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Data: 26/08/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Conte e Di Maio provano a serrare le fila «Ora calmi, per il codice etico può restare»

ROMA Giuseppe Conte e Luigi Di Maio non sono stati colti di sorpresa dall'annuncio di Matteo Salvini indagato per «arresto illegale e sequestro di persona». Anzi. «La mossa dei giudici era nell'aria», spiegano a palazzo Chigi, «e anche per questa ragione ieri mattina il premier ha chiesto a Salvini di chiudere al più presto la questione della nave Diciotti». Per non far apparire la decisione di far scendere i migranti dal pattugliatore della Guardia costiera, annunciata ieri sera da Salvini a Pinzolo, come conseguenza dell'azione della magistratura.
Ciò detto, Conte non si fascia la testa. Annuncia «rispetto per la magistratura». E i suoi fanno sapere che il premier «prende atto» della decisione della procura di Agrigento ritenuta «un atto dovuto». E «non teme conseguenze per il governo». Perché Salvini «non è stato arrestato», del resto non potrebbe esserlo in quanto gode dell'immunità parlamentare. «E tantomeno è stato condannato». In sintesi: «Non è certo una buona notizia, ma l'indagine su Salvini non rappresenta un problema politico per l'esecutivo», dicono a palazzo Chigi. E aggiungono: «Esiste un codice etico dei ministri e per quel codice Salvini può restare ministro».
L'esecutivo giallo-verde però ha due anime. E l'anima 5stelle osserva con estrema attenzione, e con preoccupazione, la vicenda. Senza però giungere a conclusioni catastrofiche. Perché i reati ipotizzati contro il leader della Lega sono strettamente connessi alla sua attività politica e alla scelta di non far scendere i migranti dalla nave Diciotti. Dunque anche per il codice etico dei grillini, com'è accaduto per la sindaca Raggi, Salvini non deve finire sul patibolo. «In più», sostengono nell'entourage di Di Maio «il problema si porrebbe solo in caso di condanna in primo grado». Ma c'è prima tutta la trafila del tribunale dei ministri.
Diverso il discorso sull'atteggiamento da tenere nei confronti dei magistrati. Il capo della Lega ha immediatamente caricato a testa bassa. Ha attaccato i giudici. Ha parlato di «vergogna». Ha suggerito al procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio di «candidarsi nel Pd se vuole fare politica». Toni che non sono piaciuti ai 5Stelle. La prova: nei piani alti del MoVimento si suggerisce di «mantenere la calma», di «stare tranquilli». E si annuncia un intervento per oggi del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
CAUTELA DEL GUARDASIGILLI
Il Guardasigilli, per capire quale sarà la linea che terrà il MoVimento, era intervenuto nelle ultime ore per tirare le orecchie a Giuseppe Bellachioma: il deputato leghista che aveva minacciato di andare «a prendere a casa» qualsiasi pm avesse osato indagare Salvini. Bonafede aveva fatto trapelate il suo «malumore». Spiegando che «nessun parlamentare può minacciare i giudici». E Bellachioma, venerdì, è corso a scusarsi pubblicamente con i magistrati di Agrigento.

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