L'AQUILA Bellachioma si scusa. In una nota d'agenzia arrivata ieri sera, il deputato della Lega dice di non aver voluto attaccare i magistrati con il suo, ormai famoso, post su Fb. Poco prima l'ormai ex governatore Luciano D'Alfonso era intervenuto in replica alle esternazioni dello stesso coordinatore regionale della Lega: «Le dichiarazioni dell'onorevole leghista abruzzese Giuseppe Bellachioma ha detto D'Alfonso - sono di una gravità inaudita e destano grande preoccupazione. Sul piano politico sembra essere ritornati al periodo fascista, durante il quale l'indipendenza della magistratura fu completamente annullata e qualche magistrato coraggioso subiva atti di intimidazione non dissimili da quello messo in atto da Bellachioma. Dire, rivolto ai magistrati: Se toccate Salvini veniamo a prendervi a casa equivale alle parole di minaccia Chi tocca il Duce avrà piombo rivolte al magistrato Mauro Del Giudice che mise sotto accusa i fascisti indiziati dell'omicidio di Matteotti».
«Il clima è questo aggiunge D'Alfonso - e le forze democratiche hanno il dovere di non sottovalutarne i rischi, anche se la magistratura ha preso posizione ferma contro questa inaccettabile condotta. Sul piano più strettamente giuridico, le parole di Bellachioma integrano, a mio avviso, il reato previsto dall'articolo 338 del Codice penale, per il quale presenterò formale denuncia alla Procura della Repubblica. Si tratta infatti di una minaccia al corpo giudiziario per impedirne in tutto o in parte o per turbarne comunque l'attività. Il presidente del Consiglio Conte e i due vice presidenti Salvini e Di Maio hanno il dovere di prendere le distanze». Anche Potere al Popolo Abruzzo dice che minacciare «un corpo giudiziario» è reato punito dal medesimo articolo del codice penale. «Le parole espresse da Bellachioma - già stigmatizzate duramente dall'Anm - sono di inaudita gravità anche in ragione del ruolo istituzionale ricoperto dallo stesso, che, in quanto parlamentare, rappresenta la Nazione intera».