PESCARA Dopo l’appello del presidente dell’Upi Achille Variati e i vari contributi dei presidenti delle Province abruzzesi sullo stato di salute della rete infrastrutturale viaria regionale (volti – chi più e chi meno – ad evidenziare uno stato di ingravescenza finanziaria indotto dal maldestro tentativo di demolizione della Province), ora interviene il sottosegretario alla presidenza della Regione, Mario Mazzocca. «Certamente il nostro Abruzzo sconta, più di ogni altra regione, i nefasti effetti di un progressivo cambiamento climatico che negli ultimi anni si sono diffusamente manifestati – dice Mazzocca -. Giova ricordare, a tal riguardo, l’enorme lavoro svolto negli ultimi anni in Regione per fronteggiare l’ormai immenso problema del dissesto idrogeologico.Ma tornando al tema della viabilità provinciale, ho letto di programmi straordinari (qualcuno ha evocato l’esempio del “Piano Marshall”), sia per l’entità delle occorrenti risorse che per idonee modalità attuative. Sacrosanto pensiero. Ma anche qui devo, però, ricordare come la Regione Abruzzo, secondo un giusto (richiesto ancorché non dovuto) principio di sussidiarietà istituzionale orizzontale, ha stanziato e concesso alle Province abruzzesi risorse per oltre 100 milioni di euro, sopperendo così (almeno in parte) ai progressivi tagli dei trasferimenti governativi ». Non solo. Mazzocca dice che «con il decreto Delrio-Gentiloni del 28 aprile scorso, il governo ha dato attuazione alla decisione di ritrasferire ad Anas la titolarità di oltre 500 chilometri di strade provinciali. Una decisione, a cui lavorammo intensamente per un biennio, lungamente attesa. Pur tuttavia le Province, nonostante i ripetuti solleciti sia di Anas che delle istituzioni regionali volti a minimizzare i tempi per il passaggio di consegne, considerata anche l’entità di un problema vissuto in maniera drammatica soprattutto nelle zone interne della nostra Regione, non ancora procedono alla sottoscrizione degli atti di convenzione. Ergo, quei tratti stradali sono ancora in capo alle Province».