saranno le condizioni per metterci a sedere allo stesso tavolo, lo farò volentieri e con tutto il piacere. Ma attenzione perché se si concordano delle linee comuni e poi, il giorno dopo, gli altri fanno tutto il contrario, per me non ci saranno più i presupposti della serietà e della correttezza».Senza prova d'appello?«Questo non lo so, né posso prevederlo anche se debbo dire che c'eravamo già seduti e avevamo anche deciso delle linee da seguire ma loro hanno fatto tutto il contrario. Che cosa ne penso? O siamo uomini o caporali, diceva Totò. Io scelgo di essere uomo e voglio che, per gli alleati, sia chiaro un concetto: la consapevolezza che la Lega in Abruzzo non è più il partito del 3 per cento di quattro anni fa ma ha superato il 20 per cento. Se vogliamo essere compartecipi di un progetto, noi non possiamo continuare a fare la comparsa. La Lega vuole essere protagonista».