ROMA «Non retrocedo di un millimetro», assicura Matteo Salvini, certo di avere con sé «la maggioranza degli italiani». E Luigi Di Maio gli dà manforte minacciando l'Unione europea di non pagare più il contributo italiano di 20 miliardi, se i Paesi membri non accetteranno concretamente la ridistribuzione dei migranti, a partire da quelli della Diciotti. Il governo si compatta sul caso della nave in porto a Catania, ma la crisi istituzionale si infiamma. Il ministro dell'Interno torna a criticare il presidente della Camera M5S Roberto Fico e dice di non temere il Quirinale. Dall'opposizione Pd, Leu e radicali attaccano Salvini e l'esecutivo per violazione di leggi italiane e internazionali. Un intervento del Colle? «Non temo assolutamente nulla. Ho la coscienza più che a posto», risponde Salvini a chi gli ricorda la 'moral suasion' di Sergio Mattarella a luglio, per un analogo stallo sempre sulla Diciotti. «Rispondo al mandato che mi hanno dato gli italiani il 4 marzo - dice il ministro -. Mi chiedono più sicurezza». E a Fico risponde: «Con Luigi Di Maio lavoro molto bene, così come con il premier Giuseppe Conte. Qualcun altro ha tanto tempo per parlare, penso al presidente della Camera, che ogni tanto dice e fa l'esatto contratto di altri esponenti M5s: è un problema che si risolveranno loro». E ancora: «Spero non ci sia nessuna interferenza interna o internazionale per rallentare il governo del cambiamento».Da Di Maio invece di una difesa di Fico arriva la bordata all'Unione europea. «Se si ostina con questo atteggiamento, se dalla riunione della Commissione (in programma oggi, ndr) non si decide nulla sulla nave Diciotti e sulla redistribuzione dei migranti - afferma il vicepremier -, io e tutto il M5S non siamo più disposti a dare 20 miliardi all'Ue». «La linea dura con l'Europa» paga, è la convinzione del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Di Maio. Salvini fa sapere di apprezzare, mentre su Fb sfoggia le decine di migliaia di condivisioni dell'hashtag 'iostoconsalvini'. «Non mollo», assicura il capo leghista al suo popolo su internet. Ai magistrati invece manda a dire: «Non penso che un processo a Matteo Salvini possa servire a nessuno». La difesa di Fico tocca alla ministra M5S del Mezzogiorno Barbara Lezzi: «Nessuno deve impartire lezioni alla terza carica dello Stato circa la prerogativa di esprimere legittime posizioni». Anche la senatrice cinquestelle Paola Nugnes crea l'hashtag «RobertoFico è il MoVimento». E la sfida tra Salvini e il presidente della Camera si propaga anche su Twitter. A Catania intanto salgono a bordo di Diciotti l'ex presidente della Camera Laura Boldrini ed esponenti di Pd, Leu e +Europa. I dem annunciano un'interrogazione parlamentare. «Diciotti è il simbolo del fallimento di questo governo - affonda il segretario Maurizio Martina -. Incapaci di gestire, rovesciano la loro propaganda su persone tenute ostaggio dall'arroganza del sovranista chiacchierone. In mezzo, l'Italia che non si merita tutto questo». Con Salvini sta invece il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno: «Non è razzismo. È un atteggiamento di fermezza, io lo sottoscrivo», perché pur non avendo ancora fatto leggi, con il suo comportamento «ha cambiato le cose».