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Data: 24/08/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il ponte era a rischio anche nel lato Ovest «Un anno per rifarlo»

GENOVA Il ponte era malato. Tutto. Non solo la parte est. Anche le condizioni del moncone ovest «sono gravi, se non gravissime». A dirlo sono i periti incaricati dai pm che nelle ultime ore hanno effettuato un sopralluogo. Lo snodo è centrale e a farlo emergere è lo stesso procuratore di Genova, Francesco Cozzi, che nel frattempo non ha ancora autorizzato il dissequestro di quel che resta del viadotto. Nella relazione dei consulenti Pier Giorgio Malerba e Renato Buratti, infatti, si legge che lo stato di degrado della parte che non era appesa ai piloni è in ogni caso rilevante ed esteso. «Andrà accertato - ha detto - se ci siano state sottovalutazioni», ha aggiunto Cozzi. Anche perché quello stato di deterioramento «è precedente al crollo del viadotto» del 14 agosto. L'inchiesta vedrà nei prossimi giorni i primi indagati e nel registro potrebbero finire una ventina di persone. Per il momento, il fascicolo resta quindi a carico di ignoti per i reati di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, omicidio colposo plurimo e disastro colposo anche se proseguono le identificazioni delle possibili parti civili: alla fine potrebbero diventare circa 120.
IL VERTICE
Le dichiarazioni del procuratore fanno accelerare ulteriormente la discussione sul futuro del viadotto e del trasporto genovese. Ieri, in Regione c'è stata una nuova riunione con la presenza di procura e prefettura, oltre al governatore Toti e al sindaco Bucci per decidere sul da farsi. La decisione non è presa e la procura non ha ancora dato il nulla osta all'abbattimento della parte in piedi, che dovrà essere fatta in modo da preservare gli elementi di prova (di qui l'accelerazione per arrivare rapidamente ad un incidente probatorio). «Entro 5 giorni Autostrade per l'Italia presenterà uno o più piani per mettere in sicurezza l'area e procedere con il progressivo abbattimento dei monconi di Ponte Morandi», ha detto a fine riunione il governatore ligure Giovanni Toti, commissario delegato per l'emergenza, dopo la riunione in Regione: «Siamo convinti tutti che si possa fare in un anno di tempo, un anno complessivo tra abbattimento e ricostruzione. Riteniamo che la demolizione totale del manufatto comporterà un pò più di tempo e se ci volessero 2 mesi di più ce li metteremo».
L'INCONTRO
In mattinata, Toti ha anche incontrato i dirigenti di Cassa depositi e prestiti, pronti ad un piano alternativo, con interventi finanziari per imprese e infrastrutture oltre che con la tecnologia e la forza lavoro delle aziende controllate, come Fincantieri e Ansaldo Energia.
L'amministratore delegato Fabrizio Palermo è stato nel capoluogo accompagnato da un gruppo di esperti e ha incontrato Toti e il sottosegretario alle Infrastrutture Edoardo Rixi per capire quali mosse fare. Al termine di una lunga riunione è stato deciso che le misure concordate saranno inserite in un protocollo d'intesa pronto in 15 giorni. Palermo è stato nella sede di Ansaldo Energia, sfiorata dal crollo e alle prese con le limitazioni della zona rossa che bloccano la palazzina uffici e una mensa. Non ha commentato i rumors su un possibile ingresso nel capitale di Autostrade ma ha rimandato a quanto espresso dal ministero, che ha smentito ogni voce.
LE DICHIARAZIONI
«Siamo qui per confrontarci con Regione e Comune e capire come il Gruppo può dare sostegno finanziario per imprese e infrastrutture» ha spiegato. Con Palermo, hanno fatto un sopralluogo sotto alla parte di ponte rimasto in piedi, accanto all'ingresso, gli Ad di Fincantieri e della fabbrica genovese, Giuseppe Bono e Giuseppe Zampini, pronti a fare la loro parte. Fincantieri anche a ricostruire il ponte: «Siamo in grado di farlo ma nessuno per il momento ce lo ha chiesto. Abbiamo le capacità e le conoscenze per costruire un'opera come questa» ha detto Bono.
Nel frattempo i residenti delle case sfollate, quelle che stanno proprio sotto al viadotto ieri si sono riuniti per la prima volta in un'assemblea con 500 partecipanti. Erano sul campo da calcio nel chiostro di San Bartolomeo della Certosa, a poche centinaia di metri dal varco nord della zona rossa e quindi anche dal pilone 10 di ponte Morandi, quello ancora in piedi: «Abbiamo due priorità: la prima è recuperare le nostre case, i nostri ricordi, la seconda è ottenere risarcimenti che non siano una stima ragionieristica al ribasso, ma tengano conto che la nostra condizione è quella di sopravvissuti a una guerra», ha spiegato Franco Ravera, presidente del comitato residenti di via Porro.

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