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Data: 19/08/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Abruzzo verso le regionali - Lega e Fi, ricucito lo strappo Legnini decide le sorti del Pd

PESCARA La politica non va in vacanza: troppo importante la partita delle regionali per concedersi distrazioni tra il mare e la montagna. A fine mese inizieranno ad aprirsi i tavoli ufficiali di discussione tra i partiti per decidere alleanze e candidature. In realtà qualcosa comincia già a fare breccia sulle strategie di coalizione. Ieri, a Chieti, il coordinatore della Lega Abruzzo, Giuseppe Bellachioma, ha spiegato che il suo voleva essere uno schiaffo al centrodestra quando ha detto che il partito di Salvini sarebbe andato da solo alle regionali. Un rimbrotto energico insomma, un avviso di sfratto agli amici di Forza Italia con cui in realtà la Lega è pronta a ricomporre il fronte del centrodestra (assieme a Fratelli d'Italia) per non offrire vantaggi agli avversari. Unica condizione posta dai salviniani: niente più inciampi, come quello sulle nomine nella nuova agenzia regionale che gestirà il ciclo dei rifiuti, e niente scialuppe di salvataggio ai transfughi del centrosinistra.
DISTENSIONE
Anche sul nome del candidato presidente, Bellachioma ha ribadito che la Lega il suo ce l'ha già, ma lo ha fatto con toni molto più distensivi rispetto ai giorni dello scontro. Anche perché la vera partita si giocherà, ancora una volta, sul tavolo nazionale del centrodestra, quando saranno messe a posto tutte le caselle delle ragionali. Una partita che non riguarda solo l'Abruzzo. Come dire: se qui tocca alla Lega, lì tocca a Forza Italia, o a Fratelli d'Italia. Così può accadere che sia la Sardegna a decidere le sorti dell'Abruzzo. O viceversa.
Grandi manovre anche nel centrosinistra, dove si lavora alla costruzione di una coalizione più ampia possibile, viste le difficoltà oggettive in cui è piombato il partito di D'Alfonso dopo il voto del 4 marzo. Si parla di un cartello composto da almeno sei forze in campo: il Pd, il raggruppamento della sinistra di governo, il partito centrista di Federica Chiavaroli, una lista dalla forte connotazione ambientalista, una civica vicina al Pd (che potrebbero diventare due), più il neo movimento fondato dagli ex assessori regionali Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo. In quest'ultimo caso l'alleanza con il centrosinistra è però vincolata al nome del candidato presidente, che per Di Matteo e i suoi non può certo essere un dalfonsiano. E qui si apre tutta un'altra partita interna al Pd che porta grande sì, o al grande rifiuto, di Giovanni Legnini. L'attuale vice presidente del Csm non si pronuncerà prima della scadenza del suo mandato a Palazzo dei Marescialli (il 24 settembre). Se dovesse accettare la candidatura in Regione, l'autorevolezza del nome non ammetterebbe il ricorso alle primarie, previste dallo statuto del Pd, e in più non troverebbe ostacoli nel movimento di Di Matteo. Se Legnini dovesse declinare l'invito, il ricorso alle primarie per la scelta del candidato presidente del centrosinistra sarebbe invece inevitabile. In questo caso il peso di un grande elettore come Luciano D'Alfonso sarebbe determinante per condizionare l'esito del voto. Un'ipotesi che allontanerebbe Di Matteo e gli altri compagni di avventura dal nemico giurato, dopo lo strappo maturato nei mesi scorsi con l'ex governatore. La lista di Matteo, che ha già detto di guardare ai programmi in vista delle prossime regionali, sentendosi libera da steccati ideologici, non avrebbe tuttavia vita facile nell'altro campo del centrodestra, dove la Lega ha già aperto un fuoco di sbarramento contro chi sedeva fino a ieri nella giunta D'Alfonso.
IL MISTERO
Continua invece il mistero sulle regionarie del M5s, bloccate sulla impalpabile piattaforma Rousseau senza un rigo di spiegazioni. Se chiedi ai dirigenti locali la risposta all'unisono è: «Noi non c'entriamo». Tutto viene rinviato al blog delle stelle di Beppe Grillo, fatto di tante misteriose galassie ma mai di risposte chiare sul giallo delle regionarie d'Abruzzo. Nella sua recente visita a Pescara, anche il capo politico del movimento, il vice premier Luigi Di Maio, si è trincerato dietro un silenzio imbarazzante, rispondendo semplicemente che sulle regionarie abruzzesi si sta procedendo alla «verifica di alcune candidature». Così, la democrazia dal basso che avrebbe dovuto individuare con un semplice click i candidati del M5S (e tra questi scegliere quello alla presidenza) si è inceppata senza spiegare, lasciando spazio solo alla fantasia.

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