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Data: 17/08/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Autostrade, bloccati i lavori su A24 e A25. Parla Fabris, vice presidente di Strada dei Parchi: «Per ora i nostri viadotti sono sicuri, ma siamo preoccupati per il futuro se non arrivano i fondi»

Sono stati interrotti a luglio i lavori di messa in sicurezza urgente su ponti e viadotti delle autostrade abruzzesi. Il motivo, spiega Mauro Fabris, vice presidente della società Strada dei Parchi, è da ricercare nella situazione di stallo che si è creata per quanto riguarda i 192 milioni di euro necessari per completare le opere, che restano fermi. Una situazione che fa riflettere, alla luce dei drammatici fatti di Genova, e che ha già portato 380 lavoratori in cassa integrazione.
Dottor Fabris, qual è la situazione in Abruzzo? «Siamo sereni per il presente, ma molto preoccupati per il futuro».
Cioè? «La situazione abruzzese è radicalmente diversa, per una serie di motivi. Intanto, noi non in presenza di opere così complesse, ma di viadotti tradizionali, dove verifiche e monitoraggi sono più semplici. Inoltre, la nostra autostrada è stata classificata dalla legge 228 del 2012 come infrastruttura strategica, e per questa ragione gode di un’attenzione e di un monitoraggio particolari. Il susseguirsi di scosse sismiche ci obbliga a fare verifiche continue, soprattutto dopo ogni evento significativo. L’ultimo è stato il terremoto che si è verificato in Molise qualche giorno fa».
Quali opere sono state realizzate, e quanto è stato speso finora per i lavori sulle tratte autostradali? «Nell’ultimo anno abbiamo speso 170 milioni di euro per le opere di antiscalinamento, che sono state completate qualche giorno fa. Dal 2009 allo scorso luglio su questa autostrada abbiamo speso 700 milioni di euro, tra investimenti e manutenzioni. Per questo dico che siamo sereni per il presente, ma molto preoccupati per il futuro».
Perché siete così preoccupati? «Da luglio abbiamo dovuto interrompere la seconda tranche dei lavori di messa in sicurezza urgente, che riguardavano l’ulteriore rafforzamento su alcuni viadotti. Sono lavori riconosciuti come necessari e da farsi entro 2018, come prevede la legge in base alla quale sono stati stanziati 250 milioni di fon di europei. Solo che i fondi sono a disposizione a partire dal 2022».
Per capire: una legge dice che i lavori devono essere completati entro il 2018, ma i soldi arrivano nel 2022? «Già. Siamo andati per tre volte davanti al Tar, e per tre volte abbiamo vinto, perché abbiamo dimostrato che è impossibile eseguire i lavori in mancanza dei fondi necessari. Il Tar ha deciso che dovevano sbloccare i soldi, ed è stato fatto nella legge di stabilità, con la quale ci hanno dato un anticipo di 57 milioni. Dopo di che i cantieri si sono interrotti perché mancano le risorse “Misu” (messa in sicurezza urgente, ndr), ed è dall’inizio dell’anno che chiediamo allo Stato di liberare i 192 milioni che mancano per arrivare ai 250 stanziati. Una cosa assurda, perché nel frattempo gli organi tecnici del ministero delle infrastrutture, e parlo del Provveditorato alle opere pubbliche, hanno approvato gli ulteriori progetti di messa in sicurezza».
Come si risolve questa situazione di impasse? «Stiamo aspettando il nuovo Piano economico finanziario. Se non si sbloccano queste risorse dobbiamo valutare cosa fare, perché non siamo in grado di garantire la sicurezza necessaria ». Vuole essere più preciso? «È evidente che questi interventi vanno fatti, e se non si fanno qualcuno deve assumersi la responsabilità di tenere aperte le autostrade. Sono stati avvisati tutti: il Governo, le Regioni Abruzzo e Lazio, la Protezione civile. Siamo molto preoccupati. È da 5 anni che discutiamo del nuovo Pef, e nel frattempo abbiamo dovuto sopportare polemiche di ogni tipo. Aspettiamo il nuovo governo, e siamo fiduciosi che la situazione si possa sbloccare. Il nuovo Pef sarà l’occasione per discutere anche di tariffe e le anticipo una notizia: se non ci sbrighiamo ad approvare il nuovo Pef a settembre saremo di nuovo a discutere di aumenti tariffari, perché questo prevede il contratto. Potrebbe essere, finalmente, l’occasione per incontrare i sindaci, che non hanno accettato il confronto. Senza il nuovo Pef non si può ragionare sulle tariffe e come calmierare le stesse. Il concessionario è dalla stessa parte dei sindaci e degli utenti. Certo, noi non abbiamo interesse alla riduzione del numero degli utenti».

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