CHIETI Era metà novembre del 2016 quando il Centro condusse una inchiesta giornalistica per individuare e quindi segnalare viadotti, ponti e cavalcavia a rischio. A distanza di oltre un anno e mezzo, ieri mattina, sull'onda dell'emozione suscitata dalla tragedia di Genova, siamo tornati negli stessi posti per verificare cosa è stato fatto dopo le nostre denunce. E i risultati sono stati in buona parte rassicuranti. La prima tappa del nostro viaggio è tra Chieti e Villanova di Cepagatti dove, subito dopo il ponte delle Fascine, per chi da Megalò va verso in Pescarese, troviamo il ponte doppio dell'A25, cioè la Pescara-Roma, della società Strada dei Parchi, i cui pilastri, nel 2016 erano mostruosamente erosi, con il cemento praticamente sparito e l'armatura metallica non solo a vista ma anche molto arrugginita. Era un vero e proprio monumento all'incuria che generava un alto rischio. Ma la situazione è totalmente cambiata. Ieri mattina, infatti, la macchinetta fotografica ha potuto documentare gli stessi pilastri ristrutturati e consolidati. E le due foto, del prima e del dopo, messe a confronto, fanno tirare un sospiro di sollievo. Quelle denunce giornalistiche sono servite. Ci spostiamo verso un altro luogo che, ventuno mesi fa, rientrava nella lista nera delle infrastrutture.Si chiama ponte di via Custoza il cavalcavia che attraversa il trafficato Asse Attrezzato che collega Chieti e Pescara, attraversando l'area Metropolitana. Il ponte di via Custoza è uno dei 19 cavalcavia del raccordo autostradale. Di questi 17 sono stati affidati all'Anas, e i restanti due, rispettivamente, alla Provincia di Chieti e al consorzio industriale Val Pescara. Nel novembre del 2016 presentava un'anomalia da record: un dislivello tra la rampa e la parte orizzontale di oltre un metro che, per un ponte attraversato giornalmente da decine di camion, rappresentava una grande emergenza.Non si contavano più i casi di rotture degli assi dei mezzi pesanti così come i danni alle autovetture. Ma anche questa seconda verifica sul posto, eseguita ieri mattina, fa tirare un altro sospiro di sollievo perché il dislivello non c'è più, anche se la pendenza della rampa è elevata. La Provincia di Chieti dev'essere intervenuta, a meno che il lavoro non sia stato fatto dai proprietari di una delle numerose fabbriche servite questa infrastruttura.Non è andata bene invece per la terza verifica, cioè il cavalcavia del consorzio che, nel 2016, era vietato alle auto e chiuso con due enormi cubi di cemento armato. Chi oggi passa in auto sull'Asse attrezzato sotto questo cavalcavia neppure immagina di avere sulla testa una sorta di spada di Damocle. La stessa di ventuno mesi fa. Questo cavalcavia esiste perché conduce a una casa di due piani che, altrimenti, rimarrebbe isolata. Ma rappresenta ancora un rischio ignorato da tutti.