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Pescara, 24/11/2024
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23/08/2018
Il Centro
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Abruzzo verso le regionali - Regione e tre Province nell'ingorgo elettorale. Pubblicato il decreto che scioglie il Consiglio, parte la corsa alle candidature. Ma il 31 ottobre si rivota anche per il dopo Pupillo, Di Marco e Di Sabatino. Forza Italia-Lega, slitta il patto elettorale |
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PESCARA La pubblicazione sul Bura del decreto di scioglimento del consiglio regionale lancia la politica abruzzese verso un ingorgo elettorale. Il bollettino ufficiale della Regione, pubblicato ieri mattina, dà il via ai 90 oppure ai 120 giorni che ci separano dalle elezioni regionali. Ma sono partiti, da ieri, anche i 45 giorni entro i quali l'elettorato passivo, cioè chi aspira a candidarsi e attualmente ricopre una carica pubblica (sindaci, presidenti di provincia, amministratori pubblici e non solo), deve dimettersi. IL FUGGI FUGGI. Assisteremo nei prossimi giorni a una "fuga" da ruoli istituzionali: una sorta di bailamme politica che, inevitabilmente, si incrocerà il 31 ottobre prossimo con una seconda campagna elettorale di cui finora nessuno ha parlato. Il tempo per i presidenti delle Province di Pescara, Chieti e Teramo, Antonio Di Marco, Mario Pupillo e Renzo Di Sabatino, è infatti scaduto. E proprio il 31 ottobre saranno scelti i loro successori. Ecco perché possiamo parlare di ingorgo elettorale, in cui chissà quanti politici si troveranno di fronte al dubbio amletico: scelgo la Regione o la misera Provincia? Ma andiamo per ordine spiegando quali sono gli effetti sulla gestione del dopo-D'Alfonso innescati dalla pubblicazione del decreto di scioglimento del consiglio regionale. GATTOPARDESCO. In realtà nessuno andrà a casa. «Si dà atto», si legge sul decreto, «che le funzioni del consiglio e della giunta regionale sono prorogate ai sensi dell'articolo 86, comma 3, dello Statuto della Regione Abruzzo». Che dice. «Le funzioni del Consiglio regionale sono prorogate sino al completamento delle operazioni di proclamazione degli eletti nelle nuove elezioni». Così come le funzioni del presidente e della Giunta regionale «sono prorogate sino alla proclamazione del nuovo presidente della Regione limitatamente all'ordinaria amministrazione e agli atti indifferibili». Infine: le funzioni dell'ex presidente, Luciano D'Alfonso, sono esercitate dal vicepresidente Giovanni Lolli. Tutto rimane identico fino al 22 novembre, se la Corte d'appello deciderà di fissare le elezioni tra 90 giorni, oppure fino al 23 dicembre, se prevarrà l'opzione dei 120 giorni. IL VERO CAOS. A fine ottobre, però, in piena campagna elettorale per le regionali, tre Province su quattro si ritroveranno a scegliere i presidenti in base a una paradossale situazione generata dal recente decreto Milleproroghe. Una situazione che non ha precedenti perché i nuovi presidenti, eletti il 31 ottobre, si ritroveranno a governare con i vecchi consigli provinciali i cui rinnovi sono invece previsti a gennaio del 2019. NIENTE ELECTION DAY. E a nulla sono servite le proteste dell'Upi (unione province italiane). «Il 31 ottobre», ha scritto Achille Variati, presidente Upi, «si voterà in Italia per 47 presidenti e 27 consigli provinciali, e a gennaio si tornerà a votare per i restanti 43 consigli».Il disallineamento produrrà una confusione totale con presidenti di centrodestra che potrebbero ritrovarsi a governare consigli con una maggioranza composta dagli avversari, e viceversa. L'Upi ha anche provato a proporre al Parlamento di modificare la data del 31 ottobre con il 31 gennaio 2019, in modo da arrivare ad un vero "election day" che coinvolgerà 70 province sulle 76 totali. PREPARIAMOCI. «Resta per noi essenziale», ha infatti spiegato Variati, «una revisione profonda delle attuali norme che regolano le Province che, in linea con la Costituzione, consolidi queste istituzioni non solo da punto di vista degli organi, ma soprattutto per le competenze e le relative risorse, per assicurare i servizi ai cittadini nell'ottica della semplificazione. Su questi temi», aveva aggiunto, «chiediamo al ministro Salvini un incontro, per presentare le nostre proposte e trovare insieme le soluzioni migliori ad uscire dal caos in cui sono stati lasciati i territori». Ma non è successo nulla. E la politica abruzzese si prepara ad affrontare il grande ingorgo elettorale.
Forza Italia-Lega, slitta il patto elettorale
Il patto elettorale tra Lega e Forza Italia è rinviato. È Giuseppe Bellachioma a dettare i tempi. Il leader abruzzese del Carroccio ieri si è sentito telefonicamente con il coordinatore regionale di Forza Italia, Nazario Pagano, che pensava di poter organizzare subito l'incontro decisivo per le prossime elezioni regionali. Bellachioma temporeggia. I due si risentiranno la prossima settimana per fissare la data. La necessità del leghista di allontanare nel tempo questo passaggio fondamentale può avere due spiegazioni. Da un lato, la più semplice, è che manca il via libera dal nazionale. Gli stessi vertici che, non più di 2 settimane fa, gli avevano detto di rompere con gli alleati azzurri salvo poi frenare in corsa. Ma c'è anche un altro aspetto da non sottovalutare. Bellachioma svelerà sabato mattina, all' Hotel Adriatico di Montesilvano, una nuova infornata della Lega. Si tratta di 3 consiglieri comunali, non di Montesilvano. Forse Italia per ora non si preoccupa dei segnali di fuga. Ma la pazienza potrebbe finire.
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